Terapia funzionale
- Introduzione :
Molte anomalie nell’ortopedia dentofacciale hanno come eziologia disturbi funzionali della respirazione, della deglutizione, della fonazione e della masticazione.
Queste funzioni svolte in modo anomalo influenzano il comportamento neuromuscolare degli elementi che svolgono queste funzioni, il che avrà ripercussioni sui denti, sui processi alveolo-dentali; a questi fenomeni si aggiungono le parafunzioni.
La terapia funzionale, nata in Europa nel XX secolo, è stata a lungo trascurata a favore di altre terapie che utilizzano dispositivi meccanici che forniscono risultati più evidenti e soprattutto più rapidi, e tuttavia numerose osservazioni cliniche hanno dimostrato l’efficacia della terapia funzionale.
È ormai parte integrante dell’arsenale terapeutico ortodontico che mira a correggere le dismorfosi mascellari, mandibolari e dento-alveolari utilizzando esclusivamente le forze muscolari naturali.
- definizione :
- La terapia funzionale è qualsiasi terapia che consiste nel correggere una disfunzione che causa una dismorfosi o nell’eliminare una parafunzione o un tic che può compromettere il buon equilibrio oro-dentale.
- la terapia funzionale è un approccio terapeutico che consiste nel ripristinare la normale funzione, con o senza un dispositivo , e nell’ottenere effetti ortopedici e/o ortodontici secondari a questa terapia funzionale
- Promemoria :
Le diverse funzioni masticatorie partecipano allo sviluppo del viso e quindi all’instaurarsi dell’occlusione; È l’equilibrio tra i diversi gruppi muscolari utilizzati nelle funzioni orofacciali che consentirà uno sviluppo armonioso durante tutta la crescita.
- Quando l’equilibrio delle masse muscolari antagoniste viene alterato durante le varie funzioni, nel caso in cui si verifichino disfunzioni, parafunzioni o disturbi posturali dell’involucro facciale e della lingua, si avranno dismorfosi ossee, alveolari e dentali poiché forma e funzione sono strettamente collegate.
- Interazione forma-funzione:
Esiste una correlazione molto stretta tra la morfologia di una struttura e la matrice funzionale: l’una si modifica sotto l’influenza dell’altra. Di conseguenza, distinguiamo due grandi correnti: la prima è meccanicistica e la seconda è funzionalista:
- Teoria meccanicista (Americani):
I sostenitori unanimi di questa teoria ritengono che la funzione segua la forma, cioè che le dismorfosi siano all’origine delle disfunzioni. Essi propugnano la correzione di queste dismorfosi mediante l’uso di forze meccaniche. Il ripristino della funzionalità avverrà contemporaneamente.
- Teoria dei funzionalisti (europei):
In questa teoria è la funzione a creare la forma. Secondo ROUX, i disturbi dello sviluppo scheletrico hanno origine da difetti posturali e disfunzioni dei sistemi di supporto.
Terapia funzionale
- Gli obiettivi della terapia funzionale:
La terapia funzionale può essere utilizzata nel contesto di:
- Prevenzione e intercettazione: attraverso la motivazione precoce dei pazienti sulle problematiche ortopediche che possono derivare da diverse patologie del Sistema Neuro-Muscolare, dei denti, delle mascelle, dell’occlusione.
- Correggere i comportamenti neuromuscolari anomali (disprassie) per acquisire nuovi automatismi e continuare a normalizzare le funzioni utilizzando gli esercizi CNM
- Contenzione: per prevenire le recidive, integrando nuovi riflessi e una postura corretta, indispensabili per il mantenimento delle correzioni.
5 – I diversi aspetti della terapia funzionale
La terapia funzionale utilizza metodi non meccanici precoci e può ricorrere alla terapia meccanica in età avanzata.
Di conseguenza, abbiamo a disposizione due aspetti principali:
Terapia funzionale non meccanica
Terapia funzionale meccanica
Petit distingue la riabilitazione attiva, detta anche riabilitazione muscolare, dalla riabilitazione passiva
5-1/Terapia funzionale non meccanica:
Oppure chiamata riabilitazione neuromuscolare attiva, basata sulla forza di volontà e sulla mioterapia funzionale senza ricorrere all’uso di attrezzature.
