Mobilità dentale: eziologia – classificazione Strategia terapeutica
Introduzione : Uno dei segnali più frequenti che spinge un paziente affetto da parodontite a rivolgersi al dentista è la mobilità dentale, conseguenza della distruzione dei tessuti di sostegno dell’organo dentale da parte della malattia parodontale. Se l’obiettivo della terapia parodontale è stato per molti anni essenzialmente quello di ridurre la mobilità dei denti per ripristinare l’integrità funzionale del paziente per quanto riguarda la sua potenza masticatoria, è del tutto evidente che oggi lo sviluppo ha notevolmente ampliato il nostro campo terapeutico, orientando sempre più la nostra attività verso la prevenzione.
1-Generalità:
-i denti hanno un certo intervallo di mobilità, quello dei denti monoradicolati è maggiore di quello dei denti pluriradicolati e quello degli incisivi è il più ampio.
– la mobilità avviene principalmente in direzione orizzontale, ma avviene anche in direzione assiale.
– la mobilità è massima al risveglio, probabilmente a causa della leggera estrusione che si verifica in assenza di funzionalità durante la notte, e diminuisce durante il giorno, probabilmente a causa dell’intrusione causata dalla masticazione e dalla deglutizione del cibo.
2-Definizione di mobilità : la mobilità è spesso definita come l’ampiezza del movimento del dente sull’arcata, su un piano orizzontale e/o verticale.
3-Classificazione della mobilità
Mobilità fisiologica: la mobilità normale varia da un individuo all’altro. Ciò è dovuto, da un lato, alla funzione ammortizzante del legamento alveolare (spazio comprimibile tra la radice e l’osso alveolare) e, dall’altro, all’elasticità dell’osso alveolare.
Mobilità patologica (anormale): la mobilità che si verifica oltre l’intervallo fisiologico è detta mobilità anormale o patologica perché supera i limiti dei valori normali di mobilità e non perché il parodonto sia necessariamente malato al momento in cui viene esaminato.
4-Eziologia : La mobilità patologica è causata da uno o più fattori:
1-perdita di osso alveolare , desmodonte e sostegno: il grado di mobilità dipende da:
-la gravità e la distribuzione della perdita di tessuto su ciascun lato della radice
-la lunghezza e la forma delle radici
-la dimensione della radice in relazione alla corona
Un dente con radici corte e affusolate ha maggiori probabilità di mobilizzarsi rispetto a un dente che, con lo stesso grado di perdita ossea, ha radici di dimensioni normali o bulbose.
2-Trauma occlusale : una lesione causata da forze occlusali eccessive e contratta durante abitudini occlusali anomale come il bruxismo e il serramento, aggravate dalla tensione emotiva, è una causa comune di mobilità dei denti.
3-L’estensione dell’infiammazione della gengiva nel desmodonto provoca trasformazioni degenerative che aumentano la mobilità. Le trasformazioni si verificano solitamente durante gli stadi più avanzati della malattia parodontale, ma la mobilità dei denti è talvolta osservata in casi gravi di gengivite.
4-La mobilità aumenta durante la gravidanza e talvolta è associata ai cicli mestruali o all’uso di contraccettivi ormonali .
5 – Anche la mobilità aumenta per un breve periodo dopo un intervento chirurgico parodontale.
6-Lesione apicale di origine endodontica
7-infiammazione parodontale di origine batterica
Oltre alla malattia parodontale, la mobilità può essere aumentata anche da trattamenti ortodontici, infezioni periapicali e processi tumorali. Trovare la causa è sempre essenziale.
Mobilità dentale: eziologia – classificazione Strategia terapeutica
5-Fasi della mobilità dentale:
Fase iniziale o intra-alveolare : durante questa fase i denti si muovono entro i limiti del desmodonte. Questo fenomeno è legato alla distorsione viscoelastica del legamento e alla ridistribuzione dei fluidi parodontali, ovvero il contenuto situato tra i fasci e le fibre.
Fase secondaria : si manifesta gradualmente e provoca una deformazione elastica dell’osso alveolare in risposta all’aumento delle forze orizzontali. Anche il dente stesso viene deformato dall’impatto di una forza applicata alla sua corona, ma in misura non clinicamente significativa.
