Cementi vetroionomerici e derivati

Cementi vetroionomerici e derivati

Introduzione

1. Storia.

2. Definizione.

3. Classificazione dei vetroionomeri.

3.1 A seconda dell’uso del cemento.

3.2 In base alla reazione di impostazione.

3.3 Classificazione internazionale.

4. I diversi tipi di cemento vetroionomerico.

4.1 Cementi vetroionomerici convenzionali.

4.1.1 Composizione 

4.1.2 Presentazione 

4.1.3 Impostazione della reazione

4.1.4 Gestione

4.1.5 Proprietà.

4.1.6 Vantaggi

4.1.7 Svantaggi

4.1.8 Indicazioni

4.1.9 Controindicazioni.

4.2 Cermet

4.3 CVI modificato mediante aggiunta di resina.

4.3.1 Composizione 

4.3.2 Presentazione 

4.3.3 Impostazione della reazione

4.3.4 Gestione

4.3.5 Proprietà.

4.3.6 Vantaggi

4.3.7 Svantaggi

4.3.8 Indicazioni

4.3.9 Controindicazioni

4.4 CVI condensabile o ad alta viscosità.

4.5 Compomeri

4.5.1 Composizione 

4.5.2 Presentazione 

4.5.3 Impostazione della reazione

4.5.4 Gestione

4.5.5 Proprietà.

4.5.6 Vantaggi

4.5.7 Svantaggi

4.5.8 Indicazioni

4.5.9 Controindicazioni.

4.6 Bicchieri alcalini.

4.6.1 Composizione 

4.6.2 Presentazione 

4.6.3 Impostazione della reazione

4.6.4 Gestione

4.6.5 Proprietà.

4.6.6 Vantaggi

4.6.7 Svantaggi

4.6.8 Indicazioni

4.6.9 Controindicazioni.

Conclusione

Riferimenti bibliografici

Introduzione:

Il materiale di restauro coronale ideale è biomimetico. Sfortunatamente questo materiale non esiste.

Disponiamo di una vasta gamma di materiali di ricostituzione ed è fondamentale scegliere quelli più adatti a ogni situazione clinica.

1. Storia :

1873: FLETCHER inventa i cementi silicati (vetro allumino-siliceo + acido fosforico).

1960: Incontro internazionale negli USA: SMITH propone il concetto di odontoiatria adesiva.

1968: SHENBECK migliora i silicati aggiungendo fluoro alla polvere.

Il governo britannico incaricò tre ricercatori: WILSON, KENT e MCLEAN, di sviluppare cementi che presentassero i vantaggi dei silicati (adesione e rilascio di fluoro), ma non i loro svantaggi (solubilità, rischio di necrosi della polpa).

1970: WILSON e KENT modificano la formula del silicato optando per il 40-50% di acido poliacrilico al posto dell’acido fosforico.

1972: il primo CVI viene commercializzato dalla società DeTrey con il nome ASPA (acido poliacrilico alluminosilicato) per distinguerlo dai classici cementi silicati.

. Definizione  :

Secondo Mac Lean, Nicholson e Wilson nel 1984, un CVI è un cemento composto da vetri basici e da un polimero acido con una reazione di presa tra i componenti che avviene secondo una reazione acido-base, caratterizzato da un rilascio continuo di fluoro, buona adesione e bassa citotossicità.

3. Classificazione dei vetroionomeri :

3.1 In base all’uso del cemento :

Classe I (o tipo I): cementi per sigillature protesiche.

Classe II (o tipo II): otturazione in biomateriale dall’aspetto estetico (tipo IIa) o otturazione dall’aspetto metallico (tipo IIb) 

Classe III (o tipo III): materiali intermedi (liner/basi) indicati come cemento isolante sottile (inferiore a 0,5 mm) sotto i restauri, ovvero:

Una presa classica (tipo IIIa)

Fotopolimerizzazione (tipo IIIb)

Tipo IIIc: cementi cosiddetti di sostituzione della dentina o di ricostituzione interna.

