Placca batterica

  Placca batterica 

Piano :

1-Introduzione 

2-Storia

3-Definizione 

4-Classificazione dei depositi 

  4-1-Depositi fissi 

  4-2-Depositi morbidi  

5-Formazione della placca batterica 

  5-1-Formazione del film acquisito 

  5-2-Colonizzazione batterica 

    5-2-1-Colonizzazione 

    5-2-2-Adesione batterica 

  5-3-Maturazione della placca:

Classificazione a 6 piastre 

  6-1-Placca sopragengivale 

  6-2-Placca sottogengivale 

7 fattori che favoriscono l’accumulo di placca batterica 

8-Composizione della placca batterica

  8-1-Matrice extracellulare:

  8-2-Batteri 

9-Azione patogena della placca batterica 

10-Il futuro della targa

11-Evidenziazione 

      11-1-Clinica:

      11-2-Laboratorio:

17-Conclusion

18- bibliografia 

1-Introduzione: allo stato attuale delle cose il ruolo eziopatogenetico della placca dentale nella comparsa della carie e delle malattie parodontali resta indiscutibile. La malattia parodontale è un problema 

Importante nella pratica odontoiatrica moderna ed è la principale causa di perdita dei denti negli adulti

2- Storia:

L’esistenza di depositi dentali è nota da molto tempo, e quindi,

RHAZI: nato nell’850 scrive: “i denti sono soggetti a depositi, annerimento e sporcizia”

ABOU EL KASSIS: 913-1013: riconobbe che esisteva una relazione tra tartaro e gengivopatie e curò le parodontopatie mediante la detartrasi.

Fu GREEN-VARDIMAN BLACK nel 1898 ad avere il merito di utilizzare per la prima volta il termine “placca microbica”. 

3-Definizione: 

*-Secondo LOE: la placca batterica è un deposito batterico morbido e non calcificato che si forma sui denti non sufficientemente puliti.

*-SECONDO Frank: si tratta di una giungla microbica estremamente polimorfica composta da batteri aerobi e anaerobi legati da una matrice intermicrobica o intercellulare fissata alla superficie dello smalto dal microbio amorfo PAE A e di origine salivare; troviamo anche cellule epiteliali desquamate e leucociti.

4-classificazione dei depositi: 

4-1- depositi vincolati: 

4-1-1-Tartaro: 

4-1-1-1-Definizione: 

Il tartaro è una massa aderente e calcificata che si forma sulla superficie dei denti naturali e delle protesi dentarie. Il tartaro deriva dalla mineralizzazione della placca batterica mediante precipitazione dei sali minerali dalla saliva.

4-1-1-2-Diversi tipi: il tartaro è classificato in base al suo rapporto con il margine gengivale:

Tartaro sopragengivale: sopra la superficie gengivale: visibile a occhio nudo. Il suo colore è solitamente: bianco o bianco giallastro.

Tartaro sottogengivale: è denso e duro, di colore marrone scuro o nero-verdastro, con una consistenza simile alla selce. Può essere evidenziato tramite: sonda, getto d’aria o trasparenza (gomma). 

4-1-2-pigmentazioni: 

4-1-2-1-Definizione:

Si tratta di depositi colorati sulla superficie dei denti, dovuti alla pigmentazione delle cuticole dentali da parte di batteri cromogeni, alimenti o sostanze chimiche. 

4-2- depositi flessibili: 

4-2-1-La pellicola acquisita: è una pellicola traslucida 

– Acquisita: si forma entro pochi minuti dall’eruzione del dente.

-Eterogenei: di origine salivare.

– Amicrobico: non contiene batteri. 

Si forma sui denti appena puliti e contiene glicoproteine ​​salivari, alcuni zuccheri e lipidi. 

Svolge diverse funzioni: – si oppone alla decalcificazione del dente. 

                                          -Permette la colonizzazione dei batteri. 

Placca batterica 

4-2-2- Matéria alba: si tratta di un deposito morbido e appiccicoso, di colore bianco grigiastro o giallo, la cui qualità adesiva è un po’ inferiore a quella della lastra, è visibile senza l’ausilio di una soluzione rivelatrice. 

Può formarsi nel giro di poche ore sui denti appena puliti.

Può essere eliminato con un getto d’acqua ed è costituito da una concentrazione di microrganismi, cellule epiteliali desquamate, leucociti e da una miscela di proteine ​​e lipidi salivari, con pochi o nessun residuo di cibo.

