Interrelazioni tra ortodonzia e parodontologia
L’ortodonzia è una terapia il cui campo d’azione non è altro che il parodonto dell’organo dentale e gli altri elementi dell’apparato masticatorio. Di conseguenza, si stabilisce automaticamente una stretta relazione tra parodontologia e ortodonzia; relazione durante la quale entrambi i terapeuti lavoreranno per un unico obiettivo: la salute orale.
II- Promemoria:
a- Equilibrio fisiologico dento-facciale:
L’arcata dentaria è mantenuta tra la pressione linguale che tende a vestibolarla e la pressione dei muscoli buccinatore e orbicolare della bocca che tendono a linguarla. Esiste quindi una zona di equilibrio chiamata “corridoio del castello o corridoio dentale”.
b- Forze e movimenti dentali:
1- I punti di forza:
La forza è definita come l’azione di un corpo su un altro corpo. Dal tasso di applicazione, abbiamo 3 tipi di forze:
- Continuare
- Discontinuo
- Intermittente
2- Origine delle forze:
- Funzionale
- Forze di origine ortodontica: generate dagli apparecchi ortodontici, sono studiate e ben orientate nel rispetto della salute parodontale.
3- Tipi di forze ortodontiche:
- Forze intermittenti: l’alternanza giornaliera di periodi di lavoro e periodi di riposo.
- Forze discontinue: l’alternanza di periodi di attività e periodi di riposo si estende su un intervallo di tempo sufficientemente lungo da consentire la riorganizzazione dei tessuti.
- Forze continue: distribuite da dispositivi fissi e molle a lunga durata.
4- Tipi di movimenti ortodontici:
- Versione
- Ingressi ed egressioni
- Coppia
- Rotazione
III- Reazioni dei tessuti parodontali al trattamento ortodontico:
1- A livello gengivale:
I vari dispositivi utilizzati per gli spostamenti dentali favoriscono la ritenzione della placca e quindi la comparsa di infiammazioni. Le misure igieniche devono essere rafforzate. In condizioni anatomiche sfavorevoli si nota la comparsa di recessioni.
2- A livello dell’attacco epiteliale:
L’inserimento di apparecchi ortodontici nel solco gengivale provoca non solo profonde alterazioni nell’attacco epiteliale, ma anche un’infiammazione che potrebbe essere responsabile della migrazione apicale dell’attacco epiteliale.
3- A livello del legamento parodontale:
- Reazione del sistema idraulico: collasso dei vasi con espulsione del sangue nei tessuti circostanti. Man mano che il sangue fuoriesce, lo spessore del parodonto diminuisce e il dente si muove leggermente.
- Reazione delle fibre desmodontali: Si traduce schematicamente in uno stiramento sul lato di tensione e in una compressione sul lato di pressione.
4- Reazione a livello dell’osso alveolare:
- Riassorbimento diretto: se la forza è leggera o costante nella zona di pressione, il riassorbimento avverrà direttamente nella lamina dura e continuerà regolarmente finché questa forza verrà mantenuta.
- Riassorbimento indiretto: se la forza è relativamente elevata, si verifica una zona di ialinizzazione rispetto alla quale non si verifica alcun riassorbimento. Tuttavia, il riassorbimento avviene all’interno dell’osso spugnoso, per cui l’intera parete ossea diventa sottile e il dente si sposta nella direzione del tessuto spugnoso.
- Apposizione ossea: sotto l’effetto della trazione, il nuovo osso si deposita sulla superficie interna dell’alveolo lungo le fibre allungate.
5- A livello del cemento e della dentina radicale:
- Forze grandi e durature causano il riassorbimento del cemento e della dentina.
- Le lesioni più gravi possono raggiungere il terzo apicale (ipercementosi e curvatura radicale).
IV- Esame clinico:
Il piano di trattamento può essere stabilito solo dopo un attento esame clinico:
1- Dal punto di vista parodontale: è necessario valutare
- Igiene orale e livello di motivazione del paziente.
- Condizioni gengivali: infiammazione, ipertrofia, recessione, HGA.
- Profondità delle tasche.
- Condizione dentale: migrazione, versione, mobilità.
- Studio dell’occlusione statica e dinamica.
- Valutazione delle ossa.
- Esami supplementari.
2- Dal punto di vista ortodontico:
- Esame clinico frontale e laterale.
- Esame endorale: denti, mascelle.
- Esame dei tessuti molli: gengiva, vestibolo.
- Occlusione statica e dinamica.
- Esame funzionale per rilevare anomalie comportamentali esaminando le espressioni facciali e l’attività dei muscoli propulsivi.
- Rileva parafunzioni e tic.
- Esami aggiuntivi: profilo TLR e calchi.
Non è possibile intraprendere un trattamento ortodontico su un parodonto malato senza causare un peggioramento dell’infiammazione e una perdita di attacco, da qui la necessità di attendere che il parodonto sia completamente guarito. Un parodonto ridotto ma sano è adatto a ricevere forze ortodontiche adattate e regolate in base alla quantità e alla qualità dell’osso residuo.
V- Contributo della parodontologia all’ortodonzia:
1- Paziente con parodonto sano:
a- Prima del trattamento ODF:
- Motivazione all’igiene e insegnamento dei metodi di spazzolatura.
- Esame dei denti e del loro parodonto che ci informa sui possibili rischi del trattamento previsto.
b- Durante il trattamento con ODF:
- Monitoraggio regolare delle condizioni parodontali mediante sondaggi regolari dell’SGD ed esecuzioni di radiografie per rilevare eventuali perdite di attacco prima che raggiungano proporzioni allarmanti.
- Se si manifesta ipertrofia gengivale, rafforzare il controllo dell’accumulo di placca ed eseguire una gengivectomia.
