Cuore e cavità orale
Piano
1. Introduzione
2. Promemoria:
2.1. Anatomia del cuore
2 .2. Fisiologia del cuore
3. Comportamento da adottare
3.1. Rischio infettivo,
3.1.1. Definizione
3.1.2. Fisiopatologia
3.1.3. Diagnosi
3.1.4. Evoluzione delle raccomandazioni e delle modalità di profilassi antibiotica
3.1.5. Malattie cardiache con rischio infettivo
3.1.6. Precauzioni da adottare contro il rischio di infezione
3.1.7. Modalità di profilassi antibiotica dell’endocardite infettiva
3.2. Rischio di sanguinamento
3.2.1. Malattia cardiaca con rischio emorragico
3.2.2. Modificatori della coagulazione
3.2.3. Gestione dei pazienti a rischio emorragico
3.2.4. Precauzioni da prendere
3.3. Rischio di sincope
3.3.1. Definizione di sincope
3.3.2- Eziologie della sincope
3.3.3- clinica
3.3.4. Pazienti a rischio di sincope
3.3.5. Prevenzione della sincope
3.3.6. Trattamento della sincope
4. Conclusione.
BIBLIOGRAFIA
1. Introduzione
La gestione dei pazienti cardiaci, definiti per eccellenza “pazienti a rischio”, occupa un posto sempre più importante nella pratica quotidiana dell’Odontoiatra.
Quando si ha a che fare con questi pazienti, il medico si trova ad affrontare il rischio di infezione, emorragia o sincope o la combinazione di 2 o 3 rischi. Per fare ciò è essenziale che il medico abbia una conoscenza perfetta della malattia e dei suoi rischi, del trattamento seguito dai suoi pazienti nonché del comportamento da adottare nei loro confronti specifico.
2. Promemoria
2.1. promemoria anatomico
Il cuore è un muscolo essenziale per la circolazione del sangue nel corpo. È azionato da contrazioni ritmiche regolari e agisce come una pompa che garantisce la distribuzione del sangue a tutti gli organi del corpo. Invia – attraverso le arterie – sangue ossigenato agli organi e garantisce la circolazione del sangue venoso ai polmoni, che verranno poi ricaricati di ossigeno.
Il cuore è situato nella cavità toracica e occupa il mediastino anteriore tra i due polmoni. Una parete stagna (il setto) divide il cuore in due camere (cuore destro) e cuore sinistro, ciascuna composta da un atrio nella parte posteriore e un ventricolo nella parte anteriore, separati da valvole (Fig. 1). Ci sono 4 valvole:
– 2 valvole atrioventricolari (valvola tricuspide – 3 valvole – e una valvola mitrale formata da 2 valvole),
– 2 valvole arteriose (1 polmonare e 1 aortica con 3 valvole sigmoidee ciascuna)
Cuore e cavità orale
Il ruolo di queste valvole è quello di consentire il passaggio del sangue in una sola direzione, ovvero dagli atri ai ventricoli (valvola mitrale a sinistra e tricuspide a destra) e dai ventricoli alle arterie che escono dal cuore (valvola aortica a sinistra e polmonari a destra).
La parete cardiaca è composta da 3 strati:
L’endocardio che riveste la superficie interna delle cavità cardiache e le superfici delle valvole;
Il miocardio assomiglia a un muscolo striato e si contrae spontaneamente;
Il pericardio, che costituisce l’involucro del cuore, è formato da due strati (pericardio viscerale e pericardio parietale).
2.2. Promemoria fisiologico
Il cuore funziona a cicli, in cui sistole (contrazione) e diastole (rilassamento e riempimento) si susseguono. Il cuore destro riceve sangue deossigenato attraverso le due vene cave. Questo sangue passa dall’atrio al ventricolo, che lo invia ai polmoni tramite l’arteria polmonare. Il cuore sinistro riceve il sangue riossigenato tramite le 4 vene polmonari. Questo sangue passa dall’atrio al ventricolo, che lo espelle nell’aorta. Questo lo distribuisce in tutto il corpo e al cuore attraverso le arterie coronarie ( FIG 2).
Cuore e cavità orale
3. La condotta da adottare :
La gestione dei pazienti cardiaci presso lo studio dentistico è frequente, è necessario adottare un certo numero di precauzioni (interrogatori, premedicazione, ecc.) per evitare uno stato di sofferenza cardiorespiratoria, emorragia o malattia infettiva.