5-1-1-I principi della terapia funzionale non meccanica: La modifica dello schema corporeo passa attraverso tre fasi:
1-la scoperta consapevole del nuovo comportamento da acquisire (rendere consapevole il paziente delle posture e delle prassi errate e indicargli quelle corrette).
2- l’attuazione di un lavoro muscolare che favorisca l’adozione volontaria di questo nuovo comportamento (fornendo al paziente i mezzi per adattarsi a questa nuova funzione).
3- ottenere l’automazione delle funzioni e creare nuovi comportamenti riflessi. Attraverso movimenti volontari ripetitivi e consapevoli che creeranno nuovi comportamenti motori e che successivamente diventeranno riflessi.
5-1-2-Il momento della terapia funzionale non meccanica
L’età più favorevole è intorno agli 8-9 anni, per quanto riguarda la rieducazione della posizione e della funzione linguale. Prima di questa fase di maturazione dell’organizzazione senso-motoria, si rischia di scontrarsi con il “disinteresse” del bambino che avrà difficoltà ad automatizzare le posizioni corrette.
D’altro canto, sembra che la riabilitazione respiratoria possa essere intrapresa abbastanza presto, a partire dai 5 anni di età, e completata dalla riabilitazione della posizione della lingua uno o due anni dopo.
L’età, la psiche e la capacità di collaborare del bambino sono quindi fattori importanti nella terapia riabilitativa.
5-1-3-Mezzi non meccanici di terapia funzionale:
5-1-3-1/Mioterapia
Proposta da A. Rogers nel 1918, che cercò di aumentare la potenza di alcuni muscoli (orbicolare, propulsori ed elevatori della mandibola) mediante esercizi appropriati.
A differenza della riabilitazione, la mioterapia non modifica il funzionamento di una funzione.
Terapia funzionale
Tecniche:
La mioterapia combina esercizi specifici per ogni muscolo delle labbra o della lingua, allo scopo di correggere patologie dell’equilibrio funzionale tra forze eccentriche e concentriche orofacciali.
La durata della mioterapia è importante: GRABER raccomanda da 15 a 30 minuti di esercizio al giorno per 4-6 mesi.
Mioterapia linguale:
Chiedete al bambino di strofinare il palato con la punta della lingua per consentirgli di percepire le diverse zone del palato: lisce o irregolari.
Poi gli viene chiesto di appoggiare la punta della lingua sulla “zona irregolare” dietro gli incisivi. Una volta trovata la posizione giusta, il paziente dovrà esercitarsi quotidianamente per posizionare correttamente la lingua. Ogni volta che lo fa, lo annota su un diario.
Il bambino dovrebbe quindi posizionare la punta della lingua dietro questa zona e tenerla lì.
Schiocco della lingua: CLAC / CLOC (passo del cavallo)
A partire dalla prima sessione, ogni sera schioccare la lingua 20 volte di seguito, spingendo la punta della lingua verso il pavimento della bocca.
A partire dalla seconda settimana, chiedere al bambino di schioccare la lingua 40 volte. Poi, se ci riesce facile, senza fatica, chiediamo lo stesso clic con due suoni A e O.
Esercizio del cucchiaio (Esercizio di supporto della punta della lingua)
Ci imbattiamo in pazienti in cui la forza muscolare delle dita dei piedi è completamente insufficiente.
Si chiede al paziente di estendere la lingua fuori dalla cavità orale e di premere la punta nella cavità di un piccolo cucchiaio o di un abbassalingua di legno, spingendo indietro l’oggetto con la mano. Si tratta di un esercizio che dovrebbe essere mantenuto per 3-5 secondi, 10 volte di seguito, ogni giorno per diverse settimane.
lingua di gatto, lingua di topo:
Contrai con forza la lingua, affinandone la punta, quindi allargala di nuovo. Questo esercizio aiuta a tonificare la lingua.
Mioterapia delle labbra:
Esercizio per il labbro superiore:
Il paziente deve tenere fermo il labbro inferiore con le dita il più in basso possibile. Deve quindi cercare di chiudere la bocca solo con il labbro superiore, abbassandolo il più possibile. Questo sforzo dovrebbe essere mantenuto per 3-5 secondi e ripetuto dieci volte di seguito ogni giorno.
Questo esercizio rafforza i muscoli del labbro superiore, consentendone il movimento.
