BIOMECCANICA DEGLI IMPIANTI

BIOMECCANICA DEGLI IMPIANTI

  1. Un punto di forza:

È un’azione o un’influenza, come la trazione o la pressione, che, applicata a un corpo libero, lo deforma. Si esprime in newton (N) .

  1. Un vincolo (stress):

Lo stress è la risposta interna di un corpo all’applicazione di forze esterne; in pratica, lo stress è la forza per unità di sezione applicata a un corpo che resiste a una forza esterna.

Secondo le loro indicazioni, i vincoli possono essere classificati in

  • sforzo di trazione = tensione : è la resistenza interna di un corpo a una forza che cerca di tirarlo, di allungarlo.
  • sforzo compressivo=Pressione : è la resistenza interna di un corpo a una forza che cerca di rimpicciolirlo.
  • taglio = spaccatura : è la resistenza interna di un corpo a una forza che cerca di far scivolare una parte del corpo su un’altra.
  1. FONDAMENTI DI BIOMECCANICA DEGLI IMPIANTI:

Lo scopo dell’inserimento dell’impianto è quello di supportare un restauro protesico; l’unità implantare si comporta in modo diverso dall’unità dentale.

  1. Comportamento biomeccanico del dente .

Il desmodonte assicura un’unione flessibile tra la superficie dentale e la struttura ossea, questa struttura flessibile corrisponde alla mobilità fisiologica . Durante il carico funzionale e parafunzionale, il legamento alveolo-dentale è ben adattato ad assorbire queste forze grazie a:

  • a disposizione delle fibre che svolgono la funzione di ammortizzatore elastico.
  • la presenza della sostanza fondamentale e dei vasi sanguigni che svolgono la funzione di ammortizzatore idraulico.

Il comportamento viscoelastico del legamento consente una risposta in due fasi al carico occlusale. Nella prima fase, forze deboli possono causare uno spostamento più o meno significativo, entro i limiti della mobilità clinica del dente. In una seconda fase, con appoggio diretto sull’osso.

  • alla propriocezione che informa i centri nervosi delle pressioni esercitate sul dente in modo da modulare le contrazioni muscolari aumentandole o inibendole.

Mobilità fisiologica di un dente:

  • – Mobilità assiale di un dente : la mobilità assiale di un dente sano è in media di 28 µm secondo Parfitt (1960).
  • – Mobilità laterale di un dente : è compresa tra 56 e 108 µm a seconda del dente interessato.

Ipomoclion (centro di rotazione): nei denti naturali, la presenza del legamento viscoelastico e la forma conica delle radici spostano il centro di rotazione nella regione apicale, consentendo di allontanare le sollecitazioni dalla cresta ossea marginale e di distribuirle nella parte centrale della radice.

  1. Comportamento biomeccanico di un impianto

Il comportamento biomeccanico di un impianto deve essere considerato da due aspetti:

  1.  Biomeccanica specifica dell’impianto : legata alla natura del materiale in cui è fabbricato

l’impianto, può essere duttile e consentire un certo assorbimento degli sforzi o fratturarsi fragile senza beneficiare di alcuna flessibilità per assorbire parte degli sforzi.

Duttilità : si riferisce alla capacità di un materiale di deformarsi plasticamente senza rompersi.

Frattura fragile : è caratterizzata dalla rapida propagazione delle crepe.

-Il titanio è duttile, l’allumina e la zirconia sono fragili. Quanto più a lungo dura il materiale, tanto meno è duttile.

  1. Specificità biomeccaniche di un impianto osteointegrato

Rispetto a un dente naturale, l’assenza del legamento parodontale attorno a un impianto osteointegrato è responsabile di:

  1. La riduzione della sua mobilità clinica

Gli impianti, come le grandi protesi fisse, non hanno praticamente alcuna mobilità clinica. Questa mancanza di mobilità amplifica le malocclusioni.

Per causare un piccolo spostamento sono necessarie grandi forze, perché è solo l’elasticità dell’osso a consentire lo spostamento . Le forze attorno a un impianto causano una risposta lineare diretta al carico (Sekine 1986) come nella seconda fase odontoiatrica. L’elasticità del titanio, combinata con l’applicazione di forze significative su impianti di piccolo diametro, può rapidamente rivelarsi critica per l’osso crestale.

– Mobilità assiale : è in media 5 µm secondo Sekine.

– La mobilità laterale di un dente : è compresa tra 10 e 50 µm secondo Sekine e inferiore a 25 µm secondo Sullivan.

  1. Spostamento dell’ipomoclio (centro di rotazione):

Il centro di rotazione di un impianto osteointegrato si trova nella zona cervicale, concentrando le sollecitazioni sulla cresta ossea marginale.

  1. Assenza di meccanocettori

Riduce notevolmente la capacità di rilevamento preciso degli spazi interdentali, rendendo quindi necessaria l’installazione di meccanismi di prevenzione. Quando sono presenti sovracontatti funzionali e/o sovraguida sulle facce occlusali dei restauri implantari, con una soglia di sensibilità molto bassa, questi non vengono rilevati e quindi non vengono evitati. Ciò provoca numerosi microtraumi, potenzialmente responsabili della perdita ossea perimplantare.