Il primo passo per prevenire questi rischi consiste in un interrogatorio approfondito del paziente che deve far emergere 3 punti essenziali:
• La malattia: natura (diagnosi), data di inizio, sviluppo, stato attuale.
• Il/i trattamento/i seguito/i, passato/i o presente/i, medicinale/i o chirurgico/i.
• Valutazioni effettuate per valutare l’efficacia e la stabilità del trattamento in corso (ad esempio anticoagulante)
Nella maggior parte dei casi sarà necessario contattare il medico curante. In accordo con quest’ultimo, è possibile che venga istituita una premedicazione o una modifica del trattamento attuale.
3.1. Il rischio di infezione
In un soggetto sano, il passaggio di germi commensali nel sangue provoca solo una batteriemia transitoria. In un soggetto con cardiopatia, operato o meno, questa batteriemia può causare un incidente infettivo. la lesione cardiaca è il letto di questa infezione: possiamo quindi provocare l’endocardite batterica OSLER.
3.1.1. Definizione :
L’endocardite infettiva (EI) è un attacco all’endocardio da parte di germi il cui passaggio nel sangue è causato da una rottura della mucosa o della cute. Questi germi si innestano poi nell’endocardio, in particolare a livello delle valvole, creando vegetazioni che possono staccarsi in qualsiasi momento e dare origine a embolie settiche.
È una malattia rara ma grave. I fattori che contribuiscono sono: valvulopatia, protesi valvolari, soprattutto del cuore sinistro. L’EI può essere acuta (più spesso in un cuore sano) o subacuta in un endocardio precedentemente danneggiato (è la malattia di Osler).
Il punto di ingresso del germe è:
- La via più frequente è quella orale nel 27% dei casi
- 20% dei casi in interventi chirurgici cardiaci, cateterizzazione, perfusioni.
- 18% dei casi: urologia e chirurgia ostetrica
- 16% dei casi: ORL
- 10% dei casi: chirurgia extracardiaca, iniezione parenterale.
- 7% dei casi: via cutanea.
3.1.2. Fisiopatologia:
Nello sviluppo dell’EI vengono descritte 3 fasi:
• 1° stadio: deposito di fibrina e piastrine sull’endotelio valvolare facilitato da lesioni endoteliali meccaniche o infiammatorie preesistenti
• 2° stadio: adesione batterica alle valvole durante la batteriemia transitoria
• 3° stadio: moltiplicazione dei batteri nelle valvole con estensione e distruzione locale (ascesso e insufficienza cardiaca dovuta alla distruzione valvolare) seguita da disseminazione a distanza.
3.1.3. Diagnosi:
I segni clinici sono spesso insidiosi. L’infezione sistemica si manifesta con brividi, febbre, sudorazione, malessere generale, perdita di peso e dolori muscoloscheletrici. Talvolta la malattia si manifesta immediatamente attraverso una complicazione, come l’insufficienza cardiaca destra o sinistra o manifestazioni emboliche.
Gli esami aggiuntivi sono:
– emocolture: eseguire 3 coppie di emocolture nell’arco di 24 ore, a distanza di un’ora l’una dall’altra, prima di assumere qualsiasi ATB; se negative, ripetere le emocolture 3 giorni dopo.
– ecografia cardiaca: l’ecografia transesofagea è la più sensibile per la diagnosi di vegetazioni e ascessi.
3.1.4. Evoluzione delle raccomandazioni e delle modalità di profilassi antibiotica
- Raccomandazioni del 1997: i cardiologi americani hanno proposto 3 gruppi di rischio (alto, moderato, basso).
- Raccomandazioni del 2002: i francesi sono passati da 3 a 2 gruppi di pazienti a rischio (rischio alto, rischio basso), raccomandando la profilassi antibiotica formale per il primo gruppo (gruppo A) e la profilassi antibiotica facoltativa per il secondo gruppo (gruppo B).
- Nel 2007 sono passati a un unico gruppo di rischio (gruppo A).
Le ragioni per cui l’indicazione alla profilassi antibiotica è stata limitata sono:
- La batteriemia a rischio di indurre endocardite infettiva è più probabilmente dovuta al passaggio quotidiano di germi nel flusso sanguigno legato alle attività quotidiane (masticazione, spazzolatura) “nozione di batteriemia spontanea” rispetto ad attività oro-dentali occasionali.