Esercizio per il labbro inferiore:
Ciò comporta sollevare il labbro inferiore il più possibile sopra il labbro superiore e premerlo con decisione verso il basso. Il paziente deve mantenere la posizione per 3-5 secondi e ripetere l’esercizio circa dieci volte al giorno. Ciò aiuta a tonificare il labbro inferiore e ad allungare il solco labio-mentale.
Esercizio per entrambe le labbra:
Chiediamo al paziente di tenere un abbassalingua di legno tra le labbra sul piano sagittale per 10 secondi alla volta. Questo esercizio deve essere ripetuto dieci volte di seguito, le labbra devono essere unite ma non pieghettate, per far lavorare l’orbicolare orizzontale che unisce le labbra e non l’orbicolare obliquo che le pieghetta.
Man mano che l’allenamento procede, aumentare il peso dell’abbassalingua posizionandovi sopra una e poi due mollette, prima vicino alle labbra e poi gradualmente verso l’estremità distale.
Esercizi con strumenti a fiato: la mioterapia delle labbra può essere potenziata con diversi esercizi. Anche gli “strumenti a fiato”, a seconda del modo in cui si impugna il bocchino, possono rappresentare un mezzo di cura complementare e piacevole.
• Il flauto : malocclusione di classe II, il flauto aumenta il tono del labbro superiore
• La tromba : morso anteriore aperto e ipotonicità labiale.
Mioterapia dei propulsori mandibolari:
In caso di retrognazia: muovere volontariamente e lentamente la mandibola in avanti il più possibile e mantenerla spinta per 10 secondi; il movimento deve essere ripetuto 10 volte.
Mioterapia dei muscoli masticatori:
Il tono di questi muscoli si ottiene mediante esercizi miotensivi masticando gomme al fluoro. L’allenamento del muscolo massetere può essere eseguito anche chiedendo al paziente di serrare i denti.
Mioterapia del buccinatore e dell’orbicolare:
Tutti i bambini con deglutizione atipica tendono a stringere le labbra per deglutire, contraendo l’orbicolare della bocca e allungando il buccinatore. L’esercizio consiste nel contrarre il buccinatore allungando gli angoli delle labbra “per fare il sorriso da un orecchio all’altro”, i denti devono essere in occlusione senza serrarsi durante l’esercizio.
L’esercizio si ripete 10 volte al giorno, salvo in caso di affaticamento (molto frequente). Il bambino dovrebbe verificare la simmetria della contrazione lavorando a casa davanti a uno specchio.
5-1-3-2/Riabilitazione neuromuscolare: (vedi corso di riabilitazione neuromuscolare)
Definizione : terapia riabilitativa o comportamentale
– La terapia comportamentale (o “rieducazione”) è “quella che agisce sul sistema nervoso centrale per: – correggere le disfunzioni, eliminare le parafunzioni e, più in generale, tutti i comportamenti e le posture che alterano la morfogenesi delle arcate dentarie.”
-La terapia comportamentale non deve essere confusa con la mioterapia; A differenza della riabilitazione, la mioterapia non modifica il funzionamento di una funzione.
(Vedi corso di riabilitazione neuromuscolare)
5-2 / Terapia funzionale meccanica
Si tratta di una terapia funzionale “passiva”, perché provoca indirettamente e inconsciamente la modificazione del comportamento della matrice funzionale attraverso i dispositivi, che possono essere dedicati esclusivamente alle correzioni oppure esercitare congiuntamente un’azione sulla crescita mascellare e mandibolare.
5.2.1-Dispositivi di riabilitazione CNM:
Esistono diversi tipi di dispositivi che possono aiutare a correggere i comportamenti disfunzionali:
5.2.1.1 Involucro linguale notturno
Creato da Bruno Bonnet, l’ELN costituisce un rieducatore funzionale linguale e quindi un correttore dento-alveolo-scheletrico.
- Descrizione e modalità di azione:
- La parete anteriore e le pareti laterali del tunnel bloccano le vie motorie della lingua anteriormente e lateralmente, impedendole rispettivamente il contatto con le labbra e le guance.
- L’apertura selettiva anteriore, situata a livello della papilla retroincisiva, rappresenta un bersaglio tattile per la lingua che contribuisce al suo sollevamento.
- L’ELN consente l’acquisizione di una postura linguale alta e favorisce l’installazione inconscia del programma motorio maturo della deglutizione encefalica.