Classe IV (o tipo IV): cemento sigillante per solchi, fosse e fessure (sigillanti)

3.2 Classificazione in base alla reazione di presa:

Modalità I: reazione acido/base.

Modalità II: reazione acido/base combinata con polimerizzazione chimica e/o irradiazione di una matrice di resina.

Modalità III: polimerizzazione chimica o per irradiazione di una matrice di resina con reazione secondaria acido/base.

3.3 Classificazione internazionale proposta alla prima conferenza dell’Unione Europea sull’Omer degli ioni vetrosi. Vengono descritte quattro famiglie di materiali:

Famiglia I: CVI convenzionali (o vetroionomeri o vetroionomeri trattati in modo convenzionale)

Famiglia II: CVIH (o vetroionomeri di resina sintetica) Famiglia III: compomeri o compositi modificati da poliacidi.

Famiglia III: compomeri o compositi modificati da poliacidi.

Famiglia IV: altri compositi modificati.

4. Diversi tipi di cemento vetroionomerico:

4.1 Cementi vetroionomerici convenzionali:

4.1.1 Generale:

Un cemento polialchenoato o CVI è un cemento ottenuto mescolando polvere/liquido in un mezzo acquoso di un vetro reattivo (base) e un polimero acido (acido)

4.1.2 Composizione:

Polvere: 

Si tratta di una polvere con composizione chimica Al2O3-SiO2-CaF2 (silicato di fluoroalluminio) a cui vengono aggiunti altri componenti: acido cloridrico, agente radio-opaco (bario, stronzio o lantano)

Liquido: è una soluzione acquosa di acido polialchenoico.

4.1.3 Presentazione:

Sono offerte 3 presentazioni CVI:

• Polvere-liquido:

GC Fuji IX GP®, 15 g di polvere e 6,4 ml di liquido

  • Acqua in polvere
  • Capsule predosate:

GC Fuji II LC®, scatola da 50 capsule – Tonalità A3

4.1.4 Reazione di impostazione:

Il principio è una reazione acido-base.

Fase 1: Dissoluzione

Le particelle di fluoro-alluminosilicato si decompongono sulla superficie mediante l’attacco di protoni acidi (da COOH), che porta al rilascio di ioni Ca+2, Al+3 e F-.

Aspetto del CVI durante questa fase : lucido, ghiacciato.

Fase 2: precipitazione dei sali; gelificazione e indurimento  :

Gli ioni Ca+2 e poi gli ioni Al+3 interagiranno con i gruppi COO- del poliacido, formando gradualmente una matrice di polialchenoato di calcio e allumina contenente le particelle di vetro che hanno reagito in modo incompleto. Il rilascio di acido silicico circonda questi residui di particelle con un gel di silicio.

Aspetto dell’IVC durante questa fase: rigido e opaco.

Fase 3: Idratazione dei sali

La fase di maturazione è associata ad una progressiva idratazione dei sali della matrice, portando ad un notevole miglioramento delle proprietà fisiche.

Aspetto del CVI durante questa fase: Il CVI è traslucido

Microstruttura di base dei CVI convenzionali

(da: Lasfragues et al., 1998)

4.1.5 Tempo di presa:

Dipende dal rapporto polvere/liquido (da 2 a 6 minuti)

In realtà la reazione di presa continua per 48 ore.

4.1.6 MOVIMENTAZIONE:

– Utilizzare preferibilmente una spatola non assorbente e una spatola di plastica. 

-Mescolare il flacone della polvere e quello del liquido.

– Attenersi scrupolosamente alle dosi consigliate dal produttore.

-Il principio della spatolazione è quello di bagnare tutta la polvere con il liquido nel minor tempo possibile e su una superficie minima. 

– Non spatolare su tutta la larghezza della lastra di vetro e non essere troppo energico, l’obiettivo non è frantumare la polvere per scioglierla nel liquido, ma bagnare ogni particella con il liquido. Per questo è sufficiente una piccola superficie. Il tempo di spatolazione non deve superare i 30 secondi.

-Per semplificare, aggiungere la polvere al liquido in 2 volte. Prima dell’uso, la miscela deve risultare lucida.