6-Indici : la classificazione della mobilità più spesso utilizzata come riferimento è quella stabilita da Mühleman nel 1954. Questa comporta la misurazione della mobilità dentale tra due strumenti rigidi e la rilevazione dell’ampiezza del movimento dei denti dopo l’applicazione di una forza di 100 g. :
Tipo 0: mobilità impercettibile
Tipo 1: Mobilità percepibile
Tipo 2: mobilità con ampiezza orizzontale di circa 1 mm
Tipo 3: mobilità con ampiezza orizzontale maggiore di 1 mm
Tipo 4: mobilità con movimento in direzione verticale.
Contesa
La contenzione non deve essere sistematica e non costituisce in nessun caso una cura per le malattie parodontali. Viene utilizzato dopo il trattamento parodontale, sul parodonto ridotto e ha lo scopo di stabilizzare i denti la cui mobilità non è compatibile con il mantenimento della salute parodontale.
La sua produzione soddisfa i criteri biomeccanici essenziali e le sue indicazioni e controindicazioni sono precise.
1-Definizione : la contenzione è un procedimento terapeutico sintomatico che consente di immobilizzare temporaneamente gli organi dentari in attesa del consolidamento, oppure in modo permanente quando la mobilità è diventata irreversibile.
In odontoiatria, la ritenzione è un dispositivo destinato a stabilizzare i denti mobili (definizione proposta nel 2001 dall’AAP). Aiuta a mantenere i risultati dei trattamenti parodontali e ortodontici prevenendo le recidive delle migrazioni dentali e limitando la mobilità residua.
2-Storia:
– Le stecche di contenzione hanno continuato a beneficiare dei progressi compiuti nel campo dei biomateriali e in particolare in quello dell’incollaggio.
-Fino alla fine degli anni ’60, i dispositivi di ritenuta erano puramente meccanici.
-Nel 1973, Rochette introdusse un nuovo concetto nella protesi fissa, quello dell’economia tissutale, eliminando la necessità di preparare pilastri protesici. Propone infatti l’incollaggio di alette metalliche forate su denti non preparati grazie all’utilizzo di una resina di polimetilmetacrilato. Poi, qualche anno dopo, per aumentare la ritenzione e la longevità di questi sistemi e ampliarne le indicazioni, Livaditis modificò la tecnica tornando a una preparazione superficiale dei denti ed effettuando un trattamento superficiale del metallo.
-Gli anni ’90 sono stati un anno di progressi nei biomateriali e nella tecnologia. Questi progressi consentono all’odontoiatria di entrare nell’era dell’odontoiatria adesiva con l’impiego di nuovi materiali (tessuti, fibre, compositi, adesivo amelodentinico) e nuovi processi (polimerizzazione, trattamento superficiale).
3-Obiettivi:
-ottenere comfort nella masticazione-
– mantenere i denti mobili in una buona posizione funzionale in attesa del consolidamento naturale o della ritenzione definitiva.
– mantenere stabilmente in buona posizione funzionale i denti la cui mobilità è considerata irreversibile e preservare il parodonto da sovraccarichi traumatici.
– alleviare immediatamente prima di qualsiasi trattamento il paziente il cui dolore è causato dalla mobilità dei denti.
-psicologica, quando la mobilità rappresenta la preoccupazione principale del paziente.
-facilitare alcune procedure terapeutiche come la detartrasi.
-ridurre l’ipermobilità postoperatoria in un paziente con supporto osseo molto ridotto.
-stabilizzare il trattamento ortodontico prevenendo le ricadute della migrazione
– sostituire un dente mancante, a più o meno lungo termine, quando vi sono esigenze economiche o una prognosi molto sfavorevole per un restauro più elaborato.
4-Principi di ritenzione : i denti da ritenere devono essere uniti tra loro con determinati metodi, allo scopo di garantire un consolidamento artificiale e di distribuire i carichi occlusali che potrebbero irritare i tessuti di sostegno.
Principi meccanici : un certo numero di principi meccanici regolano qualsiasi sistema di ritenzione, di cui non bisogna dimenticare che lo scopo principale è quello di avvicinare i denti per ridurne artificialmente la mobilità e distribuire le forze occlusali che potrebbero danneggiare i tessuti di sostegno.