4-2-3- Residui di cibo: sono residui di pasti, facilmente eliminabili con il risciacquo, oppure tramite l’azione meccanica della lingua, delle guance, delle labbra nonché tramite la forma e l’allineamento dei denti.

4-2-4- il biofilm batterico: è un deposito morbido, granulare e amorfo che si accumula sulle superfici dei denti, sui restauri dentari e sul tartaro, costituito da batteri strutturati legati da una matrice intercellulare comprendente leucociti, macrofagi e cellule epiteliali.

5-Formazione del biofilm:

La placca dentale si forma su superfici precedentemente ricoperte da depositi salivari o pellicole acquisite; secondo altri autori, l’adesione batterica può avvenire direttamente sui cristalli di idrossiapatite. Può anche essere depositato direttamente sulla superficie del dente; Entrambe le situazioni possono verificarsi in aree adiacenti della stessa bocca  

5-1- formazione del film acquisito: Figura (1, 2)

Fase 1: dopo due ore, le glicoproteine ​​salivari si depositano sulle superfici dentali, successivamente si verifica un adsorbimento selettivo delle proteine ​​salivari da parte dell’idrossiapatite dello smalto, le proteine ​​si legheranno saldamente al calcio della superficie dello smalto.

Fase 2: è la transizione da una fase proteica idrosolubile a una fase insolubile, con conseguente deposizione di strati successivi di mucine salivari.  

 5-2-colonizzazione: 

5-2-1-La sequenza: All’inizio si ha l’adesione dei cocchi gram-positivi aerobici al film acquisito per la loro capacità di produrre destrano e levano, la flora batterica all’inizio aerobica si trasforma in una flora anaerobica 

0-2 giorni: pellicola acquisita e cocchi e bastoncelli aerobici G+: streptococcus mitis, sanguis, mutans. 

2-4 giorni: filamenti e fusiformi. 

4-9 giorni: spirille e spirochete.

Adesione batterica 5-2-2: Figura (2,3,4,5) 

5-2-2-1-Definizione:

“L’adesione è il processo dinamico che consente ad un batterio di passare dallo stato libero allo stato fisso” C.Mouton 1994 

5-2-2-2-Le superfici presentano: 

1-Superfici orali: 

Tessuti molli: a causa del continuo rinnovamento e della desquamazione delle cellule superficiali, i batteri non riescono a trovare una base stabile a cui aderire.

Tessuti duri: rappresentati dallo smalto, 

2-superfici batteriche: 

La superficie batterica contiene elementi strutturali o molecolari che sono i mediatori batterici dell’adesione.

*-Il Glicocalice: Figura (2)

Si tratta di una matrice idratata costituita da fibre polisaccaridiche intrecciate, solida e aderente a superfici inerti e vive.

*-Fimbrie: Figura (3) sono appendici extracellulari, responsabili dell’adesione batterica, sono costituite da proteine ​​polimerizzate sotto forma di filamenti. 

*-Acido lipoteicoico: Figura (5)

È una molecola lineare integrata nella parete batterica di G+. Questa molecola è detta anfipatica poiché è composta da un dominio carboidrato idrofilo e da un dominio lipidico idrofobico. 

La parte lipidica viene inserita nella membrana citoplasmatica mentre la parte glucidica emerge nella parete dopo averla attraversata. 

Pili: sono appendici extracellulari deputate alla coniugazione batterica, sono costituite da una proteina: la pilina. 

5-2-2-3-caratteristiche fisico-chimiche dell’adesione batterica: Figura (7)

*Il concetto di forze repulsive:

I fosfolipidi dello smalto e le proteine ​​della pellicola acquisita sono ricchi di gruppi acidi polari carichi negativamente, come la superficie batterica; queste cariche generano forze elettrostatiche di repulsione. 

*Forze elettrodinamiche:

Forze attrattive o di Vander Waals, il loro raggio d’azione è maggiore di quello delle forze repulsive, quindi favoriranno la rimozione dei batteri a una distanza ben definita  

*Interazioni elettrostatiche:

I cationi bivalenti Ca++ collegano le cariche negative delle superfici dentali e batteriche  

5-3- maturazione del biofilm:

Ciò avviene attraverso la proliferazione batterica e lo sviluppo della sua matrice intercellulare, conseguenza diretta del metabolismo batterico. 

Man mano che gli strati batterici si depositano, la placca si ispessisce e viene considerata matura dopo circa 30 strati.