-Ricordarsi di richiudere i flaconi di polvere e liquido dopo l’uso per evitare l’evaporazione o l’assorbimento di acqua.

4.1.7 Proprietà:

4.1.7.1 Adesione intrinseca alla dentina e allo smalto:

     Le infezioni da CVI rimangono attaccate al dente principalmente a causa di una componente fisico-chimica.

L’adesione avviene attraverso l’interazione ionica tra le cariche negative dei poliacidi nella matrice e le cariche positive dell’idrossiapatite (ioni calcio sulla superficie del dente). 

● Trattamento superficiale preliminare

Trattamento della superficie dentale mediante una soluzione di acido poliacrilico (PA) al 10 o 20% (per 15 secondi, risciacquare abbondantemente per 15 secondi e quindi asciugare moderatamente) per ottimizzare l’adesione del CVI ai tessuti dentali.

     Questo trattamento ha i seguenti effetti sulla dentina:

     – per rimuovere lo strato di sbavatura ma non i tappi di dentina.

     – per ottenere una leggera demineralizzazione della dentina intertubulare.

     – lasciare uno strato di acido poliacrilico parzialmente adsorbito sulla superficie della dentina,

che migliorerà la bagnabilità del CVI sulla dentina e sullo smalto.

● Valori di aderenza:

4.1.7.2 Impermeabilizzazione

● Sigillatura immediata

Dipende da:

• appartenenza : da questo punto di vista, le CVI presentano un indubbio vantaggio.

• variazioni dimensionali  : i CVI presentano una bassa contrazione di presa e una buona capacità di sigillatura marginale. 

• dell’effettiva attuazione  : 

Sensibilità all’aria e all’acqua, davvero 

Un’esposizione pronunciata all’aria causerà:

– Una contrazione significativa.

– La comparsa di microfessure nel materiale.

La contaminazione precoce dell’acqua avrà un effetto erosivo che porterà a: 

-una diminuzione significativa delle proprietà meccaniche

– una diminuzione della traslucenza (aspetto gessoso)

-un aumento della tendenza a fissare i coloranti.

● Sigillatura mediata:

Dipende da:

• il coefficiente di dilatazione termica : 

Il coefficiente di dilatazione termica del CVI è dell’ordine di 11,10-6 /°C. È molto simile a quella dei tessuti dentali (smalto 11,10-6 /°C, dentina 8,10-6 /°C). Questo è un elemento positivo per il CVI.

• la loro solubilità in acqua e negli acidi: ionomeri di vetro completamente gelificati

(dopo 48 ore) sono altamente resistenti all’idrolisi da parte dell’acqua e degli acidi deboli

incontrato nella bocca.

• la loro resistenza all’usura .

4.1.7.4 Proprietà meccaniche:

Le proprietà meccaniche del CVI sono chiaramente inferiori a quelle degli amalgami e dei compositi, il che ne controindica formalmente l’uso in settori in cui siano presenti stress occlusali, salvo in situazioni di provvisorietà.

Proprietà                              Valori
Resistenza alla compressione (MPa)100-150
Resistenza alla trazione (MPa)15-17
Resistenza alla flessione (MPa)20-30
Modulo di elasticità (MPa)20000
Durezza Vickers (MPa)1100
Rugosità superficiale dopo lucidatura (μm)0,29

Proprietà meccaniche del CVI convenzionale, valori

media e indicativa (fonte: Lasfargues et al., 1998)

4.1.7.5 Proprietà biologiche:

-Buona biocompatibilità della polpa tuttavia:

• Assicurare un buon rapporto polvere/liquido, troppo liquido porta a una scarsa cinetica

      aumento molto lento del pH verso la neutralità,

•Fare attenzione a non seccare la dentina dopo aver risciacquato l’acido poliacrilico.

-Buona tolleranza parodontale.

-Rilascio di fluoruri ed effetto cariostatico.

4.1.8 Vantaggi:

-Adesione spontanea allo smalto e alla dentina.

-Buona tenuta marginale.

-Buona tolleranza parodontale.

-Rilascio di fluoruri ed effetto cariostatico.

-Buona biocompatibilità della polpa.