Principio di Roy : Roy ha stabilito 3 piani di mobilità per una sala giochi:
– Un piano di mobilità sagittale per gli incisivi
-un piano di mobilità frontale che forma un angolo diedro di 90° con il piano precedente: questo è il piano di mobilità del PM e del M.
-un piano di mobilità intermedio destro e sinistro, per i canini: quest’ultimo è il piano di bisettrice dei due precedenti.
La contenzione è assicurata se i denti di un piano di mobilità sono preferibilmente uniti mediante un mezzo rigido e indeformabile ad altri denti che appartengono ad un altro piano di mobilità formando un angolo di almeno 90° con il primo piano.
Maggiore è il numero di denti coinvolti e più piani di mobilità vengono utilizzati, migliore sarà la ritenzione.
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Principio del dente terminale : gli organi dentali meno protetti in un sistema di ritenzione sono i denti terminali di quel sistema, perché sono fissati al sistema di ritenzione solo su un lato, il che li espone maggiormente alle forze esogene.
Sarà necessario verificare che i denti terminali di qualsiasi sistema di ritenzione abbiano una certa stabilità e talvolta la ritenzione potrebbe dover includere uno o più organi dentali aggiuntivi per terminare su un dente con tessuto di supporto relativamente forte.
Principio del poligono di ritenzione : è auspicabile includere il numero massimo di organi dentari in un sistema di ritenzione per ottenere una migliore efficienza da tale sistema. Inoltre, le forze applicate all’arco devono necessariamente rientrare nel poligono che circoscrive l’intero sistema di ritenzione.
Principi biologici:
– Minimo ostacolo all’igiene orale : essendo la placca batterica la causa principale della malattia parodontale, essa stessa causa della mobilità patologica dei denti che richiede un sistema di ritenzione, è opportuno che questo dispositivo ostacoli il meno possibile il controllo della placca batterica durante le procedure di igiene orale, per evitare qualsiasi recidiva della malattia parodontale.
Perfetto equilibrio occlusale : occorre prestare particolare attenzione all’equilibrio occlusale quando si adatta un sistema di ritenzione e si deve sempre effettuare un riassunto preliminare dell’equilibrio occlusale prima di adattare una ritenzione temporanea.
Massimo comfort per il paziente : l’obiettivo primario di un sistema di ritenzione è quello di migliorare la funzione masticatoria del paziente, i cui organi dentari presentano una mobilità dentale patologica che ne ostacola l’efficienza masticatoria. Se, con questo pretesto, l’apparecchiatura utilizzata provoca al paziente una serie di altri inconvenienti, l’obiettivo desiderato è ben lungi dall’essere raggiunto. Si consiglia pertanto di verificare quando si realizza un sistema di ritenuta:
– che non sia irritante per i tessuti circostanti (parodonto marginale, guance, lingua e labbra)
– che non modifichi o distorca il linguaggio del paziente
-che sia il meno sgradevole possibile.
Principi estetici : rispetto della morfologia dentaria, in particolare dei settori anteriori.
5-Indicazioni:
-se il paziente lamenta denti allentati che gli impediscono di parlare o mangiare.
-se esiste un rischio reale di dislocazione o avulsione accidentale, ad esempio durante la masticazione.
-se si osserva che la mobilità dei denti aumenta nel tempo nonostante la scomparsa dei segni infiammatori, in questo caso il parodonto, divenuto sano ma ridotto, non sopporta più i normali carichi occlusali.
-se la migrazione dei denti dovuta a malattia parodontale è stata corretta mediante ortodonzia, la stecca di contenzione previene la recidiva, che è spesso inevitabile.
-elevata mobilità di un dente il cui parodonto è particolarmente interessato.
-deficienza funzionale del dente mobile responsabile di un trasferimento dei carichi da una sede all’altra su altri denti meno in grado di sopportarli.
6-Controindicazioni:
-mancanza di igiene e mancata collaborazione del paziente.
– predisposizione alla carie o scarsa qualità dello smalto
-denti rovinati o denti con otturazioni che non possono essere incluse nella preparazione
-problema estetico in presenza di un diastema importante.
-rapporto occluso-articolare sfavorevole a livello del settore antero-superiore.
