Classificazione e trattamento delle lesioni interradicolari

Classificazione e trattamento delle lesioni interradicolari

Classificazione e trattamento delle lesioni interradicolari

  1. Introduzione :

La diagnosi, la prognosi e il trattamento dei denti con interessamento della forcazione sono regolati dagli stessi principi generali applicabili ai denti monoradicolati.

Tuttavia, nonostante la stabilità aggiuntiva fornita dall’ancoraggio radicolare supplementare, i denti multiradicolati e i loro dintorni presentano alcune caratteristiche anatomiche che rendono difficile il trattamento e imprevedibili i suoi risultati.

  1. Definizione :

2-1-La zona di biforcazione:

Classificazione e trattamento delle lesioni interradicolari

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2-3-La lesione interradicolare: 

Si tratta di una perdita di tessuti parodontali con lisi ossea in senso corono-apicale e in senso vestibolo-linguale del setto interradicolare.

  1. Considerazioni anatomiche:
    1. Il dente:
  • Posizione della biforcazione rispetto alla giunzione smalto-cemento.
  • Concavità della superficie interna delle radici nude.
  • Il grado di separazione delle radici.
  1. L’osso alveolare:

La forma dell’osso nella biforcazione esposta può essere orizzontale oppure possono esserci vari gradi di perdita ossea verticale vicino alle radici o al lato della biforcazione dell’osso buccale o linguale.

Inoltre, uno spesso bordo osseo linguale o vestibolare, a livello dei denti adiacenti a una cresta obliqua esterna, può favorire la formazione di lesioni simili a depressioni verticali nell’area della forcazione. D’altro canto, un osso radicolare sottile causerà una perdita ossea totale e non si formeranno lesioni verticali. 

  1. La gomma: 

La presenza di sufficiente tessuto gengivale cheratinizzato aderente e di un’adeguata profondità vestibolare faciliteranno il trattamento della gengiva nell’area della biforcazione.

  1. Eziologie: 

Rappresentato dalla triade Weski 1936, che include: fattori locali; fattori generali; fattori costituzionali.

  1. L’approccio diagnostico:
    1. Esame clinico:
  1. l’esame radiologico.
  2. classificazione delle lesioni interradicolari:

a-Classificazione orizzontale delle lesioni della forcazione Secondo la scala di Lindhe e Nyman:

Classificazione e trattamento delle lesioni interradicolari

Classificazione e trattamento delle lesioni interradicolari

b-Classificazione verticale delle lesioni di forcazione classe 3 secondo TARNOW e FLETCHER:

Classificazione e trattamento delle lesioni interradicolari

Classificazione e trattamento delle lesioni interradicolari

  1. le finalità del trattamento:

Il trattamento delle lesioni interradicolari prevede tecniche chirurgiche, che avranno i seguenti obiettivi:

  • intervento sotto controllo visivo e accesso alle superfici radicolari per poter effettuare un corretto debridement;
  • eliminazione dei sacchi;
  • instaurazione, a livello della regione dento-gengivale, di una morfologia che faciliti la corretta esecuzione delle cure igieniche da parte del paziente. 
  1. Classe I:
  • detartrasi e levigatura radicolare.
  • Odontoplastica.
  • Gengivectomia/gengivoplastica.
  • Interventi chirurgici a lembo.
  1. Classe II:
  • Detartrasi e levigatura radicolare.
  • Odontoplastica.
  • A brandelli.
  • Resezione radicolare.
  • Chirurgia ossea additiva (innesto/RTG)
  • Estrazione.
  1. classe III: 
  • detartrasi e levigatura radicolare.
  • Odontoplastica.
  • Resezione radicolare (amputazione radicolare)
  • Scavo di gallerie.
  • Trasmissione RTG.
  • Estrazione.
  1. i criteri di selezione:
  • secondo la classe (classificazione universale) 
  • indagine sulle sacche del settore interessato
  • carattere di lisi a livello prossimale;
  • carattere di lisi a livello interradicolare;
  • anatomia della radice: altezza del tronco della radice larghezza dello spazio interradicolare prossimità delle radici dei denti adiacenti;
  • progetti terapeutici a priori: conservazione dei denti naturali o protesi fisse.
  1. Trattamento delle lesioni interradicolari:
    1. Trattamento conservativo:
      1. Decalcificazione-superficie :

La detartrasi è una procedura che consiste nella rimozione della placca e del tartaro dalla superficie dei denti.

A seconda della posizione dei depositi, la desquamazione sarà sopra o sottogengivale.

La levigatura radicolare comporta la rimozione del cemento “ammorbidito”, lasciando la superficie della radice dura e liscia. 

  1. Curettage parodontale:

Il curettage parodontale è definito come la rimozione della superficie interna della parete dei tessuti molli della tasca mediante una curette (Lindhe 1986).

Lo scopo del curettage parodontale cieco è:

  • Per controllare e perfezionare sotto anestesia:
  • rimozione di depositi morbidi e calcificati dalla superficie del dente;
  • rimozione del cemento infiltrato;
  • lucidatura delle radici (superficie liscia e pulita che consente il riattacco dei tessuti molli).
  • Per eliminare:
  • il tessuto epiteliale patologico che riveste la base della tasca;
  • il tessuto connettivo infiltrato dell’attacco.
  1. Tecniche resettive:
    1. Odontoplastica-gengivoplastica:  

Questo termine significa “rimodellamento del dente” rispetto al danno della forcazione. Ciò comporta l’ingrandimento del diametro della forcazione in direzione bucco-linguale o mesio-distale nonché in direzione corono-apicale. Questo viene fatto utilizzando una fresa diamantata ad alta velocità. 