- Bonnet descrive i cambiamenti strutturali circostanti secondari e spontanei dopo alcuni mesi di trattamento con ELN:
– riduzione dello spazio anteriore e/o laterale.
– espansione trasversale mascellare,
– raddrizzamento degli assi incisali,
- Come usare
- L’ELN viene indossato di notte e 1 ora al giorno per circa 6 mesi.
- L’ELN può essere utilizzato prima dell’engrammazione cerebrale, è preferibile un uso precoce a partire dai 5 anni
- Indicazioni
L’ELN è indicato in tutte le dismorfosi di origine linguale :
- Gap alveolare, anteriore, laterale o totale su uno schema cl I, cl II, cl III
- classe II di origine funzionale, in associazione con tutti i mezzi
- classe III, in trattamento precoce o in contenimento dell’azione della maschera di Delaire
- in contesa, quando la postura linguale è stata modificata
Terapia funzionale
5.2.1.2 Gabbia linguale o griglia anti-lingua
- Si tratta di uno schermo linguale anteriore metallico, posizionato di fronte alle superfici linguali degli incisivi mandibolari e supportato da una piastra palatale rimovibile. Previene l’interposizione linguale anteriore e consente lo sviluppo di un riflesso esterocettivo per il riposizionamento linguale. Tuttavia, potrebbe portare all’interposizione linguale laterale.
- Questi tipi di dispositivi combattono direttamente l’effetto della disfunzione (lingua) o della parafunzione (succhiarsi il pollice).
- Questi dispositivi sono generalmente indicati nei casi di morsi aperti funzionali.
5.2.1.4 La perla del TUCAT:
Si tratta di una perla posta nella regione della papilla incisiva della lamina palatale. Questo può ruotare liberamente attorno al suo asse fisso, consentendo alla lingua di giocare con esso e di adottare una nuova postura a seconda della funzione e della condizione di riposo. Permette o tenta di correggere disturbi quali la postura bassa della lingua e la deglutizione disfunzionale, riposizionando la lingua posteriormente.
5.2.1.5 Schermate di intercettazione:
Si tratta di schermi orali studiati per eliminare le interposizioni ed evitare pressioni muscolari (a livello delle labbra, delle guance, della lingua). Permettono di allontanare l’involucro muscolare (centripeto o centrifugo) dai processi alveolari e dai denti.
5.2.1.5.1 il labbro bimper:
Si tratta di un paraurti, che riduce la pressione muscolare del labbro inferiore sugli incisivi inferiori (lingualizzato per ipertonicità del labbro inferiore, o interposizione di questo stesso labbro tra gli incisivi esercitando un’azione a fionda).
- Descrizione :
È costituito da un arco vestibolare rigido di 0,9 mm di diametro, distante dalla faccia vestibolare dei denti; la sua regione anteriore è ricoperta da una fascia di resina in modo che il labbro possa appoggiare senza essere danneggiato; quindi viene montato su un dispositivo rimovibile
- Effetti:
Agisce quindi contro l’interposizione labiale inferiore, e provoca:
- Una versione vestibolare degli incisivi inferiori. La pressione del labbro inferiore non viene più esercitata, persiste solo quella della lingua.
- Blocco o distalizzazione dei molari mediante trasmissione della pressione labiale al livello molare.
- Indicazione:
- Per la conservazione di Lee-Way nella dentizione mista.
- Per la correzione delle versioni linguo-del settore incisale inferiore di origine funzionale;
- Come mezzo di ancoraggio nella tecnica multi-anello.
5.2.1.5.2 Schermo della bocca di Hinz. Esistono diversi modelli.
utilizzato per aiutare il bambino a smettere di succhiarsi il pollice, di succhiarsi il labbro inferiore, di usare il ciuccio e a rieducare la respirazione nasale. Quello con griglia è indicato per gli spazi anteriori dovuti all’interposizione linguale
5.2.2. terapia ortopedica funzionale: (Ortopedia funzionale)
5.2.2.1. Definizione :
Si tratta della correzione delle anomalie basali mediante dispositivi monoblocco attivatori che trasmettono stimoli funzionali e che svolgono poi un ruolo di mediazione tra la muscolatura orofacciale, le mascelle e il sistema dentoalveolare nell’esercizio di tutte le funzioni dell’apparato masticatorio.