7-Manutenzione : affinché le ritenzioni realizzate possano dimostrare la loro efficacia, è fondamentale abbinare il monitoraggio clinico del dispositivo al mantenimento di supporto parodontale o terapeutico. Ciò include tutte le cure che possono arrestare la progressione della malattia parodontale. La mancanza di manutenzione provoca spesso ricadute, perdita di attacco e perdita prematura dei denti.
8-Protocolli operativi :
Tecnica diretta : la tecnica diretta consente di realizzare il dispositivo di ritenzione in modo estemporaneamente. Ciò richiede l’uso di biomateriali che possono essere manipolati in bocca per ottenere il risultato in seduta. Questa tecnica è spesso la più economica in termini di tessuto e denaro. La sua attuazione è talvolta delicata e la sua longevità è minore (temporanea o semi-temporanea) rispetto alla contesa mediante tecnica indiretta.
Tecnica indiretta : gli splint indiretti sono sistemi di ritenzione definiti “permanenti” che necessitano quasi sempre di preparazioni odontoiatriche che ne evidenzino la natura irreversibile dal punto di vista tissutale.
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9-Diversi tipi di contenzione:
1-Ritenzione temporanea: ha lo scopo di garantire l’immobilizzazione dei denti per un certo tempo . È quindi preferibile utilizzare metodi semplici, rapidi e poco costosi.
– Ritenzione mobile temporanea: i denti vengono intrappolati tra la piastra acrilica e il filo di supporto vestibolare continuo. Questa semplice modalità di contenimento viene utilizzata solo per la contenzione notturna, perché il dispositivo, piuttosto ingombrante, può risultare fastidioso. Questa protesi può sostituire temporaneamente alcuni denti mancanti.
– Contenzione temporanea fissa: è la più utilizzata e ha più indicazioni. Include tutte le procedure di legatura:
Legatura in seta con filo interdentale : utilizzata per l’immobilizzazione a breve termine dei denti anteriori e più spesso per facilitare la rimozione del tartaro. Queste legature subiscono alterazioni nell’ambiente salivare.
Rilegatura con filo metallico : ha gli stessi effetti stabilizzanti, ma utilizzando un materiale inalterabile come i fili di nichel-cromo. Può essere tenuto in posizione per diverse settimane o mesi.
Legatura a-Ladder : è il processo più duraturo perché meno vulnerabile. La legatura è composta da due teste, una vestibolare e una linguale, che corrispondono a ciascuno dei due montanti della scala. I piccoli fili interdentali che uniranno i due montanti costituiranno i pioli della scala.
b-rilegatura a punto metallico con macchina da cucire: più facile da realizzare, meno visibile ma meno robusta. Tuttavia, nella maggior parte dei casi può essere soddisfacente e duraturo se ben eseguito.
b-rilegatura a punto macchina da cucire : più facile da realizzare, meno visibile ma meno robusta. Tuttavia, nella maggior parte dei casi può essere soddisfacente e duraturo se ben eseguito.
Stecca legata c-cast : una stecca linguale o palatale realizzata in metallo fuso e tenuta in posizione mediante una legatura su ciascun dente interessato è un metodo di ritenzione utilizzato per la ritenzione a lungo termine. L’arco viene realizzato in laboratorio partendo da un modello (in metallo prezioso o meno). Due piccole staffe sui canini impediscono che scivolino verso il collare. Questo arco deve avere una sezione triangolare in modo da poter essere applicato ai denti con un bordo semplice, il che faciliterà la profilassi. Viene posizionato appena sopra il cingolo e i fili intrecciano singolarmente ciascuna delle corone dei denti da stabilizzare, garantendo così, collegando ogni dente all’arcata, un’immobilizzazione rigida e duratura.
Filo d-incollato : ampiamente utilizzato dagli ortodontisti, questa tecnica aiuta a stabilizzare un risultato ortodontico.
Indicato negli adolescenti senza patologia parodontale e negli adulti con parodonto sano.
