Trattamenti parodontali negli anziani
Piano
Introduzione.
1. Generale.
2. Senescenza dei tessuti parodontali.
2.1. Gomma.
2.2. Legamento alveolodentale.
2.3. Osso alveolare.
2.4. Cemento.
3. Senescenza e malattia parodontale.
3.1. Invecchiamento e flora parodontale.
3.2. Invecchiamento, risposta immunitaria e malattia parodontale.
4. Impatto delle patologie orali e parodontali sulla salute degli anziani.
4.1. Patologie orali e nutrizione.
4.2. Patologie parodontali e aterosclerosi.
4.3. Patologie parodontali e rischio di infezione.
5. Trattamenti parodontali.
5.1. Trattamento profilattico.
5.2. Trattamento parodontale negli anziani.
5.2.1. Trattamento parodontale non chirurgico.
5.2.2. Trattamento chirurgico.
5.3. Manutenzione parodontale.
6. Impatto dell’invecchiamento sulla guarigione parodontale.
Conclusione.
Bibliografia
Introduzione
Il parodonto, come altri tessuti e organi della cavità orale, subisce profondi cambiamenti durante l’invecchiamento, che ne alterano la funzione e il potenziale adattativo. Pertanto, la cura parodontale nei soggetti anziani si esprime in modo diverso a causa della polipatologia e della polimedicazione caratteristiche di questa popolazione, nonché del fatto che le terapie odontoiatriche e parodontali comportano spesso numerose sedute alla poltrona, difficilmente tollerabili dalle persone anziane.
1. Generale
La definizione di vecchiaia risponde a criteri diversi, ma il criterio di età di 65 anni è quello più spesso mantenuto, in particolare dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS).
L’invecchiamento è un processo fisiologico inevitabile, lento e progressivo, che comporta l’indebolimento dell’organismo e provoca alterazioni a livello cellulare e poi metabolico,
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2. Senescenza dei tessuti parodontali
Il parodonto è l’insieme dei tessuti che forniscono attacco e supporto al dente all’interno della mascella e della mandibola. Da un lato distinguiamo:
- il parodonto superficiale, clinicamente visibile e costituito da tessuti gengivali,
- il parodonto profondo, comprendente l’osso alveolare, il legamento parodontale e il cemento.
Sono stati descritti cambiamenti fisiologici correlati all’età nei diversi tessuti parodontali.
2.1. La gomma da masticare
In assenza di patologia, i cambiamenti nella gengiva sono difficilmente visibili clinicamente. Sono rappresentati principalmente da:
- una perdita di elasticità;
- un aspetto più liscio;
- una leggera recessione;
- l’altezza delle gengive attaccate non cambia più dopo i 45 anni;
- l’epitelio gengivale presenta un assottigliamento di circa il 30% rispetto al giovane adulto;
- il tessuto connettivo è caratterizzato dalla fibrosi del collagene, ovvero dalla diminuzione del numero dei fibroblasti e della loro capacità di sintesi, che spiega la maggiore fragilità agli attacchi, in particolare quelli microbici.
2.2. Il legamento alveolodentale
È un tessuto connettivo fibroso che collega il dente all’osso alveolare, subisce alterazioni attraverso la riduzione del numero e della densità delle fibre;
La riduzione di quasi il 25% dello spessore del legamento alveolo-dentale nel corso della vita sembra essere dovuta piuttosto alla diminuzione fisiologica delle forze masticatorie con l’età.
2.3. Osso alveolare
Presenta alterazioni fisiologiche durante l’invecchiamento, rappresentate principalmente da:
- aumento del numero di cavità di riassorbimento;
- diminuzione del numero e delle dimensioni degli osteoblasti;
- diminuzione della proliferazione delle cellule osteogeniche;
Queste alterazioni comportano, negli anziani, una riduzione delle capacità di rimodellamento, guarigione e adattamento dell’osso alveolare. La presenza dei denti gioca un ruolo importante nella conservazione di questo tessuto.
2.4. Cemento.
È un tessuto calcificato di origine connettiva che circonda la radice del dente e che consente l’ancoraggio del dente nell’alveolo attraverso l’inserimento di fibre desmodontali.
- Il suo spessore aumenta con l’età, per apposizione di cemento secondario.
- Il cemento è più spesso sul lato distale e nel terzo apicale della radice, e questo è considerato un meccanismo di compensazione dell’eruzione passiva dovuta all’attrito dentale.
- L’ipercementosi è anche collegata ad un aumento dell’attività funzionale.
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3. Senescenza e malattia parodontale
Le malattie parodontali sono malattie infettive multifattoriali derivanti dall’interazione tra la placca batterica e la risposta dell’ospite. Esistono forme moderate e reversibili (gengivite) e forme che distruggono il parodonto (parodontite).
I sintomi includono:
- infiammazione gengivale;
- sanguinamento al sondaggio;
- la formazione di tasche parodontali;
- migrazione apicale dell’attacco epiteliale;
- perdita di osso alveolare, mobilità dei denti e perdita dei denti (se non curata).