5.2.2.3. Il momento giusto:
Queste terapie sono destinate ai pazienti che presentano una crescita sufficiente in una direzione favorevole (rotazione anteriore o media) senza compensazione alveolare a livello incisale.
I trattamenti ortopedici dovrebbero essere effettuati durante il periodo della crescita: l’età ideale è compresa tra i 7 e i 9 anni e fino ai 12-13 anni. Oltre a ciò, l’efficacia ortopedica è più casuale, l’azione si concentra quindi sulla zona alveolare.
Tutti i dispositivi ortopedici richiedono un minimo di 12-14 ore di utilizzo al giorno, principalmente di notte, per circa 10-12 mesi. La rimovibilità di questi dispositivi rende essenziale la collaborazione del paziente e, tra le altre cose, determina il successo del trattamento.
5.2.2.2. i mezzi dell’ortopedia funzionale:
I dispositivi utilizzati nell’ortopedia funzionale sono essenzialmente dispositivi passivi, almeno in teoria. Troviamo un’ampia varietà di dispositivi:
- Attivatori:
- Definizione :
- sono dispositivi ortopedici funzionali che inducono una posizione di morso mandibolare insolita e riproducibile, guidata dal posizionamento occlusale, mucoso o meccanico.
- Attivano i costituenti dell’apparato masticatorio e le loro funzioni, contribuendo alla correzione delle dismorfosi scheletriche e dento-alveolari nel paziente in crescita.
Terapia funzionale
- Indossare il dispositivo:
Si raccomanda vivamente di indossare il dispositivo durante la notte, poiché aumenta la secrezione dell’ormone della crescita durante il sonno.
La durata dell’uso non deve superare le 12 ore al giorno, perché in questo caso non potranno aver luogo i processi fisiologici che guidano il movimento dei denti, come il “meccanismo a rotaia”.
La correzione dell’offset si ottiene dopo 6-12 mesi.
- Classificazione degli attivatori:
- LAUTROU ha proposto una classificazione dei diversi tipi di attivatori, una classificazione basata sulle caratteristiche del dispositivo che provoca il cambiamento della posizione del morso mandibolare:
* attivatori rigidi
*Gli attivatori di spinta con arresto
*Attivatori compositi o elastici
*Attivatori morbidi
attivatori rigidi
Si tratta di dispositivi rigidi e indeformabili, con un’interposizione di resina che determina una posizione di morso isometrica alla mandibola.
1. Monoblocco di Robin : apparecchio composto da una placca palatale con due allineatori in cui i denti inferiori vengono posizionati nella posizione corretta; Questa piastra è fusa al centro di un jack. La sua portata è di 12-14 litri al giorno per 6-12 mesi.
ANDERSSEN attivatore di cl II:
Rappresenta la variante più semplice del monoblocco ROBIN.
Corrisponde ad un monoblocco in resina formato da una piastra di base mascellare a contatto con il palato e che si estende fino alla faccia palatina dei denti mascellari.
-una piastra di base mandibolare che ricopre la superficie linguale dei denti mandibolari e che scende lungo i processi alveolari linguali (ali linguali).
-un’interposizione di resina che collega queste due piastre e costruita con cera prelevata nella posizione di propulsione mandibolare
- Modalità di azione
- L’attivatore di Andresen viene utilizzato nell’iperguida. La posizione di propulsione provoca la contrazione dei muscoli pterigoidei laterali, che stimola l’attività dei centri di crescita mandibolari.
- Questa posizione provoca anche tensione nei muscoli retropulsori. Ciò provoca una forza di rinculo inversa che viene trasmessa, tramite l’attivatore, alla mascella, la cui crescita sagittale viene quindi rallentata.
- L’azione ortopedica dell’attivatore si riassume quindi in una stimolazione della crescita mandibolare e in una frenata della crescita mascellare.
- Inoltre, grazie all’effetto cassetto, si ha un’azione ortodontica:
– l’arcata mascellare, nel suo complesso, tende ad inclinarsi distalmente con linguoversione degli incisivi mascellari;
– l’arco mandibolare, nel suo complesso, tende ad inclinarsi mesialmente con vestiboloversione degli incisivi mandibolari.
Terapia funzionale
Attivatori di ANDRESSEN di cl III:
Corrisponde ad un monoblocco in resina costruito a retropropulsione forzata.