- Non vi sono prove né dell’efficacia né dell’inefficacia della profilassi antibiotica.
- L’uso diffuso della profilassi ATB porta alla comparsa di microrganismi resistenti.
- Anche una profilassi antibiotica applicata in modo impeccabile previene solo un numero limitato di casi di EI.
3.1.5. Malattie cardiache con rischio infettivo
Cuore e cavità orale
IA: insufficienza aortica; IM: rigurgito mitralico; AR: stenosi aortica; PVM: prolasso della valvola mitrale; ASD: difetto del setto atriale (cardiopatia non a rischio)
3.1.6. Precauzioni da adottare contro il rischio di infezione:
Il loro obiettivo è quello di ridurre la batteriemia spontanea e indotta mediante l’applicazione di misure di prevenzione dell’endocardite infettiva.
– instaurazione di una rigorosa igiene orale
– ricerca ed eradicazione di qualsiasi fonte di infezione. Quindi, a seconda del rischio, è necessario:
Nei pazienti ad alto rischio:
- Le malattie parodontali richiedono l’estrazione
- La detartrasi è proposta solo in caso di gengivite
- Alla fine del trattamento verranno mantenuti solo i denti con parodonto sano o guarito.
- È possibile implementare tecniche di styling escludendo lo styling diretto e la pulpotomia.
- Estrarre i denti con polpa danneggiata e i denti traumatizzati;
- Astensione dall’estrazione di denti inclusi profondi che non presentano rischio di disinclusione o pericoronite.
- Controindicano la chirurgia parodontale, gli impianti e la chirurgia periapicale;
– Prima dell’intervento di sostituzione valvolare, i pazienti rientrano nella categoria ad alto rischio di endocardite infettiva
È necessario effettuare una valutazione completa delle immagini dentali;
Verranno mantenuti solo i denti con polpa o con trattamento endodontico perfetto, senza allargamento desmodontale, risalenti a più di un anno fa e con parodonto sano.
Tutti gli altri denti devitalizzati con trattamento endodontico incompleto, denti con lesioni parodontali, radici e apici persistenti verranno estratti almeno 15 giorni prima dell’intervento cardiaco (tranne in caso di urgenza).
Nei pazienti a rischio:
- Denti con malattia parodontale: come per i pazienti ad alto rischio;
- Sono sconsigliati interventi di chirurgia parodontale, implantologia e chirurgia periapicale.
- In caso di infiammazione della polpa:
- denti monoradicolati: si consiglia di effettuare la rimozione della polpa tenendo conto degli elementi di riflessione in caso di profilassi antibiotica.
- denti pluriradicolati: l’indicazione alla conservazione rientra nella competenza dello Specialista in profilassi antibiotica. In caso di necrosi pulpare: è necessaria l’estrazione.
Profilassi antibiotica | Malattie cardiache ad alto rischio | Minor rischio di malattie cardiache |
Gesto orale rischioso | Raccomandato | Opzionale |
Gesto orale-dentale non rischioso | Non consigliato | Non consigliato |
NB: per il gruppo B, questi sono i fattori di rischio che orientano questa scelta:
A favore della prescrizione:
– Età superiore ai 65 anni
– Patologia associata: diabete, insufficienza cardiaca, insufficienza renale, ecc.
– Scarsa salute orale
– Procedura odontoiatrica: sanguinamento significativo, tecnicamente difficile
A favore dell’astensione:
– Allergia a molti ATB
– Desiderio del paziente
3.1.7. Modalità di profilassi antibiotica dell’endocardite infettiva
Modalità di profilassi antibiotica dell’endocardite infettiva: AFSSAPS 2011
Prodotto | Dosaggio e via di somministrazione (dose singola 30-60 min prima | |
Nessuna allergia alle ß-lattamine | Amoxicillina | 2 g/per os |
Allergia alle ß-lattamine | Clindamicina/Pristinamicina | 600 mg/per os1 g/per os |
Dosaggio pediatrico: per os
Amoxicillina 50 mg/Kg;
Clindamicina 20 mg/Kg;
Pristinamicina 25mg/Kg
In caso di procedura oro-dentale a rischio di EI:
- Prenotare la visita del paziente preferibilmente al mattino, per evitare lo stress della giornata,
- Sciacquo preoperatorio con collutorio alla clorexidina
- Profilassi antibiotica per procedure sanguinolente;
- I gesti devono essere il meno traumatici possibile.