4.1.9 Svantaggi:

– Scarse qualità meccaniche.

-Sensibilità all’aria e all’acqua.

-Tecnica di manipolazione delicata.

– Scarsa resa estetica.

4.1.10 Indicazioni:

*Materiale da otturazione permanente: per restauri di classe V e in pedodonzia per il restauro dei denti primari. 

     *Materiale di riempimento per uso permanente:

      – Elevata carioscettibilità.

      -Trattamento dell’intercettazione delle lesioni cariose occlusali e prossimali attive.

      -Trattamento profilattico (sigillatura di fossette e fessure).

      -Materiale intermedio sotto amalgami e resine composite.

      4.1.11 Controindicazioni:

-Ripristino di grandi perdite di sostanza in tutte le zone sottoposte a costrizioni occlusali.

-Restauro anteriore di classe IV.

     4.2 Cermet:

Progettati per superare le carenze meccaniche dei CVI tradizionali, i Cermet contengono circa il 40% di particelle d’argento sinterizzate con vetro FAS. Il metallo viene frantumato e poi fuso a circa 800°C; le particelle ottenute hanno dimensioni inferiori a 3,5µm. L’incorporazione di queste particelle ha inevitabilmente modificato alcune proprietà del CVI. 

4.2.1 La reazione di presa:

-Il cermet ha una presa rapida (circa 5 minuti).

– Resiste molto bene all’assorbimento dell’acqua dopo 5 minuti. 

-È meno necessario proteggerlo utilizzando una resina non riempita. 

-È possibile lavorarlo con fresa diamantata sotto spruzzo, dopo 6 minuti dall’inizio della miscelazione. 

4.3 CVI modificato mediante aggiunta di resina (CVIMAR):

4.3.1 Composizione:

– Nella forma più semplice, si tratta di un CVI modificato mediante l’incorporazione di piccole quantità di resina come HEMA e BisGMA.

– Forma più complessa, le catene poliacidiche sono state modificate per presentare un sito di polimerizzazione tra le catene. 

Composizione tipica:            

•Acido poliacrilico o acido poliacrilico innestato con un sito di reticolazione.

•Una resina fotoattivabile come HEMA.          

•Un bicchiere di FAS.            

• Acqua.

4.3.2  Reazione di impostazione: 

I CVIMAR sono caratterizzati da una doppia reazione di presa:            

•una reazione acido-base identica a quella dei CVI tradizionali            

•una reazione di polimerizzazione radicale avviata dalla luce (in odontoiatria restaurativa) o meno (per l’assemblaggio di protesi). 

4.3.3  Struttura:

Il CVIMAR avrà quindi 2 matrici interpenetranti: la matrice poliacrilica e la matrice resinosa. Sembra che la coesione tra queste due matrici sia garantita dalla presenza di legami idrogeno.

4.3.4  Manipolazione:

È identico a quello dei CVI tradizionali. Daremo sistematicamente la preferenza alle formule con capsule predosate.

Notiamo semplicemente che l’aspetto lucido del CVIMAR durante la fase di rilascio ionico è meno evidente rispetto al CVI tradizionale.

4.3.5 Proprietà:

– Le prestazioni meccaniche del CVIH sono generalmente migliorate rispetto al CVIC, ma sono comunque inferiori a quelle dell’amalgama e del composito.

Proprietà                              Valori
Resistenza alla compressione (MPa)100-200
Resistenza alla trazione (MPa)20-40
Resistenza alla flessione (MPa)30-60
Resistenza all’usura in volume perso (μm)40-100
Modulo di elasticità (MPa)16000
Durezza Vickers (MPa)980
Rugosità superficiale dopo lucidatura (μm)0,35
Limite di fatica flessionale (MPa)5230

Proprietà meccaniche dei valori CVIH

media e indicativa (fonte: Lasfargues et al., 1998)

-I valori di adesione allo smalto e alla dentina sono più elevati (ovvero da 8 a 12 MPa) rispetto a quelli ottenuti con i CVIC

-Buona tolleranza parodontale.

-Rilascio di fluoruri ed effetto cariostatico.