         Gengivoplastica: 

La superficie gengivale viene regolarizzata utilizzando uno scalpello COSTAVEJO e l’angolo formato dall’incisione viene arrotondato. Questo intervento di chirurgia plastica può essere eseguito utilizzando strumenti rotanti. Questo serve a perfezionare il contorno gengivale in relazione alla biforcazione. 

  1. gengivectomia:

Per Lindhe: “La gengivectomia è una tecnica chirurgica che mira a eliminare i tessuti molli della tasca, si tratta quindi di un’escissione gengivale mediante incisione seguita da escissione (plastica), e a seconda del tipo di incisione si parla di GBI o GBE.”

  1. tunneling:
  • Ha lo scopo di creare uno spazio interradicolare che consenta il passaggio di una spazzola per una perfetta pulizia di questa zona.
  • Le indicazioni sono limitate:
  • infortuni di classe 02 e 03;
  • alveolisi interradicolare infraossea orizzontale o angolare;
  • molare superiore dopo l’amputazione di una delle 03 radici; 
  • bassa altezza delle radici del tronco;
  • ampio spazio interradicolare.
  1. odontoplastica-osteoplastica:

Se il diametro del tunnel della forcazione è stretto o l’accesso alla forcazione è limitato, si può ricorrere all’osteoplastica. potrebbe essere necessaria un’odontoplastica. Successivamente si procede alla rimodellazione del dente e dell’osso alveolare nella zona della forcazione.
Questa tecnica viene solitamente utilizzata come parte di un intervento di chirurgia parodontale completo e raramente viene utilizzata da sola.

  1. Lembo di WIDMAN e lembo di WIDMAN modificato: si tratta di un lembo mucoperiosteo.

  Secondo Widman i vantaggi rispetto alla gengivectomia:

  • guarigione per prima intenzione quindi miglior comfort per il paziente
  • capacità di ripristinare il corretto contorno osseo in siti con difetti ossei angolari.

Le indicazioni: 

  • sondaggio che rivela sacche da 07 a 08 mm
  • tutte le classi;
  • lisi con difetti angolari da moderati a medi.        
  • un tronco con radice lunga.
  • Widman modificato: ha le stesse indicazioni dell’originale, ma è destinato ai molari con tronco radicolare corto.
  1. lembo spostato apicalmente:

È una tecnica utilizzata per eliminare la tasca parodontale

L’incisione è smussata internamente, viene spostata apicalmente rispetto alla sua posizione iniziale

La posizione del lembo spostato dipende da:

  • spessore del bordo marginale nel settore da trattare 
  • altezza della gomma attaccata
  • la lunghezza della corona clinica richiesta per un moncone protesico 

Indicazione: 

  • Ridurre la tasca parodontale
  • Aumentare l’altezza della gengiva aderente 
  • Allungare la corona clinica
  • lesione interradicolare.
  1. emisezione e amputazione della radice:
  • Emisezione: 

Nell’emisezione, il dente viene tagliato a metà. La tecnica viene utilizzata esclusivamente sui molari mandibolari per trattare lesioni interradicolari di classe II o III. 

A differenza delle amputazioni radicolari, l’estrazione del frammento non è obbligatoria. 

  • Amputazione della radice:

Le resezioni radicolari (amputazioni) vengono utilizzate quando la lesione interradicolare è troppo avanzata per essere corretta con le tecniche sopra descritte. L’accesso alla biforcazione può essere ottenuto rimuovendo una o più radici interessate. 

  1. Tecniche additive:

Nota: a causa della complessità anatomica dei molari superiori, l’uso di tecniche additive sarebbe limitato per il trattamento dei molari inferiori (classe 02).

  • Innesto osseo.
  • Tecnica combinata: innesto osseo e membrana RTG. (vedere il percorso terapeutico dei difetti ossei parodontali)
  1. Trattamento endo-parodontale  : per vere lesioni endo-parodontali.
  2. Trattamento protesico: aggiustamento occlusale.
  3. Conclusione: In generale, possiamo dire che:

Le possibilità terapeutiche esistenti consentono il trattamento con successo dei denti con lesioni interradicolari;

Le condizioni legate al successo di una terapia sono le seguenti:

  • rispettare le controindicazioni (anatomiche, endodontiche, igieniche); 
  • controlli regolari dal parodontologo.
  • Classificazione e trattamento delle lesioni interradicolari

  I denti sensibili reagiscono alle cose calde, fredde o dolci.
I denti sensibili reagiscono alle cose calde, fredde o dolci.
Le corone in ceramica imitano perfettamente l’aspetto dei denti naturali.
Una regolare cura dentale riduce il rischio di problemi gravi.
I denti inclusi possono causare dolore e richiedere un intervento.
I collutori antisettici aiutano a ridurre la placca.
I denti fratturati possono essere riparati con tecniche moderne.
Una dieta equilibrata favorisce la salute di denti e gengive.
 

Classificazione e trattamento delle lesioni interradicolari

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