  1. Fattori coinvolti nella biomeccanica dell’impianto: 3.1- Fattori di rischio geometrici.
  2. Numero di impianti:

Se più impianti sostengono la stessa sovrastruttura, il carico sarà condiviso e quindi lo stress sarà minore.

Idealmente dovrebbe corrispondere al numero di unità radice (RU) da sostituire; ad esempio un canino vale 1 UR, mentre un molare vale 2 UR.

Questa valutazione non viene applicata in modo rigoroso; vengono presi in considerazione diversi fattori, come la situazione clinica e anatomica, nonché la progettazione della futura protesi, per cui è possibile avere un numero di impianti inferiore al numero di UR da sostituire senza un aumento significativo del rischio di sovraccarico.

  1. Diametro dell’impianto:

Aumento del diametro dell’impianto; aumenta la resistenza del complesso impianto/protesi e riduce il braccio di leva generato da quest’ultimo.

  1. Impianti posizionati su un tripode:

Il posizionamento degli impianti su un treppiede consente di ottenere un poligono di supporto, molto più stabile rispetto all’allineamento degli impianti.

  1. L’altezza del restauro protesico : Un’altezza del restauro protesico troppo

significativo crea un braccio di leva maggiore sulla testa dell’impianto, esponendo i componenti al rischio di svitamento o frattura.

  1. La posizione della corona rispetto all’impianto :

Le sollecitazioni provocano un momento torcente sugli impianti.

  1. Connettività tra impianto e dente naturale: aumenterà notevolmente il carico sugli impianti.

La mobilità clinica dei denti adiacenti è un fattore essenziale. Se la loro mobilità è ridotta,

l’equilibrio è quasi simile a quello dei denti naturali. I contatti e la guida dovrebbero esserci, ma non essere dominanti all’inizio. D’altro canto, se la loro mobilità è significativa, il rischio di sovraccarico occlusale sugli impianti è elevato, da qui la necessità di un bilanciamento.

specifici degli impianti incorporati, oppure l’obbligo di utilizzare un supporto esteso, per limitare la mobilità dell’insieme.

  1. Il tipo di osso:

A parità di carico, l’impianto ha una mobilità diversa, maggiore in un osso di tipo IV rispetto a un osso di tipo I.

  1. Superficie di appoggio dell’impianto :

È la superficie dell’impianto a contatto intimo con l’osso che garantisce:

– la qualità e il mantenimento dell’osteointegrazione;

-la trasmissione delle forze occlusali all’osso periferico, Le sue caratteristiche sono funzione

  • Dimensioni e forma generale dell’impianto (macrostruttura): le forze trasversali applicate agli impianti cilindrici sono concentrate attorno al collo. Gli impianti conici sfuggono parzialmente a questo fenomeno. Infatti, la forma conica migliora la rigidità, la resistenza e la distribuzione delle forze laterali nell’osso periferico. D’altro canto, se la conicità è troppo pronunciata e se il volume dell’impianto è sovradimensionato rispetto alla dimensione della cresta, il volume dell’osso perimplantare a livello del collo sarà ridotto, sarà scarsamente irrigato e si accentuerà il rischio di riassorbimento.
  • Caratteristiche della condizione della superficie dell’impianto (microstruttura): le superfici ruvide sono più favorevoli di quelle lisce.
  1.  Fattori di rischio occlusali, parafunzioni o pazienti con bruxismo:

Questa non è una controindicazione formale; ma considerato un fattore di fallimento se non si prendono in considerazione alcune precauzioni:

  • Il restauro protesico deve essere sufficientemente resistente mediante l’impiego di componenti adeguati ( impianti di grandi dimensioni ) per poter sostenere un carico occlusale molto elevato.
  • È importante ridurre la larghezza dei tavoli occlusali e diminuire l’inclinazione delle pendenze delle cuspidi in modo da avvicinare il più possibile l’orientamento della componente di carico all’asse longitudinale dell’impianto.
  • Supporto ai percorsi di escursione mandibolare prevalentemente da denti naturali , se l’edentulia è radicata.
  • Supporto ai percorsi di escursione mandibolare prevalentemente da denti naturali , se l’edentulia è radicata.
  1.  Fattori di rischio tecnologici : Le diverse fasi della protesi implantare trasmettono sollecitazioni agli impianti. Pertanto, i materiali impiegati nella riabilitazione protesica, il loro metodo di fissaggio e il loro adattamento influenzano la meccanica dell’impianto.

CONCLUSIONE

L’analisi biomeccanica degli impianti dentali consente di comprendere il loro funzionamento sotto carichi statici o ciclici e il loro comportamento a fatica in base al diametro, alla connessione e alla composizione degli impianti, consentendo al professionista di scegliere un impianto in grado di resistere alle forze masticatorie.

BIOMECCANICA DEGLI IMPIANTI

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