Come il monoblocco CLII precedentemente decretato, comprende una piastra di base mascellare e una piastra di base MDB con un’interposizione di resina che collega queste due piastre costruite da una cera prelevata nella posizione di retropropulsione mandibolare.
una spessa fascia ESHLER che mantiene la mandibola in retropropulsione, deve essere situata nella posizione più guigivale possibile per avvicinarsi al centro di resistenza degli incisivi ed evitare la loro linguo-versione.
Modalità d’azione: la posizione di retropropulsione forzata provocata dalla registrazione dell’occlusione e mantenuta dalla banda ECHLER blocca la crescita mandibolare riducendo l’attività dei pterigoidei laterali.
È indicato nei casi di prognatismo mandibolare: secondario ad antepulsione linguale; Inoltre ; L’interposizione della resina consente una deprogrammazione muscolare e un riposizionamento più distale della mandibola.
Anche ; la mandibola riposizionata tende a spingere l’apparecchio in avanti; questa forza viene trasmessa alla mascella attraverso le rientranze; che provoca uno scivolamento mesiale dell’arcata superiore e la stimolazione della sua crescita
COSÌ ; Attivatore CL III ad azione ortopedica; rallentando la crescita mandibolare; e stimolando la crescita mascellare
Esiste anche un’azione ortodontica attraverso l’effetto cassetto delle arcate alveolo-dentali
Scivolamento distale dell’arcata inferiore con lingoversione degli incisivi
Diapositiva mesiale dell’arcata superiore con una versione vestibolare degli incisivi.
BALTERS Bionatore :
Si tratta di un monoblocco rigido, che garantisce un blocco bimascellare ed è costituito da un’ansa palatale che consente la stimolazione linguale e da archi vestibolari che garantiscono la distanza della muscolatura.
Questo dispositivo creerà un buon coordinamento funzionale tra i muscoli interni ed esterni della bocca. Da indossare 24 ore al giorno, al di fuori dei pasti.
Le diverse tipologie:
A seconda delle anomalie, esistono 3 tipi di Bionatori:
- Bionator tipo I: classe II div 1 per stimolare la lingua in avanti, anche la direzione di apertura dell’ansa palatina è in avanti.
- Bionator tipo II: morso aperto funzionale anteriore, è dotato di uno schermo in resina retro-incisale che impedisce l’interposizione della lingua senza ostacolare l’uscita degli incisivi.
- Bionator Tipo III: è un apparecchio invertito concepito per correggere anomalie di Classe III in cui la posizione della lingua è rivolta verso il basso e in avanti, mentre l’ansa palatale è rivolta all’indietro.
2. L’attivatore del propulsore con arresto:
Parte di ciò che LAUTROU chiama attivatori di propulsori con arresto.
Dotati di un sistema di propulsione che guida meccanicamente la mandibola in una posizione propulsiva.
Le bielle:
Una biella è una cerniera telescopica fissata alla parte distale della mascella e alla parte mesiale della mandibola che collega i due dispositivi mascellare e mandibolare
1/biella di MARTIN TAVERNIER:
Questo dispositivo è costituito da una piastra palatale e linguale
Collegati da un’unica biella centrale.
La particolarità di questo dispositivo è che la biella centrale consente il libero movimento laterale della mandibola, potenziando la stimolazione della crescita condilare e quindi della mandibola.
2/Biella HERBST:
Descrizione : due cerniere portate da due grondaie o da dispositivi Multi-attacco superiori e inferiori.
Porto : continua anche fuori dal pasto.
Indicazione : classe IIscheletrica.
Il dispositivo mantiene la mandibola in propulsione continua, vale a dire che tutti i movimenti di apertura e chiusura, tutte le funzioni vengono eseguite con la mandibola in posizione di propulsione. (La propulsione è progressiva.)
Le 3 camere del CHATEAU:
Si tratta di un set di dispositivi rimovibili ispirato a CHATEAU nel 1972 indicato in tutti i casi di CLII prima della fine della crescita. È composto da 5 pezzi:
La prima parte è una piastra con 2 ganci: ADAMS e un cilindro centrale con azione trasversale.
La seconda è una placca linguale con arco vestibolare e due ganci di ritenzione.