Consiste nell’incollare un filo sagomato con dei cuscinetti compositi. Il filo può essere formato direttamente in bocca oppure preformato su un modello ricavato da un’impronta. Lo smalto viene mordenzato con acido ortofosforico, quindi con un composito la stecca viene incollata ai denti precedentemente ricoperti di adesivo.
e- Griglia di Ellman : è da tempo la tecnica diretta più utilizzata in parodontologia, ed è anche quella su cui abbiamo maggiori conoscenze. Si tratta di una tecnica extracoronale che consiste nell’applicare una griglia metallica sulla superficie linguale dei denti, utilizzando materiali compositi e adesivi. È indicato nelle situazioni di indebolimento parodontale associato a mobilità dentale. Contribuisce ad aumentare il comfort e l’efficacia della rimozione del tartaro e della levigatura radicolare garantendo punti di supporto. Può essere indicato anche in caso di provvisorizzazione in caso di estrazione di un incisivo, per consentire la guarigione alveolare prima della realizzazione di una protesi definitiva supportata da impianti.
Questa tecnica, che prevede l’utilizzo di sistemi adesivi, richiede l’allestimento di un campo operatorio idoneo. Il materiale utilizzato è una griglia di acciaio molto sottile e flessibile, che garantisce un’ottima presa sul composito. Viene tagliato nella bocca alla lunghezza desiderata, posizionato a circa 1 mm dai bordi liberi degli incisivi e applicato in modo da seguire il più possibile l’anatomia dentale, adattandosi fedelmente alle sporgenze del cingolo. Il bordo deve superare le feritoie. La posizione dei denti viene controllata e mantenuta mediante una chiave in silicone realizzata in precedenza. Sebbene sufficientemente rivestita di composito, la griglia si trova più spesso all’esterno degli impatti occlusali. Per questo motivo è più indicato nella mandibola che nella mascella. Alcuni autori lo considerano un tutore semipermanente. La sua riparabilità e reversibilità lo rendono uno strumento adattabile e pratico nel nostro arsenale terapeutico.
2- contenzione ambivalente : questa contenzione può essere utilizzata per due scopi:
-Come misura provvisoria quando si decide di procedere con una contenzione a lungo termine, per lasciare il parodonto sotto osservazione dopo il trattamento. Se le reazioni tissutali si rivelano favorevoli, la ritenzione ambivalente temporanea, che può durare da 1 a 2 anni, cederà il passo a una ritenzione definitiva.
– In definitiva, quando i trattamenti non sono stati avviati prima che fosse troppo tardi, ogni speranza di conservazione a lungo termine dei denti è andata perduta.
Sono note due procedure:
a-La stecca Ceria Cerosi : realizzata in filo di nichel-cromo ritorto. Questo filo viene fissato mediante acrilico autopolimerizzante in una trincea di ritenzione che corre lungo l’intera arcata sulla superficie linguale dei denti. Questa trincea può essere realizzata con una turbina oppure con una smerigliatrice a mola diamantata che scava un solco reso risonante da una fresa a cono rovesciato che ne allarga il fondo.
Dopo aver preventivamente provato e poi rimosso il filo attorcigliato nel suo solco, bisogna preparare l’acrilico che garantirà la connessione con i denti. Avrà una consistenza piuttosto liquida per potersi distribuire bene all’interno di questa trincea. Utilizzeremo un pennello piccolo e sottile. Quindi il filo ritorto viene immediatamente steso. Si continua poi a riempire la cavità con un’ultima aggiunta di acrilico e si attende che polimerizzi. Liberare gli spazi interdentali ostruiti dall’acrilico con una mola diamantata molto fine. Polacco.
Svantaggi di questo metodo: questo processo può durare a lungo se eseguito bene. Il filo intrecciato è un mezzo di collegamento molto economico, ma un po’ troppo flessibile. Inoltre, se si verifica un allentamento anche solo di una piccola porzione dell’arcata, è necessario ricominciare tutto da capo, poiché le riparazioni sono impossibili.
b-La stecca di Berlino : l’idea è la stessa, ma il procedimento è leggermente diverso. I denti, anziché essere uniti lungo l’intera lunghezza dell’arcata, sono uniti solo due a due lungo le loro facce prossimali mediante una piccola stecca, anch’essa inserita in acrilico autopolimerizzante.
-il preparato in fibra di vetro deve avere una consistenza fluida , si applica con un pennello nella scanalatura che deve riempire.
-il filo viene imbevuto di fibra di vetro abbastanza liquida e introdotto nella scanalatura. Successivamente viene aggiunto un supplemento di questo materiale non solo per riempire perfettamente il solco, ma anche per avvolgere la stecca nel punto di contatto dei denti interessati.