- Se durante il trattamento con ODF si verifica un problema di recessione: interrompere i movimenti, effettuare l’innesto e attendere la guarigione, quindi riprendere il trattamento.
- È inoltre opportuno rilevare alla palpazione del vestibolo un’eventuale prominenza radicolare, segno di fenestrazione o di deiscenza ossea (correggere la coppia radicolare-vestibolare).
c- Dopo i trattamenti ODF:
- Fibrotomia: la correzione delle rotazioni è difficile, spesso ricorrente, e richiede una contenzione abbastanza lunga.
- Papillomectomia: i trattamenti ortodontici che prevedono la chiusura degli spazi causano spesso una compressione dei tessuti papillari gengivali incompatibile con l’igiene dentale, per questo motivo si esegue una papillectomia per eliminare l’effetto cuneo.
2- Paziente con parodonto ridotto:
a- Caso di gengivite: trattamento della gengivite.
b- Casi di parodontite:
- Una diagnosi parodontale corretta.
- Trattamento parodontale eziologico mirato al controllo dell’infiammazione e del PB.
VI- Il posto dell’ortodonzia nel piano di trattamento parodontale:
1- Indicazione del trattamento ODF durante la terapia parodontale:
- Migrazione patologica di uno o più denti.
- Comparsa di un diastema.
2- Obiettivi del trattamento ODF durante la terapia parodontale:
- Trovare un asse dentale corretto.
- Ripristinare l’estetica.
- Prevenzione della formazione della placca batterica.
3- Momento dell’ortodonzia nella terapia parodontale:
- In caso di gengivite dopo la terapia iniziale.
- In caso di parodontite dopo la terapia iniziale.
- Contemporaneamente alla terapia chirurgica per sfruttare la guarigione ossea.
- In caso di affollamento grave, il trattamento ODF precederà la terapia parodontale.
4- Particolarità dell’ortodonzia su parodonto ridotto:
Per ottenere l’effetto terapeutico desiderato, senza indurre azioni iatrogene, è necessario utilizzare forze più leggere e costanti. L’uso di alcune terapie ortodontiche permette di preservare o mantenere un parodonto ridotto, o addirittura favorire la rigenerazione ossea.
5- Contributo dell’ortodonzia alla parodontologia:
- Controllo più semplice della placca correggendo le malposizioni dentali e ripristinando la morfologia fisiologica di ossa e gengive.
- Riabilitazione dell’estetica e facilitazione dell’applicazione del retainer.
- Ripristino di uno schema occlusale stabile eliminando le forze dannose che possono indurre traumi occlusali o aggravare infiammazioni preesistenti.
- Riducendo il parodonto, si migliora il rapporto corona/radice, si diminuisce addirittura la profondità delle tasche, si aumenta l’altezza della gengiva aderente e si migliorano le recessioni.
- Riposizionamento del dente nel suo alveolo circondato da sufficiente osso.
- Riposizionamento del complesso alveolo-dentale nell’arcata (il dente e il suo alveolo vengono posizionati nella zona di equilibrio per evitare una pressione muscolare eccessiva).
- Ripristino dell’equilibrio della funzione neuromuscolare: eliminazione di tic e cattive abitudini, eliminazione dei microtraumi.
6- Effetto iatrogeno del trattamento ortodontico:
- Lesioni coronariche: gli apparecchi ortodontici mal adattati favoriscono l’infiltrazione di cibo, la formazione di placca, carie e decalcificazione.
- Lesioni gengivali: iperplasia, decapitazione delle papille, ulcerazioni e lesioni del solco.
- Lesioni della polpa: necrosi, una forza significativa può causare stasi dei vasi sanguigni che può portare a reazioni apicali, mortificazioni della polpa.
- Riassorbimento radicolare.
- Curvature delle radici.
- Ipercementosi.
- Necrosi ossea alveolare e degenerazione parodontale.
7- Contesa ODF:
Al termine del trattamento ortodontico attivo, la contenzione è necessaria per evitare ricadute derivanti dal lungo periodo di riorganizzazione dei tessuti parodontali e dalla loro stabilizzazione nella nuova posizione dentaria ottenuta con questo trattamento. L’apparecchio ortodontico di contenzione può essere fisso o rimovibile e verrà rimosso al termine del periodo di riorganizzazione definitiva dei tessuti parodontali. In caso di parodonto ridotto, al termine del trattamento ortodontico è necessario passare alla contenzione, spesso fissa, mediante una stecca cementata o un filo rivestito.
8- Adeguamento occlusale e ortodonzia:
Le forze generate dagli apparecchi ortodontici possono comportarsi come forze traumatiche; Per fare questo sarà necessario ridurne l’effetto dannoso controllando l’occlusione attraverso la molatura selettiva durante il trattamento ortodontico e anche dopo.
VII- Manutenzione:
Dopo la fine del trattamento, il paziente si sottopone a sedute di mantenimento per individuare e prevenire eventuali recidive di malposizionamento o di malattia parodontale.
Conclusione:
Trascurare o sottovalutare l’influenza della terapia ortodontica sul parodonto e viceversa può avere conseguenze devastanti in particolare per l’organo dentale e persino per la salute dell’apparato masticatorio in generale.
Interrelazioni tra ortodonzia e parodontologia
I denti del giudizio possono causare dolore se crescono storti.
Le corone in ceramica offrono un aspetto naturale e un’elevata resistenza.
Le gengive sanguinanti durante lo spazzolamento dei denti possono indicare una gengivite.
Brevi trattamenti ortodontici correggono rapidamente piccoli disallineamenti.
Le otturazioni dentali in composito sono discrete e durature.
Gli spazzolini interdentali sono essenziali per la pulizia degli spazi stretti.
Una dieta ricca di vitamine rafforza denti e gengive.