- Se sono previste più sedute di trattamento, è necessario rispettare un intervallo minimo di 10-15 giorni tra una seduta e l’altra oppure alternare l’antibiotico (amoxicillina; clindamicina; pristinamicina);
- In caso di endocardite infettiva intervenire almeno 1 mese dopo.
- In caso di febbre reumatica acuta isolata (IRA) (senza coinvolgimento cardiaco); avvicinare l’atto alla data dell’iniezione di Extencillin
- In caso di RAA con coinvolgimento cardiaco; sottoporre il paziente a profilassi antibiotica: Pristinamicina, Clindamicina o Azitromicina.
- Tutti i pazienti dei gruppi A e B devono essere informati regolarmente della necessità di consultare rapidamente il proprio cardiologo in caso di febbre.
3.2. Il rischio di sanguinamento
3.2.1. Malattie cardiache con rischio di emorragia:
Si tratta di tutti i pazienti cardiaci il cui trattamento si basa su un agente antipiastrinico, un anticoagulante o un agente antifibrinolitico:
- Malattie tromboemboliche.
- Cardiopatia ischemica.
- Storia della chirurgia cardiovascolare.
- Malattia valvolare cardiaca e persone con protesi valvolari.
- Disturbi del ritmo.
3.2.2. Modificatori della coagulazione
3.2.2.1. Anticoagulanti:
- Eparine:
- Eparina non frazionata (calciparin®)
- Eparine a basso peso molecolare:
* Enoxaparina sodica (Lovenox®)
* Tinzaparina sodica (Innohep®)
- Antivitamina K:
Interferiscono con la vitamina K, necessaria per la coagulazione. Prolungano il TP e vengono utilizzati nelle patologie tromboemboliche, nei disturbi del ritmo e nelle patologie cerebrali…
La zona terapeutica corrisponde ad un INR compreso tra 2 e 3 (ovvero TP compreso tra 45 e 30%).
Gli anticoagulanti più comunemente prescritti
- Acenocumarolo (Sintrom®)
- Fluindione (previscan®)
- Warfarin (Coumadin®)
Nuovi anticoagulanti orali
- Rivaroxaban (Xarelto®): inibitori diretti del fattore Xa
- Dabigatran (Pradaxa ®): inibitore diretto della trombina
Gli anticoagulanti orali diretti (DOAC) (Xarelto ®) inibiscono in modo specifico e diretto i fattori della coagulazione attivati, ovvero la trombina (fattore IIa) o il fattore Stuart attivato. Sono destinati ad essere ampiamente utilizzati nel trattamento della malattia tromboembolica venosa o nella fibrillazione atriale come sostituti dell’antivitamina K (AVK)
3.2.2.2. Agenti antipiastrinici:
- Acido acetilsalicilico (Aspégic®).
- Ticlopedina (Ticlid®).
- Clopidogrel (Plavix®).
- Acetilsalicilato (Kardégic®).
NB: ci sono nuovi agenti antipiastrinici:
- Prasugrel; Ticagrelor; Cangrelor:
3.2.2.3. Modificatori della fibrinolisi:
I fibrinolitici sono utilizzati negli ospedali per il trattamento delle embolie, per sciogliere i coaguli (Steptase ®, Urokinase ®)
Gli inibitori della fibrinolisi agiscono inibendo l’attivazione del plasmogen (Exacyl ®, Hemocaprol ®, Capramol ®, Frenolyse ®) o l’attività della plasmina (Iniprol ®, Zymofren ®)
3.2.3. Gestione dei pazienti a rischio di emorragia:
- Pazienti in terapia con anticoagulanti:
- Sotto anti-vitamina K:
Richiedere una valutazione della coagulabilità per il giorno della procedura 24 ore prima della procedura: TP (tasso di protrombina) e INR (rapporto internazionale normalizzato).
- L’INR (TQ paziente/TQ controllo, questo rapporto viene elevato alla potenza ISI
– ISI: Indice di sensibilità internazionale o Indice standardizzato internazionale; è una modalità di espressione del Quick time utilizzata per evitare variabilità dei risultati a seconda della tromboplastina utilizzata e quindi dei laboratori .
- Se INR (2-3) o TP (30%-45%): è possibile l’intervento.