Grazie alle stecche realizzate gradualmente è possibile quindi garantire la conservazione di una parte dei denti in un’arcata o addirittura di tutti i denti dell’arcata.
Questo metodo è molto efficace, molto estetico e relativamente resistente se la tecnica di esecuzione è buona. Se una stecca dovesse allentarsi, è sempre possibile rimetterla senza compromettere il resto del supporto. È possibile qualsiasi estensione del contenimento. Tuttavia, la durata di un simile dispositivo non dovrebbe superare alcuni anni, poiché potrebbero verificarsi infiltrazioni e causare carie profonde. La vetroresina è infatti sottoposta a forze che ne favoriscono il distacco dalle pareti, causa delle infiltrazioni.
In linea di principio, la contenzione con questo metodo ambivalente è possibile solo se sono presenti tutti i denti dell’arcata. Tuttavia, se anche solo uno di questi elementi manca, è possibile sostituirlo in modo molto efficace.
Mobilità dentale: eziologia – classificazione Strategia terapeutica
c- Stecca composita “fibrata” : le stecche fibrate sono dispositivi compositi extracoronarici rinforzati con polietilene o fibre di vetro. La posizione dei denti viene registrata in occlusione utilizzando una chiave vestibolare in silicone ad alta viscosità e a presa rapida. Dopo la pulizia delle superfici dentali, si procede alla mordenzatura e poi all’applicazione del sistema adesivo.
L’installazione della striscia di fibra (o “stick”, Evrstick R ) è la difficoltà maggiore. Preferiamo quindi utilizzare fibre di piccola larghezza (1 o 2 mm) per lasciare più spazio possibile al composito protettivo dell’assemblaggio. La situazione così ottenuta consente al patrizio di realizzare la stecca senza fretta, passo dopo passo. Il composito viene applicato e poi polimerizzato. È necessario un quantitativo di composito sufficiente a rivestire la striscia di fibre, rispettando al contempo le feritoie. (Facilitare l’igiene). Il volume del composito deve essere sufficiente per evitare l’esposizione della fibra. L’esposizione alla saliva lo denatura, lo contamina e bisogna prenderne in considerazione l’eliminazione parziale o totale.
3-La tesi finale:
Contesa fissa:
a-La stecca di contenzione dell’intarsio :
Tecnico:
La dimensione dell’intarsio-stecca ha l’aspetto di una doppia cavità che viene preparata in due fasi, una delle cavità verrà tagliata sulla faccia mesio-occluso-linguale e l’altra sulla faccia mesio-occluso-distale.
La dimensione dell’intarsio è composta da una fetta, una scanalatura e due scanalature per ogni dente.
– la cavità viene rivestita con microfilm e poi viene presa un’impronta utilizzando la cera blu Kerr. La cera verrà riscaldata quanto basta e poi lasciata scorrere introducendola attraverso le piccole alette.
-si cola la cera e, in attesa dell’inserimento dell’intarsio, si riempie temporaneamente la cavità con coni di gutta.
– l’intarsio viene fuso, poi viene provato dopo aver liberato la cavità dalla guttaperca e sigillato con un cemento sigillante.
Indicazioni:
-denti perfettamente sani
-bella morfologia dentale che incoraggia a mantenere i denti intatti
– Arcata anteriore completa
Controindicazioni:
– cavità e polpa molto voluminosa
Stecche b-Cast bonded : si tratta di una struttura metallica che interessa le facce linguali e prossimali dei denti da mantenere. Può anche sostituire uno o più denti. Richiedono uno spessore di metallo ridotto (da 3 a 7/10 di mm), soprattutto nelle zone di collegamento.
- Prima sessione:
La preparazione viene eseguita in anestesia locale per creare una preparazione per la nicchia e l’alloggiamento del tenone.
Le fossette dentinali vengono realizzate con frese calibrate e la loro registrazione viene effettuata con i relativi tenoni. Hanno un diametro compreso tra 0,7 e 0,8 mm e una profondità compresa tra 1,5 e 2 mm. Garantiscono la stabilità multidirezionale dell’ancoraggio.
Per evitare la sensibilità dei denti tra una seduta e l’altra, le superfici della dentina vengono riempite con cemento a base di idrossido di calcio. Una grondaia termoformata realizzata al momento garantisce inoltre la stabilità dei denti e la loro posizione conforme a quella dell’impronta.