 6-classificazione della placca batterica: Figura (8)

6-1-Placca sopragengivale:

 Si sviluppa sul terzo cervicale dei denti, il suo spessore è massimo alla base cervicale e diminuisce verso la linea di massimo contorno.

6-2-Placca sottogengivale:

 È la parte che ospita il solco gengivale e la tasca parodontale; è in continuità con la placca sopragengivale.

È diviso in 02 parti:

– Parte allegata: 

In continuità con la placca sopragengivale, a contatto con la superficie dentaria e si estende fino al fondo della tasca, è fortemente cariogena.

-Parte non allegata:

Questa è la parte che è a contatto con l’epitelio della tasca.

6-3-Biofilm dei solchi occlusali:

Si tratta di una placca fortemente cariogena (solchi e fossette), troviamo streptococchi acidogeni: lattobacilli che producono acidi.

7-Fattori che favoriscono l’accumulo di biofilm: 

 Vedi Corte n. 1

8-Composizione del biofilm:

La placca batterica è costituita da una matrice extracellulare e batteri. 

8-1-La matrice extracellulare: frazione acellulare. 

Matrice extracellulare: composta da una matrice organica e da una matrice minerale ed è composta per l’80% da acqua e per il 20% da minerali e organica. 

*-matrice organica: 

1-Carboidrati: 30%, generalmente di origine batterica, formati essenzialmente da polisaccaridi ed enzimi. 

Esempio: destrano: 9,5% +glicosil transferasi: ruolo dell’adesione batterica. Levan 0,4%, galattosio 2,6%. 

2- proteine: il 30% proviene dall’ambiente orale, sono sintetizzate dalla cellula batterica, i batteri effettuano la loro sintesi a partire da amminoacidi provenienti dall’ambiente orale o dalla degradazione di proteine ​​cellulari ed extracellulari.

Esempio: collagenasi: distrugge il collagene, fosfoproteina fosfatasi: della membrana batterica sono in grado di tagliare il legame fosfoproteico liberando calcio, fosfato, dalle fosfoproteine ​​della matrice.

3-lipidi: 15%: 

I batteri della placca assicurano la biosintesi di tutte le categorie di lipidi (degradazione, accorciamento, desaturazione e saturazione).

Esempio: la degradazione dei mucopolisaccaridi è il risultato dell’azione di diversi enzimi. 

Ialuronidasi: scinde l’acido ialuronico. 

Condroitin solfatasi: assicura la scissione della condroitina. 

Glucuronidasi ed esamidasi: completano la degradazione.

*-matrice minerale inorganica: 

Aumenta quando la placca si trasforma in tartaro.

I suoi costituenti includono: Ca++, fosforo, fluoro e tracce di ioni Na e K. 

Calcio e fosforo: l’aumento della loro concentrazione favorisce la formazione del tartaro.

Il fluoro inibisce l’adesione batterica. 

*-Acqua: 80%.

8-2-Parte cellulare: batteri:

-placca dei solchi: troviamo batteri lattobacilli 0,01%, streptococchi anaerobi 27%, batteri filamentosi 23%, batteri corinei 18%. 

– Placca sopragengivale: 

    Streptococchi anaerobi facoltativi 27%

    Corinebatteri anaerobi facoltativi 23%

    Corinebatteri anaerobi 18%

    Peptostreptococchi 13%

    Flora dei veli 6%

    Batteri 4%

    Fusiforme 4%

    Neisseria 3%

    Vibrazioni 2%

    Gli spirocheti costituiscono meno dell’1%       

-Placca sottogengivale: con una percentuale maggiore di batteri anaerobi e mobili. Distinguiamo:

Parte attaccata: ricca di bacilli anaerobi facoltativi e cocchi Gram-negativi. 

Parte non attaccata: troviamo batteri mobili, soprattutto germi anaerobi e spirochete.

Gram positivo Gram negativo                         

Cocchi aerobici + – cocchi anaerobi aerobi e facoltativi 0,4%                                                    

Anaerobi facoltativi cocchi anaerobi 10,7%

 : 28,5% bacilli anaerobi facoltativi 1,2%

Cocchi anaerobi 7,4% (actinobacillus actinomyceteme comitans 

Bacilli aerobici Capnocytophaga

 E anaerobi (Ekenella corrodens)

 Opzionale 15,3% – bacilli anaerobici: 16% 

                                            – Spirilla 1-3%

9-azione patogena del biofilm batterico:

La placca batterica può esercitare il suo effetto patogeno attraverso il rilascio di enzimi, tossine, antigeni, alcuni prodotti del suo metabolismo e la capacità di alcuni germi di invadere i tessuti del parodonto. 