- L’intervento chirurgico deve essere posticipato nei casi in cui l’INR è superiore a 4
NB: Per i pazienti con protesi valvolari meccaniche, grave malattia della valvola mitrale con fattori contribuenti: la finestra terapeutica per l’INR è: (3 – 4,5).
- pazienti che assumono eparina (CALCIPARINE®) :
– Valutazione biologica secondo il tempo HOWELL che deve essere di 2 min 30 e 4 min 30
– Valutazione nel frattempo: possibilità di intervento
– In caso contrario, indirizzare il paziente al proprio cardiologo
- Pazienti che assumono farmaci antipiastrinici :
• Soggetto in Clopidogrel: – FNS completo
– Valutazione dell’emostasi
• La TS non deve essere eseguita per stimare il rischio di sanguinamento di un paziente in trattamento con (aggreganti antipiastrinici), poiché la sua sensibilità è incoerente.
-Attualmente non esiste un test biologico valido di routine per identificare i pazienti sottoposti ad AAP che potrebbero avere un rischio maggiore di sanguinamento durante l’intervento chirurgico.
-La valutazione precisa del rischio di emorragia si basa quindi principalmente sull’interrogatorio medico e sull’esame clinico .
3.2.4. Precauzioni da prendere
- Precauzioni pre e perioperatorie:
- Sarà necessario intervenire solo se si possiede una perfetta tecnica di emostasi locale.
– Pianificare la procedura all’inizio della giornata e all’inizio della settimana.
– L’anestesia locoregionale con Spix Spine è formalmente controindicata (rischio di ematoma faringeo).
– Anestesia periapicale con vasocostrittore.
– Ridurre al minimo il trauma e l’estensione del sito chirurgico.
– L’uso sistematico dei metodi di emostasi locale rimane la regola:
- Compressione locale immediata per 10 minuti con compresse imbevute di acido tranexamico (Exacyl ®)
- Un’otturazione alveolare con:
- colle emostatiche biologiche di origine umana (Biocol®, Tissucol®, Bériplaste®)
- ossicellulosa vegetale (Surgicel®): non consigliata per il contatto con le ossa
- Realizzazione di suture (con filo riassorbibile):
- Le stecche compressive in silicone rappresentano una tecnica di compressione complementare.
- Precauzioni post-operatorie:
- Non prescrivere l’aspirina come antidolorifico.
- Evitare di prescrivere FANS per il controllo del dolore.
- – Se si rende necessaria una prescrizione di antinfiammatori, è preferibile un trattamento corticosteroideo a breve termine
- È controindicato sciacquare la bocca con il collutorio per le prime 24 ore.
- Fornire consigli post-operatori adeguati.
- Non mangiare né bere per 2 o 3 ore dopo l’intervento.
- Niente cibo caldo per il resto della giornata.
- Masticare dal lato opposto al sito chirurgico.
- In caso di sanguinamento, applicare una garza e tenere premuto per 20 minuti; se il sanguinamento non si ferma, contattare il dentista.
- Si consiglia un controllo a distanza di 24-48 ore o un semplice contatto telefonico per verificare la corretta aderenza alle indicazioni post-operatorie.
3.3. Il rischio di sincope
3.3.1. Definizione di sincope:
Si tratta di una perdita di coscienza breve, completa, improvvisa e reversibile, dovuta a una riduzione dell’ossigenazione cerebrale.
3.3.2- Eziologie della sincope: È dovuta ad anossia o ischemia cerebrale. Può essere legata a:
• Una condizione cardiovascolare
• Un disturbo del ritmo
• Asfissia
• Un brusco passaggio dalla posizione sdraiata a quella eretta (ipotensione ortostatica)
• Ipokaliemia (diminuzione dei livelli di potassio nel sangue)
Nella maggior parte dei casi la sincope è dovuta ad un’iperattività del sistema nervoso autonomo parasimpatico, si parla allora di sincope vagale o riflessa e che si verifica in caso di dolore intenso, emozione (paura, stress, ecc.), compressione del collo (seno carotideo)
3.3.3- clinica:
La sincope si manifesta con una perdita improvvisa di coscienza e provoca una contrazione muscolare completa, spesso con caduta del paziente. Il paziente è pallido, non reagisce più ai rumori o ai pizzichi e non ha polso. La durata della perdita di coscienza è minima, nella maggior parte dei casi inferiore a 1 minuto. La ripresa è spontanea, completa, molto rapida e preceduta da una ricolorazione del volto. Quando la perdita di coscienza è prolungata, si parla allora di Coma.