Il terzo pezzo è l’elica W, è un FILO di acciaio a W nelle estremità terminali
Penetra i tubi della prima parte , la sua parte centrale viene a trovarsi dietro
La piastra mandibolare e costringe la mandibola a chiudersi nella propulsione quindi è l’agente propellente di spinta
Ci sono due varianti
CHATEAU a 4 pezzi: il 4° pezzo è un equiplane di piani indicato in caso di morso profondo associato
Per quanto riguarda il CASTELLO di 5 stanze, esso comprende le stanze precedenti + un arco di facciata FEB indicato nel caso di una cl II a responsabilità mista.
3. Attivatori elastici o compositi:
Questi attivatori sollecitano la muscolatura a muovere in modo riflesso la mandibola, quindi la propulsione è creata da un riflesso fisiologico della mucosa. hanno un dispositivo di propulsione mandibolare che consente libertà di movimento alla mandibola; questo non è il caso del monoblocco rigido che fornisce un singolo riferimento di morso.
Terapia funzionale
Funzione e regolatore FRANCKEL :
Il regolatore di funzione è costituito da tre tipi di schermi in resina uniti da fili metallici.
Schermi vestibolari giugulari che mantengono a distanza i muscoli periorali (orbicolare della bocca, buccinatore) ed eliminano la pressione sul vestibolo.
Cuscinetti labiali mandibolari che allontanano l’orbicolare.
Uno scudo linguale che poggia sulla mucosa linguale.
Esistono 4 tipi di regolatori di funzione
FR I indicato nei casi di CLII 1d’Angle.
FRII indicato nei casi di Angle CLII2.
FR III indicato nei casi CLIII
FR IV indicato nei casi di morso spalancato
- Indicazioni per gli attivatori di classe II
L’attivatore viene utilizzato in un paziente con:
- una classe scheletrica secondaria II di origine mandibolare o mista;
- una ipo-, meso- o pseudo-iperdivergenza
- incisivi mandibolari in buona posizione o linguoversi;
- un piano palatino obliquo rivolto verso l’alto e in avanti;
- una vestiboloversione degli incisivi mascellari;
- assenza di disarmonia dento-mascellare.
Tuttavia, per mantenere la stabilità dei risultati, è necessario garantire un trattamento eziologico funzionale.
b- Attivatori morbidi:
- Il dispositivo è costituito da una stecca bimascellare, la cui costruzione viene effettuata a partire da un modello terapeutico che integra gli obiettivi del trattamento ortopedico e/o ortodontico, considerati e definiti dal medico per il paziente interessato.
- Tra questi dispositivi, l’Elasto-Osamu® unisce la capacità terapeutica di poter effettuare un avanzamento mandibolare (paragonabile a quello di un attivatore rigido) alla possibilità di lievi movimenti dentali.
- Come gli attivatori rigidi, l’attivatore flessibile Elasto-Osamu può ricevere ausiliari di tipo forza extraorale (EOF).
Le indicazioni per Elasto-Osamu® sono riservate agli spostamenti scheletrici di piccola ampiezza, associati a lievi problemi di malocclusione.
Terapia funzionale
- Attivatori verticali
- Sollevamento delle superfici:
Agiscono:
- Rilascio eruttivo dei denti nelle zone non interessate dall’elevazione.
- L’uso delle forze muscolari dei muscoli elevatori si oppone all’egressione dentaria a livello del piano.
- Uscita del gioco ATM.
- Cambiare la direzione della crescita del viso.
- Le grondaie di elevazione:
- Queste grondaie sono generalmente monolaterali, il lato opposto si rastrema e raggiungono un’altezza corrispondente al loro spessore.
- Queste grondaie rappresentano il metodo di scelta tra i 4 e i 7 anni per il trattamento precoce di un gran numero di dismorfosi (molari infra-alveolari, retrognazia mandibolare, prognazia alveolare superiore).
- La placca di elevazione palatale retro-incisiva:
- Si tratta di un dispositivo semplice che richiede al paziente di tenere l’apparecchio sempre in bocca, anche durante i pasti. Molari che non sono in contatto con l’uscita.
- La superficie retro-incisale può essere ispessita una o più volte di 2 mm con resina.
- Se forniamo subito l’elevazione necessaria, potrebbero sorgere due inconvenienti:
- Difficoltà a mangiare e masticare
- Aggravamento del proalveolo preesistente dovuto a un’eccessiva masticazione.