3.1. Invecchiamento e flora parodontale
La flora batterica è l’agente eziologico delle malattie parodontali. Sono stati descritti cambiamenti quantitativi e qualitativi nella flora negli anziani:
- I depositi di placca sopragengivale sembrano essere più significativi nei soggetti più anziani.
- La composizione della flora coltivabile sottogengivale del parodonto sano è simile a quella osservata nei soggetti giovani.
- Sembra che la prevalenza e il ruolo dei batteri parodontopatogeni cambino con l’età. La prevalenza e il numero relativo di Aggregati bacter actinomycetem comitans (Aa) diminuiscono, mentre quelli di Porphyromonas gingivalis (Pg) aumentano. Non sono state osservate modifiche per Prevotella intermedia (Pi) e Fusobacterium (Sp). I soggetti anziani presentano una maggiore prevalenza di Pseudomonas ed enterococchi.
- Il flusso salivare diminuisce con i farmaci e una dieta morbida.
- La diversità delle superfici dovuta ai restauri protesici e alla ritenzione di cibo può influenzare l’adesione e la crescita dei batteri.
3.2. Invecchiamento, risposta immunitaria e malattia parodontale
Il declino del sistema immunitario legato all’età potrebbe portare a una riduzione della risposta ai batteri periodontopatogeni (principalmente il numero e il rapporto di cellule B, cellule T e cellule natural killer).
Tali cambiamenti sono stati osservati in soggetti anziani, indipendentemente dal fatto che fossero affetti o meno da malattia parodontale.
Inoltre, l’elevato livello di anticorpi anti-Porphyromonas gingivalis circolanti suggerisce che le persone anziane siano in grado di innescare una normale risposta immunitaria immunoglobulinica (IgG).
Infatti, non è stata dimostrata alcuna correlazione tra alterazioni del sistema immunitario legate all’invecchiamento e malattie parodontali.
In conclusione, i dati attuali non consentono di considerare la malattia parodontale come una conseguenza naturale dell’invecchiamento.
4. Patologie parodontali e rischio di infezioni negli anziani.
Le persone anziane sono particolarmente esposte al rischio di complicazioni infettive delle malattie parodontali o dei relativi trattamenti, a causa delle loro molteplici patologie, dei molteplici farmaci che assumono e della loro maggiore fragilità.
L’immunosoppressione può derivare da trattamenti farmacologici a lungo termine (terapia con corticosteroidi, chemioterapia, infezioni come la tubercolosi, malattie maligne del sangue o patologie sistemiche).
Allo stesso modo, la presenza di patologie croniche non controllate, come diabete, insufficienza renale e/o epatica, infezioni batteriche e fungine croniche, espone l’individuo ad un rischio analogo di infezione locale e/o generalizzata. Infine, la malnutrizione, particolarmente frequente tra gli anziani, costituisce un fattore di rischio significativo per l’infezione.
L’aumento nei soggetti anziani delle valvulopatie (insufficienza, restringimento, ecc.), delle cardiomiopatie ipertrofiche ostruttive e il numero di portatori di protesi valvolari aumentano il rischio di trapianto batterico e di endocardite in questa popolazione.
Numerosi studi hanno dimostrato che la malattia parodontale influisce sul controllo metabolico e che la terapia parodontale migliora la gestione del diabete. Alcuni autori suggeriscono che il diabete sia un fattore di rischio per la malattia parodontale.
La cavità orale può essere considerata un serbatoio di germi anaerobi Gram-negativi che predispongono all’insorgenza di polmonite da inalazione.
Numerosi studi hanno dimostrato che una scarsa igiene orale e la malattia parodontale sono fattori di rischio indipendenti per lo sviluppo di lesioni aterosclerotiche e l’insorgenza di cardiopatia ischemica, coronaropatia e ictus ischemico.
Le infezioni orali sono associate al rischio di mortalità negli anziani. Alcuni studi hanno dimostrato che la presenza di parodontite raddoppia il rischio di mortalità.
Il rischio di infezioni richiede rigorose misure di prevenzione e igiene orale, soprattutto nei soggetti anziani affetti da malattia parodontale.
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5. Trattamenti parodontali negli anziani
5.1. Trattamento profilattico
Gli obiettivi della profilassi parodontale saranno quelli di prevenire o ridurre il rischio di gengiviti, parodontiti e perimplantiti legate al contesto locale e medico.
La prevenzione consiste da un lato nella cura quotidiana dell’igiene orale e dall’altro nelle visite professionali periodiche effettuate dal dentista e dall’igienista dentale (controllo clinico del cavo orale e, se possibile, radiologico, seguito da detartrasi e lucidatura delle superfici dentarie). Tra i prodotti utilizzati rientrano i consueti accessori quali spazzolino manuale o elettrico, filo interdentale, scovolini interdentali, ecc. A volte è necessario l’uso di agenti antibatterici.
È fondamentale introdurre uno screening sistematico e un monitoraggio regolare tra gli anziani, idealmente su base annuale.