- Seconda seduta: la stecca deve essere realizzata in un arco di tempo relativamente breve (da 7 a 10 giorni).
Prova: in anestesia, si puliscono i denti preparati, si prova la mascherina, si controlla il corretto adattamento e si verificano i rapporti occlusali in modalità statica e dinamica.
Collage:
-l’intradosso protesico viene trattato mediante sabbiatura.
-le superfici dei denti vengono pulite e mordenzate.
-la stecca è assemblata.
Finitura: rimuovere la colla in eccesso, controllare l’occlusione e lucidare le superfici.
Ritenzione c-Bridge: questi dispositivi fissi fanno parte delle procedure di ripristino occlusale-funzionale. Oltre alla conservazione di elementi la cui mobilità è considerata irreversibile, prevedono il ripristino delle arcate mediante la sostituzione dei denti mancanti, la correzione del piano occlusale ed eventualmente della dimensione verticale.
Dispositivi mobili : questo metodo di contenimento non rappresenta il processo migliore, ma è facile da realizzare e ha un costo contenuto.
Stelliti:
Vantaggio :
-fornire una stabilità perfetta
– fornire un valido supporto per diversi anni
-forniscono un’ottima profilassi poiché liberano gli spazi interdentali e il paziente può rimuoverli per pulirli e spazzolarli.
– il loro prezzo di costo li rende accessibili anche a budget modesti.
Svantaggi: col tempo la ritenzione diventa imperfetta. Il fatto che venga depositato dal paziente a volte porta a una certa negligenza da parte sua.
Dispositivi mobili : questo metodo di contenimento non rappresenta il processo migliore, ma è facile da realizzare e ha un costo contenuto.
Conclusione : nell’ambito del trattamento della mobilità dentale e in funzione degli obiettivi del trattamento, il professionista potrà determinare il tipo di contenzione che meglio risponde alle sue scelte. È tuttavia opportuno stabilire le indicazioni precise a tale trattamento; il controllo della placca batterica e l’eliminazione chirurgica delle tasche parodontali restano i momenti essenziali della terapia parodontale.
Bibliografia:
-A.DANIEL contesa in parodontologia principi biologici e indicazioni EMC 23604 A 10 5-1983
-Bercy .TENENBAUM Parodontologia dalla diagnosi alla pratica De Boeck-University
-Irving Glickman parodontologia clinica prevenzione, diagnosi e trattamento delle malattie parodontali nel contesto dell’odontoiatria generale. Edizione cdp 57, rue Dulong -75017 Parigi
-JJBARELLE, Simon HIRSCH introduzione alla parodontologia volume 2 Edizione AGECD 26 Rue du tg saint jacques Parigi XIV.
-pierre GENON, Christine ROMAGNA- Trattamento parodontale GENON
edizione JPIO ragionata Cdp.
-Philippe Bouchard
Mobilità dentale: eziologia – classificazione Strategia terapeutica
Mobilità dentale: eziologia – classificazione Strategia terapeutica
Il principio di Roy
Mobilità dentale: eziologia – classificazione Strategia terapeutica
Stecca gessata incollata
Mobilità dentale: eziologia – classificazione Strategia terapeutica
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Griglia di Ellman
Mobilità dentale: eziologia – classificazione Strategia terapeutica
Stecca berlinese
Mobilità dentale: eziologia – classificazione Strategia terapeutica
La stecca di ritenzione dell’intarsio
Implementazione di un dispositivo di contenzione in fibra composita mediante tecnica diretta.
Mobilità dentale: eziologia – classificazione Strategia terapeutica
Mordenzatura con acido ortofosforico, quindi risciacquo e asciugatura.
Mobilità dentale: eziologia – classificazione Strategie terapeuticheMobilità dentale: eziologia – classificazione Strategie terapeutiche
Posizionamento del filo interdentale, quindi posizionamento e stabilizzazione della fibra e della chiave in silicone.
Vista occlusale prima della rimozione della diga
Stecca gessata incollata
Intradosso sabbiato della stecca incollata, applicazione della colla prima dell’incollaggio
Vista palatale della stecca dopo l’incollaggio
Vista vestibolare con stecca in posizione