- Indicazione: sopra-occlusione dovuta al sopra-alveolo inferiore (non ha azione ingressiva a livello degli incisivi superiori)
- Il PLANAS Equiplan:
Si tratta di un apparecchio bimascellare, costituito da una lama orizzontale in acciaio di 0,4 mm di spessore che viene liberamente interposta tra gli incisivi superiori ed inferiori, alzando così l’occlusione e mantenendo durante il suo utilizzo una sovrapposizione incisale di 1 mm, l’equiplan è trattenuto sugli incisivi inferiori da un dispositivo che, appoggiandosi su una placca superiore rimovibile, spinge la mandibola quasi testa a testa.
- Effetti: intrusione incisiva, intrusione molare (soprattutto mandibolare).
- Indicazioni: infraalveoli posteriori o sopraalveoli anteriori o entrambi.
Terapia funzionale
7-Limiti della terapia funzionale:
7.1. Considerazioni sull’età:
– La terapia deve essere effettuata durante il periodo di crescita, da qui il ricorso ad esami complementari per collocare il soggetto sulla curva di crescita (radiografia della mano, del polso). Gli attivatori di classe II sono più efficaci al picco puberale.
– Utilizzo molto precoce per le classi III (tra i 3 e i 4 anni).
– La riabilitazione funzionale avviene intorno agli 8-10 anni di età, durante il periodo di sviluppo del pensiero logico del bambino, prima della fine dell’apprendimento cerebrale. Questo affinché il bambino capisca cosa ci si aspetta da lui.
– Maturità emotiva per smettere di succhiarsi il pollice.
7.2. Considerazioni umane:
– Necessità di una notevole collaborazione da parte del paziente (uso regolare del dispositivo ) e della famiglia (disciplina, trattamento prolungato).
– Il praticante deve sapere come motivarli.
– La terapia funzionale è controindicata in caso di problemi psicologici o respiratori (asma).
– La terapia funzionale è indicata nei casi di problemi economici (meno costosi), problemi di distanza dallo studio (appuntamenti più distanziati).
7.3. Considerazioni relative alla tipologia del viso:
L’ortopedia funzionale, come l’uso di attivatori, è controindicata in caso di EVA (gli attivatori aumentano l’HEI). A livello estetico si ottiene un arretramento del mento e un’apertura della bussola mandibolare, che rende difficoltosa l’occlusione labiale (antiestetiche espressioni facciali) con aumento della convessità.
7.4. Considerazioni relative al tipo di dismorfosi:
– Deve trattarsi di uno spostamento scheletrico secondario per il quale la rimozione dell’eziologia funzionale può dare luogo a una correzione stabile.
– La terapia funzionale è indicata in: Classe I con laterodeviazione mandibolare funzionale, con interposizione. Classe II dovuta a retrognatismo mandibolare, con normo o ipodivergenza facciale, di eziologia mista. Classe III funzionale se il trattamento è precoce.
– La terapia funzionale non può essere applicata in presenza di ostacoli anatomici che impediscano il percorso di riabilitazione funzionale quali: macroglossia, frenulo linguale corto, ostruzioni nasali, ecc.
7.5. Considerazioni sul sistema dentale:
La terapia funzionale non può essere intrapresa in caso di:
-Displasia o scarsa igiene, linguoversione degli incisivi superiori, vestiboloversione degli incisivi inferiori, grave morso profondo, DDM significativo che richiede un trattamento funzionale in una fase successiva.
8- conclusione:
-L’ortodonzia ha compiuto notevoli progressi nella diagnosi delle eziologie funzionali delle dismorfosi dento-mascellari.
-La terapia funzionale è uno dei metodi di trattamento utilizzati in ortognatodonzia
– La terapia funzionale ha attirato l’attenzione di numerosi autori nel corso degli anni, ed è stata spesso oggetto di numerose controversie; Ciò dimostra la sua importanza e il suo ruolo essenziale nella definizione del piano di trattamento.
Secondo Angle: “Le possibilità di successo sono scarse se non riusciamo a eliminare i disturbi funzionali “.
Una buona igiene orale è essenziale per prevenire carie e malattie gengivali.
Una pulizia regolare dal dentista aiuta a rimuovere la placca e a mantenere una bocca sana.
L’inserimento di impianti dentali è una soluzione a lungo termine per sostituire un dente mancante.
Le radiografie dentali aiutano a diagnosticare problemi invisibili a occhio nudo, come la carie.
Si consiglia una visita dal dentista ogni sei mesi per un monitoraggio preventivo e personalizzato.