5.2. Trattamenti parodontali negli anziani
Non esiste un trattamento parodontale formalmente controindicato nei soggetti anziani; il trattamento viene adattato allo stato di salute del paziente.
L’obiettivo è quello di pulire la cavità orale e di offrire comfort al paziente, semplificando il più possibile le sedute alla poltrona e limitandone la durata.
Di norma, nei pazienti a rischio, i trattamenti vengono valutati previo consulto con il medico curante, al fine di raggiungere un consenso sulla gestione proposta. Sono sconsigliati trattamenti complessi, lunghi o altamente cooperativi.
Come negli adulti, anche nei soggetti anziani si possono applicare due tipi di approcci terapeutici: trattamenti non chirurgici e trattamenti chirurgici.
5.2.1. Trattamento non chirurgico (eziologico):
- Motivazione e insegnamento di una corretta tecnica di igiene orale (uso dello spazzolino, del filo interdentale, di altri ausili utili).
- Rimozione degli elementi che trattengono la placca (come carie, restauri inadeguati, ecc.) e degli ostacoli all’igiene orale.
- Estrazione dei denti che non possono essere salvati.
- Igienizzazione mediante detartrasi sopra e sottogengivale.
- Lucidatura delle superfici dentali.
- Levigatura radicolare non chirurgica del lato dentale delle tasche parodontali per rimuovere lo strato superficiale di cemento e dentina contaminati, riducendo così la ruvidità che favorisce la persistenza dei depositi.
Si ritiene che fino a una profondità della tasca di 5-6 mm, queste terapie non chirurgiche sarebbero efficaci quanto le terapie chirurgiche, il cui merito è essenzialmente quello di consentire un migliore accesso al sito della lesione.
5.2.2. Trattamento chirurgico
In caso di tasche parodontali profonde, il trattamento conservativo mediante detartrasi e levigatura radicolare potrebbe essere insufficiente e potrebbe essere indicato un trattamento chirurgico mirato a eseguire un’adeguata detartrasi o a ottenere una morfologia gengivale che faciliti il controllo della placca.
Trattamenti chirurgici, come la chirurgia ossea, la rigenerazione tissutale guidata, gli innesti ossei e gli impianti, possono essere applicati secondo le indicazioni, se le condizioni generali del paziente lo consentono.
L’età non è una controindicazione alla chirurgia parodontale, ma è preferibile un approccio più conservativo per ridurre al minimo l’esposizione della superficie radicolare e l’aumento del rischio di carie radicolare.
Infine, è opportuno sottolineare che il fattore decisivo per il successo della chirurgia parodontale resta il controllo della placca batterica e il follow-up professionale.
5.3. Manutenzione parodontale
Un programma di mantenimento più rigoroso, che comprenda sedute frequenti di detartrasi e il rafforzamento delle misure igieniche, da 1 a 3 mesi a seconda dei casi, garantirà un migliore controllo della progressione della malattia parodontale e la preservazione della funzione masticatoria e del comfort.
6. Impatto dell’invecchiamento sulla guarigione parodontale
I cambiamenti strutturali o funzionali legati all’età includono una diminuzione dell’attività dei fibroblasti, del tasso di formazione del collagene e un’alterazione del sistema microvascolare.
Tuttavia, questi elementi apparentemente sfavorevoli non sembrano alterare eccessivamente la risposta clinica .
Nella gengivite sperimentale, la gengiva guarisce indipendentemente dall’età.
In caso di parodontite moderata o grave, i risultati terapeutici dopo il trattamento parodontale (chirurgico o meno) non differiscono nelle persone di età superiore ai 60 anni. Anche l’età non sembra influenzare la guarigione. Pertanto, sebbene il processo di guarigione sia più lento nei soggetti anziani, si possono ottenere risultati molto soddisfacenti se vengono rispettate le condizioni ottimali per la riparazione dei tessuti (manipolazione atraumatica dei tessuti, controllo della placca).
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Conclusione
Il parodonto subisce cambiamenti con l’età, ma la malattia parodontale non deve essere considerata una conseguenza naturale dell’invecchiamento.
L’età del paziente non costituisce una controindicazione alla chirurgia parodontale.
Tuttavia, l’approccio terapeutico deve tenere conto di alcune specificità, come le difficoltà riscontrate nell’attuazione delle misure di igiene orale, le particolari condizioni di accumulo della placca, gli effetti delle terapie generali sulla flora e sui tessuti parodontali, nonché le controindicazioni sistemiche alla chirurgia parodontale.
I denti del giudizio possono causare dolore se sono posizionati male.
Le otturazioni composite sono estetiche e durevoli.
Le gengive sanguinanti possono essere un segno di gengivite.
I trattamenti ortodontici correggono i disallineamenti dentali.
Gli impianti dentali forniscono una soluzione fissa per i denti mancanti.
La detartrasi rimuove il tartaro e previene le malattie gengivali.
Una buona igiene dentale inizia lavandosi i denti due volte al giorno.