9-1- Prodotti del metabolismo batterico:

La placca batterica segue due percorsi metabolici:

  Scomposizione dei carboidrati e delle proteine. 

Gli acidi del glicocalice sono in grado di demineralizzare i tessuti duri, provocando la formazione di carie dentale. 

Se prevale l’attività proteolitica si ha un aumento del pH e quindi si avrà un accumulo di: ammoniaca e idrogeno solforato che sono citotossici e ammine che favoriscono la formazione di tartaro dai sali salivari. 

9-2-Enzimi: la maggior parte degli autori ha evidenziato la produzione batterica di numerosi enzimi: cheratinasi-glucuronidasi, ialuronidasi, proteasi, collagenasi, fosfatasi, condroitin solfatasi, elastasi, ecc. 

Questi enzimi sono in grado di provocare un’alterazione della barriera epiteliale, una degradazione e una lisi della sostanza fondamentale, formando così una breccia epiteliale che permetterà il passaggio di altri enzimi e tossine che favoriranno l’innesco dell’infiammazione. 

9-3- Tossine:

Sotto l’azione degli enzimi, “la rifilatura diventa un passaggio” chaput, gli enzimi hanno creato una breccia nella barriera epiteliale, che permetterà la penetrazione di tossine che causeranno una reazione infiammatoria a livello del tessuto connettivo 

9-4-Antigeni: 

La maggior parte delle sostanze antigeniche batteriche si trovano nei lipidi che compongono: la parete batterica, la membrana citoplasmatica, i flagelli, la capsula. 

Gli antigeni potrebbero non essere completamente inibiti dalle reazioni di difesa immunitaria e si verificherebbe allora un effetto paradossale: questa reazione si rivolterebbe contro l’organismo attaccato e lisarebbe i tessuti che avrebbe dovuto proteggere.     

9-5-Invasione microbica:

I batteri penetrano nei tessuti attraverso l’epitelio tascabile e attraverso l’epitelio cheratinizzato; quest’ultima via è stata dimostrata nel caso di GUN e PJ e in uno stadio avanzato di malattia parodontale (AAC, pg, actinomyces, Capnocytophaga).

Questi batteri si trovano nel corion, spesso raggruppati in gruppi 

11-Il futuro del biofilm: (trasformazione in tartaro): secondo i seguenti passaggi:    

 -Calcificazione della matrice intermicrobica e dei batteri: apposizione di depositi di sali di fosfato e Ca++ 

12-Evidenziazione della placca batterica 

12-1-Clinica:

12-1-1-Gli sviluppatori:

-Definizione :

 Si tratta di mezzi di controllo dell’igiene orale , permettono infatti la consapevolezza del paziente e la possibilità di controllo da parte del paziente stesso a casa. 

12-1-2-Gli indizi:

Definizione :

L’indice permette di quantificare lo stato di igiene orale e di sensibilizzare i pazienti.

 Tra questi indizi:

12-2-In laboratorio: 

12-2-1-al microscopio: permette di ottenere informazioni sui germi microbici.

Colture 12-2-2: consentono la coltivazione di batteri in un dato mezzo selettivo aerobico o anaerobico. 

Test enzimatici 12-2-3: 

12-2-4-test immunologici:

Placca batterica 

17-La conclusione 

La placca batterica rappresenta la causa primaria della malattia parodontale e la principale eziologia della grave distruzione ossea. Dovrebbe essere considerata come tale e la sua prevenzione dovrebbe costituire la parte principale del nostro trattamento (terapia iniziale), al fine di garantire la sostenibilità del sistema di attacco dentale. 

18-Bibliografia:

-B. PELLATO 

EMC volume 4 di odontoiatria 

Placca dentale (23-010-A-15) 

             Pagine: 1- 7

-CRISTIANO MOUTON 

-JC ROBERT 

Batteriologia orale.

Pagine: 1-20

-GLICHMAN

Parodontologia clinica 

Pagine: 316-336

-LINDA 

Manuale di parodontologia clinica.

Pagine: 348-366 

Risultato della ricerca di immagini per "Les Glycocalyx"

     Figura 1 figura 2

Italiano: https://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/thumb/d/d4/E._coli_fimbriae.png/220px-E._coli_fimbriae.png
Placca batterica 

Placca batterica 

  Figura 3 figura 4

Placca batterica 

Placca batterica 

      Figura 5

Figura 7

Figura 8

Placca batterica 

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