3.3.4. Pazienti a rischio di sincope
Tutti i pazienti possono manifestare sincope, ad eccezione dei portatori di pacemaker.
- Pazienti ad alto rischio:
– Ipertensione.
– Disturbi del ritmo.
– Cardiopatia ischemica.
– Stenosi aortica
- Pazienti a rischio:
– Cardiomiopatie.
– Embolie polmonari.
– Cardiopatia congenita cianotica.
– Insufficienza cardiaca.
Questi pazienti possono manifestare sincope a causa della loro malattia cardiovascolare, del trattamento in corso (farmaci antipertensivi) e del fattore emotivo o di stress specifico di tutti gli individui, nonché dell’anestesia.
NB / I betabloccanti (prescritti in caso di angina pectoris, disturbi del ritmo e alcuni tipi di ipertensione) associati all’anestesia locale possono comportare rischi cardiovascolari (bradicardia, ipotensione) e bronchiali (broncospasmo).
3.3.5. Prevenzione della sincope:
- Preparazione psicologica (È necessario instaurare un clima di fiducia tra medico e paziente).
- Un preparato sedativo per ridurre lo stress: idrossizina (Atarax® 25 mg) o diazepam (Valium® 5 mg: 1 compressa il giorno prima e 1 compressa 1 ora prima dell’atto);
- Non intervenire su un paziente stanco o a digiuno;
- Il paziente deve essere sistemato comodamente, in posizione sdraiata durante l’anestesia:
- la cartuccia deve essere tiepida, l’iniezione deve essere lenta:
- Rimuovere i vasocostrittori dalla soluzione anestetica
- Evitare atti dolorosi;
- Evitare interventi lunghi;
- Monitorare il paziente per mezz’ora dopo la procedura .
3.3.6. Trattamento della sincope:
In caso di svenimento, è necessario:
– Interrompere il trattamento;
– Valutare i segni vitali: pressione sanguigna, polso, livello di coscienza.
– Assicurare lo svuotamento della cavità orale;
– Posizionare il paziente in posizione sdraiata con la testa in iperestensione;
Se il fastidio persiste si procede con un massaggio cardiaco esterno, che sarà accompagnato da un
ventilazione artificiale mediante bocca a bocca o mediante apposito dispositivo, oppure effettuare una
iniezione sottocutanea di atropina alla dose di 0,5 mg (in attesa dell’equipe medica)
Conclusione:
Se la decisione di operare un paziente affetto da cardiopatia è di esclusiva responsabilità del medico interessato, tale decisione deve basarsi su una riflessione basata sull’indagine medica preoperatoria, sugli accertamenti complementari necessari ma soprattutto sulla piena collaborazione tra cardiologo e odontoiatra.
Pertanto, il contatto con il medico curante dovrebbe costituire il primo passo nel trattamento di questa tipologia di pazienti.
Bibliografia:
- Roche Y. Rischi medici nello studio dentistico nella pratica quotidiana 2010 2a edizione.
- Parise P, Mainardi JL. Novità sull’endocardite infettiva. Rivista di medicina interna 2010
- Delahaye F, Harbaoui B, Cart-Regal V, de Gevigney G. Raccomandazioni sulla prevenzione dell’endocardite infettiva: uno sviluppo importante negli ultimi sette anni 2009.
- Gestione perioperatoria dei pazienti trattati con farmaci antitrombotici in chirurgia orale/Raccomandazioni. SFCO luglio 2011
- Anticoagulanti orali diretti: qual è il ruolo della biologia nel loro monitoraggio e/o utilizzo? Ann BiolClin2016; Italiano: 74 (1): 69-77
- Ibourk A, Kissi L, Ben Yahya I. Gestione dei pazienti con malattie cardiache in chirurgia orale: aggiornamento. La posta del dentista 2018.
FINE
Una buona igiene orale è essenziale per prevenire carie e malattie gengivali.
Una pulizia regolare dal dentista aiuta a rimuovere la placca e a mantenere una bocca sana.
L’inserimento di impianti dentali è una soluzione a lungo termine per sostituire un dente mancante.
Le radiografie dentali aiutano a diagnosticare problemi invisibili a occhio nudo, come la carie.
Si consiglia una visita dal dentista ogni sei mesi per un monitoraggio preventivo e personalizzato.