-Buona biocompatibilità della polpa.

-Qualità estetiche migliorate e più durevoli.

4.3.6 Vantaggi:

-Effetto carioprotettivo.

-Adesione ai tessuti dentali.

-Biocompatibilità.

-Orario di lavoro prolungato.

– Tempo di presa più breve.

– Facile da usare.

-Ridotta sensibilità alla contaminazione dell’acqua.

     4.3.7 Svantaggi:

     -Proprietà meccaniche medie.

     – Estetica insufficiente rispetto ai compositi.

     4.3.8 Indicazioni:

-Tutte le situazioni in cui il rischio di carie è elevato.

-Ripristino delle lesioni cervicali (sito di Hume 3).

-Utilizzato nella nuova odontoiatria ART (AtraumaticRestorativeTechnic), otturazione di cavità “a tunnel”.

– Sigillatura di fossette e fessure in pazienti giovani in fase di eruzione.

– Sigillatura di giunti difettosi nei restauri degli adulti.

-Sigillatura della gutta in endodonzia.

-Trattamento dell’intercettazione delle lesioni cariose occlusali e prossimali attive.

– Otturazione dei denti da latte fino alla loro caduta fisiologica.

– Sottile strato di base protettiva (liner).

– Sostituto della dentina nelle tecniche di stratificazione o tecnica “sandwich”.

– Prevenzione e controllo dell’ipersensibilità.

     4.1.11 Controindicazioni:

-Ripristino di grandi perdite di sostanza in tutte le zone sottoposte a costrizioni occlusali.

-Restauro anteriore di classe IV.

4.4  CVI condensabili o ad alta viscosità:

Si tratta di CVI tradizionali resi viscosi da una nuova distribuzione granulometrica e dall’aggiunta di acido poliacrilico liofilizzato alla polvere.

•La reazione di presa rimane una reazione acido-base.

•Sono meno sensibili dei CVI tradizionali al bilancio idrico ma è comunque consigliabile coprirli con una vernice.

• La resistenza meccanica è migliore rispetto ai Cermet e molto migliore rispetto al CVI tradizionale. In particolare la resistenza all’usura è molto buona.

•La loro realizzazione è molto semplice, il che li rende adatti a tutte le situazioni cliniche difficili: in pedodonzia, in odontoiatria umanitaria con la tecnica ART (AtraumaticRestorativeTreatment).

•È noto che rilasciano una quantità significativa di fluoro.

Esempi di prodotti commercializzati sono: Fuji IX (GC), HiFi (Shofu), KetacMolar (3M-ESPE). Hi Dense (Shofu) contiene anche particelle d’argento.

4.5 Compomeri: 

4.5.1 Composizione:

Un compomero è costituito da una matrice di resina, iniziatori di fotopolimerizzazione, riempitivo, pigmenti e stabilizzanti.

La matrice di resina 03 tipi di monomeri:

  • Il BisGMA
  • UDMA
  • Dimetacrilato dicarbonato cicloalifatico.

Oneri: distinguiamo 2 categorie di oneri:

-Cariche non reattive e silaniche: del tipo che si trova nei compositi.

– Riempitivi di vetro reattivi: del tipo riscontrato nel CVI (particelle di fluorosilicato, stronzio, alluminofluorosilicato).

4.5.2 Impostazione della reazione :

La reazione è una fotopolimerizzazione della matrice di resina, il più delle volte tramite un meccanismo radicalico, che provoca l’indurimento immediato del materiale.

La reazione acido-base è secondaria e si manifesta sulla superficie a contatto con l’umidità orale o nelle interfacce a contatto con i fluidi dentinali; essa consente principalmente il rilascio di Fluoro.

4.5.3 Proprietà: 

-Il comportamento meccanico dei compomeri è simile a quello delle resine composite microriempite. Tuttavia, rimane inferiore a quello delle resine composite ibride (Attin et al., 1996; Nicholson, 2007).

