Occlusione nelle protesi supportate da impianti
- INTRODUZIONE :
La protesi implantare fa parte di un sistema neuro-muscolo-articolare. La durata di queste protesi dipende dalla loro posizione, definita in particolare dall’occlusione ; Non differisce fondamentalmente dai concetti utilizzati nella protesica convenzionale, tuttavia presenta alcune specificità dovute alle differenze di comportamento tra i denti e i monconi degli impianti.
- Richiamo anatomico dell’apparato masticatorio:
- Bancomat:
Si tratta di una diartrosi che unisce la fossa mandibolare dell’osso temporale al condilo della mandibola mediante un menisco o disco fibrocartilagineo chiuso da una capsula articolare.
- I muscoli masticatori:
Garantiscono i diversi movimenti mandibolari e possono essere suddivisi in:
- I muscoli elevatori:
- Muscolo temporale:
- Capo anteriore e medio → retropulsione
- Testa posteriore orizzontale → retropulsione e diduzione
- Muscolo massetere:
- Testa superficiale → propulsione
- Testa profonda → retropulsione
- Muscolo pterigoideo interno
- Muscolo temporale:
- I muscoli depressori:
- Digastrico → retropulsione
- Miloioideo → retropulsione
- Genoioideo → retropulsione
- Pterigoideo esterno → propulsione e diduzione
- L’organo dentale:
- Il parodonto:
Si tratta di un complesso tissutale ben organizzato che, grazie alla sua struttura connettivale, assicura:
- L’attacco del dente alla sua sede.
- Per trasmettere stimoli funzionali all’osso alveolare.
- Smorzamento dei carichi occlusali.
- Il ruolo neuromuscolare nel controllo del ciclo masticatorio.
- Specificità dell’impianto che influenzano l’occlusione:
La differenza fondamentale tra un impianto e un dente è che l’impianto è ancorato all’osso e non si muove affatto, mentre il dente è attaccato all’osso tramite un legamento ricco di terminazioni nervose. Si tratta di terminazioni nervose che sono all’origine della propriocezione. Stiamo parlando della propriocezione parodontale.
- Propriocezione: il legamento desmodontale e l’interfaccia osso/impianto:
Una radice naturale è attaccata all’osso tramite il legamento desmodontale, un tessuto connettivo innervato e vascolarizzato,
L’innervazione del legamento parodontale è di fondamentale importanza perché garantisce la protezione del parodonto attraverso i meccanorecettori.
Questa è la funzione che consente al sistema nervoso centrale di essere informato delle pressioni esercitate sul dente, il che consente ai centri nervosi superiori, il più delle volte inconsciamente, di mettere in atto i mezzi per fermare queste pressioni se rimangono eccessive. La propriocezione permette quindi di modulare la contrazione dei muscoli masticatori, arrivando addirittura a inibirne la contrazione quando la pressione è molto forte.
In una parola, la propriocezione permette di proteggere il dente da sovraccarichi eccessivi (morso profondo protesico).
Non esiste propriocezione attorno agli impianti dentali. Ciò significa che il recettore desmodontale scompare insieme al dente e che le uniche informazioni sulle pressioni esercitate sull’impianto provengono da pochi recettori sensoriali nell’osso, attualmente poco definiti.
- Soglie di percezione:
La soglia di percezione della pressione è più alta per un impianto che per un dente naturale, quindi bastano solo 11,5 g perché una forza venga percepita dal dente, rispetto ai 100 g dell’impianto.
VI. Diverse posizioni di occlusione:
- Posizione di massima intercuspidazione:
Questa è la posizione chiusa in cui i denti mantengono il massimo contatto.
Nella posizione di massima intercuspidazione è necessario raggiungere la stabilità del contatto, ovvero il paziente deve sentirsi ben incastrato.
- Posizione in relazione centrica:
Questa è la posizione chiusa in cui i condili si trovano nella posizione più alta e meno forzata, arretrata nelle cavità glenoidee.
Quando è necessario ricostruire un’arcata completa o il numero di denti mancanti è significativo (si perdono i punti di riferimento intraorali).
V. Concetti occlusali: 1/ Nella propulsione:
Si tratta dello spostamento anteriore della mandibola. È fondamentale evitare qualsiasi contatto interferente tra i canini durante il movimento di propulsione.
Lo scivolamento degli incisivi e dei canini inferiori sulla superficie linguale degli incisivi e dei canini mascellari deve portare immediatamente alla disocclusione dei settori cuspidalici. Questa è chiamata guida anteriore. Per evitare qualsiasi sovraccarico su uno dei denti anteriori, il carico deve essere distribuito su quanti più denti anteriori possibile, idealmente sui quattro incisivi e sui due canini e, se possibile, sull’intero percorso di scorrimento.
Questo concetto è valido e applicabile ovunque (in protesi supportate da denti o da impianti), tranne quando si ha a che fare con una protesi completa in cui è necessario mantenere un certo contatto tra i denti posteriori superiori e quelli posteriori inferiori. I cosiddetti contatti stabilizzatori per evitare la destabilizzazione della protesi rimovibile.
2/ Lateralità: Esistono diverse situazioni
- Funzione canina:
Sul lato lavorante, lo scorrimento della punta del canino inferiore sulla superficie linguale del canino superiore provoca l’immediata disocclusione dei canini sul lato lavorante, e soprattutto sul lato non lavorante, dove le interferenze sono particolarmente dannose.
Questo concetto è il migliore e il più facile da realizzare perché coinvolge solo i canini. Il movimento del canino mandibolare sul canino mascellare deve essere omogeneo sia nell’ampiezza che nella velocità del movimento.
- Funzione di gruppo:
Sul lato lavorante si ha lateralità, ovvero uno scivolamento non solo del canino inferiore sul canino superiore , ma anche uno scivolamento delle cuspidi.
premolari e molari inferiori sui denti opposti. Nel caso non funzionante, si ha la disocclusione immediata di tutti i denti.
- Funzione bilanciata o anche detta bilanciata bilateralmente:
Questo concetto presuppone, sul lato lavorante, una funzione di gruppo ma oltre ai contatti sul lato non lavorante è il concetto di scelta utilizzato nella protesi totale. Questo concetto, attraverso contatti simultanei sul lato lavorante e su quello non lavorante, consente la stabilizzazione della protesi mobile antagonista in tutti i movimenti, compensando le imperfezioni dello scorrimento tramite la depressibilità.
In sintesi, e salvo il caso in cui la protesi antagonista sia rimovibile e completa, l’unico concetto clinicamente fattibile è la funzione canina, che è semplice da realizzare e quindi correttamente realizzata.
- CONCLUSIONE
L’assenza di un legamento attorno all’impianto provoca una mancanza di propriocezione e, nonostante sia dotato di osteopercezione, è più soggetto a complicazioni dovute ai sovraccarichi e alle costrizioni laterali esercitate sulla sua sovrastruttura. Ciò spiega in particolare le specificità delle protesi implantari di bilanciamento.
La regolazione dell’occlusione in una protesi sopraimplantare è di fondamentale importanza per la durata del restauro protesico.
- BIBLIOGRAFIA
- Orthlieb JD Occlusodonzia pratica. Wolters Kluwer Francia, 2000.
- Bert M. e Missika P. Le chiavi del successo in implantologia: prevenire complicazioni e insuccessi. Quaderni di protesica, edizioni 2009.
- Le Gall M. “Come regolare le superfici occlusali posteriori? Seconda parte.” ROS 2013 volume 42 n. 4-occlusodonzia
- Bert M. “Il cane nell’implantologia.” AOS marzo 2009
Occlusione nelle protesi supportate da impianti
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