Proprietà                              Valori
Resistenza alla compressione (MPa)250-350
Resistenza alla trazione (MPa)35-40
Resistenza alla flessione (MPa)90-125
Resistenza all’usura in volume perso (μm)20-25
Modulo di elasticità (MPa)7000 – 9000
Durezza Vickers (MPa)650
Rugosità superficiale dopo lucidatura (μm)0,2
Limite di fatica flessionale (MPa)6720

Proprietà meccaniche dei compomeri, valori medi e

indicativo (fonte: Lasfargues et al., 1998)

-I valori di adesione dei compomeri ai tessuti dentali sono prossimi a quelli ottenuti con i compositi.

-Buona biocompatibilità della polpa.

-Il rilascio di fluoro è quantitativamente inferiore.

4.5.4 Vantaggi: 

-Facilità d’uso e velocità di implementazione rispetto ai compositi.

-Buona biocompatibilità.

-Materiale estetico con stabilità del colore superiore al CVI.

4.5.5 Svantaggi:

– Scarso effetto cariostatico.

-Proprietà meccaniche inferiori ai compositi.

-Condizioni della superficie dopo la lucidatura inferiori ai compositi.

 4.5.5 Indicazioni:

-Odontoiatria pediatrica.

-Quando si desidera la remineralizzazione dello smalto-dentina.

4.5.6 Controindicazioni:

I compomeri sono controindicati nei restauri con grande perdita di sostanza e in tutte le zone soggette a vincoli occlusali.

4.6 Vetri alcalini “materiali intelligenti”:

4.6.1 – Vetri alcalini di prima generazione (ariston):

4.6.1.1 Composizione: 

-Una matrice resinosa di diversi metacrilati.

-Carica di vetri alcalini (48,2% in peso), vetri di bario, silicato di fluoro-alluminio e biossido di silicio. 

La sua installazione richiede la preventiva applicazione di un rivestimento fotopolimerizzabile e automordenzante.

4.6.1.2 Impostazione della reazione: 

La reazione di presa si basa sull’innesco fotochimico.

    4.6.1.3 Proprietà:

-Le proprietà meccaniche sono inferiori a quelle degli amalgami e dei compositi microibridi. 

-È radiopaco.

-È disponibile in una tonalità bianca universale che si “mima” con il dente.

– Ha un potere carioprotettivo, un potere remineralizzante grazie al rilascio di ioni fluoro e calcio, e ioni idrossile.

-Ha la capacità di ricaricarsi costantemente grazie agli ioni contenuti nella saliva.

-Buona tenuta marginale 

– Buona viscosità che consente di pressarlo nella cavità 

– Bioattivo: rilascio di ioni su richiesta: in caso di pH basso rilascio di Ca e F rimineralizzazione e inibizione della demineralizzazione e della crescita batterica. Gli ioni OH- neutralizzano gli acidi e controllano il PH

     4.6.1.4 Indicazioni dal punto di vista clinico:

-Cavità di basso volume.

-Tecniche del panino aperto.

-Denti da latte otturati.

4.6.2 – Vetri alcalini di seconda generazione (ariston at):

Il nuovo Ariston AT viene ora utilizzato secondo i rigorosi principi dell’odontoiatria adesiva per:

– Rispondere alla richiesta di molti professionisti.

– Migliorare la qualità dei restauri con valori di adesione più elevati.

– Migliora la sigillatura della dentina.

– Prevenire le sensibilità postoperatorie.

– Contrastare più efficacemente il processo di demineralizzazione e migliorare l’effetto cario-inibitore del materiale.

4.6.2.1 Tecnologia adesiva:

Ariston® AT unisce l’effetto carioinibitore basato sul rilascio di ioni alla tecnologia di un nuovo adesivo (Ariston® AT Liner),

Questi due materiali sono specifici l’uno dell’altro. Ariston® AT Liner non necessita di fotopolimerizzazione preventiva.

Infatti, i professionisti del settore odontoiatrico traggono vantaggio dal risparmio di tempo e dall’efficienza.

Inoltre, la funzione adesiva di Ariston ® AT Liner non impedisce lo scambio ionico a livello dei tessuti dentali.

Ciò si traduce in una doppia protezione contro la carie nelle aree marginali periferiche.

4.6.2.2 Potenza ionica: 

Secondo il produttore, Ariston®AT è un’arma ineguagliabile contro la carie ricorrente, grazie al rilascio di ioni.

Gli ioni diffusi da Ariston®AT permettono la neutralizzazione degli acidi organici, garantendo così una tenuta assoluta a livello perimetrale.

-Quando il valore del pH scende al di sotto della soglia critica, la concentrazione degli ioni idrossilici (OH-) aumenta significativamente e neutralizza gli acidi cariogeni.

-Inoltre, gli ioni Fluoro (F-) e Calcio (Ca+2) rafforzano l’effetto carioinibitore di Ariston®AT prevenendo la formazione di vuoti marginali e favorendo la remineralizzazione.

-Rispetto ai compomeri e ai vetroionomeri, Ariston®AT ha dimostrato di prevenire il processo di demineralizzazione in modo più significativo; è stato osservato un elevato effetto tampone dopo l’esecuzione di restauri Ariston®AT nell’area cervicale.

-la neutralizzazione degli acidi organici previene lo sviluppo degli streptococchi mutans.

-Inoltre, gli spazi marginali dovuti alla contrazione da polimerizzazione o alla tensione masticatoria vengono compensati dalla diffusione ionica in prossimità dei restauri.

4.6.2.3 Le indicazioni:

– Restauro dei denti da latte.

– Restauro di cavità di classe V.

– Ripristino delle cavità di classe I, classe II la cui larghezza non superi il 60% della distanza intercuspidalica vestibolo-linguale.

4.6.2.4 Controindicazioni:

– Perdita significativa di sostanza.

– Restauro dei denti anteriori .

– Ricostruzione di ceppi.

– Ricostruzione delle cuspidi.

– Restauro di denti sottoposti a trattamento endodontico. 

Conclusione:

I cementi vetroionomerici hanno portato molta speranza all’odontoiatria adesiva. Se si riducessero al minimo gli attuali svantaggi, potrebbero forse un giorno sostituire altri materiali da restauro, sia l’amalgama, la cui sostituzione a medio termine sembra irrimediabile, sia le resine composite, la cui biocompatibilità viene regolarmente messa in discussione.

Riferimenti bibliografici:

● Besnault C, Attal JP. : Ambiente orale simulato e microinfiltrazioni di restauri compositi e sandwich a base di resina di Classe II. Dott. Am. J. Dent. Giugno 2003;16(3):186-190.

● Giovanni Battista Piranesi : Cementi vetroionomerici in odontoiatria pediatrica: revisione della letteratura. Pediatra.Dentista. 2002 settembre-ottobre;24(5):423-429.

● Frankenberger R, Sindel J, Kramer N.: Cementi vetroionomerici viscosi: una nuova alternativa all’amalgama nella dentizione primaria? Quintessence Int. 1997 ottobre;28(10):667-676.

● Kovarik RE, Haubenreich JE, Gore D.: Cementi vetroionomerici: una revisione della composizione, della chimica e della biocompatibilità come materiale per impianti dentali e medici. Impianti J.Long.Term.Eff.Med.Implants 2005;15(6):655-671.

● Giorgia Meloni. : Pietre miliari nell’adesione: cementi vetroionomerici. Dent. J.Adesivo. Inverno 2003;5(4):259-266.

  • Cecile Gebhard. Cementi vetroionomerici in odontoiatria conservativa: dati

attuale. Scienze della vita [q-bio]. 2016. Pagine: 26, 33,37.

Cementi vetroionomerici e derivati

  La carie precoce nei bambini deve essere curata tempestivamente.
Le faccette dentali nascondono imperfezioni come macchie o crepe.
I denti disallineati possono causare difficoltà nella masticazione.
Gli impianti dentali forniscono una soluzione stabile per sostituire i denti mancanti.
I collutori antisettici riducono i batteri che causano l’alito cattivo.
I denti da latte cariati possono compromettere la salute dei denti permanenti.
Uno spazzolino con setole morbide protegge lo smalto e le gengive.
 

Cementi vetroionomerici e derivati

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