Discromie dentali e tecniche di sbiancamento

Discromie dentali e tecniche di sbiancamento

Discromie dentali e tecniche di sbiancamento

Introduzione : 

  La decolorazione dei denti anteriori può rappresentare un serio problema estetico. La soluzione a questo problema è lo sbiancamento dei denti; il successo di questo sbiancamento dipende dalla natura della decolorazione.

  1. Discromie 
    1.   Definizione: Un dente è scolorito se il suo colore si discosta dal colore originale.

2.2. Meccanismi di colorazione: i denti presentano una tavolozza di colori attorno a una base “bianco-giallastra”. Queste variazioni cromatiche sono dovute a molti fattori:

  •  Ereditario.
  • Scambi con l’ambiente orale.
  • Scambi con l’ambiente interno “sangue”.         

2.3. Discromie estrinseche: dovute principalmente alla colorazione delle superfici dentali.

  Classificazione HATTAB 

1- Colorazioni marroni: sono dovute principalmente ai depositi di tannino contenuti nel caffè, nel tè, nel vino 

2- Colorazione del tabacco: dal marrone al marrone scuro

3- Colorazioni nere: molto aderenti, localizzate a livello del collo, sono dovute ad un batterio cromogeno (Actinomyces)  

4- Colorazioni verdi: sono depositi spessi e aderenti, localizzati sulle superfici vestibolari a livello dei colletti dei denti anteriori. Sono causate da batteri o funghi fluorescenti. 

5- Colorazioni arancioni: sono dovute all’azione di un batterio cromogeno (Flavobaterium

lutescens) . Si trovano a livello del terzo cervicale dei denti anteriori ed in particolare sulle superfici vestibolari 

6- Colorazioni metalliche: sono dovute ad alcuni farmaci, a prodotti applicati localmente o anche a polvere metallica. A seconda del metallo in questione, la colorazione può essere: 

-nero con argento o ferro, 

-grigio con mercurio,

-verde con rame. 

Queste colorazioni metalliche sono estremamente difficili da rimuovere con trattamenti chimici; 

7- Colorazione dovuta ad antisettici: (marrone): la più nota è quella dovuta alla clorexidina, presente in molti collutori, dentifrici, vernici, ecc.

  1.  Discromie intrinseche: dovute al passaggio e alla trasformazione dei pigmenti nei tubuli dentinali. Può colpire diversi tessuti del dente e questo in diverse età della vita. Possono essere classificati in tre grandi categorie: genetici, prenatali e postnatali.

2.4.1. Scolorimenti dovuti a malattie ereditarie 

 * Amelogenesi imperfetta 

 – I colori variano dal bianco opaco al giallo; tendono a scurirsi con l’età.

  * Dentinogenesi imperfetta 

 – I colori variano dal blu chiaro al marrone scuro.

2-4-1-2- Colorazioni intrinseche pre-eruttive  

      * Fluorosi  

    La fluorosi dentale è caratterizzata da ipermineralizzazione delle superfici o porosità dello smalto indotta dall’ingestione cronica di quantità eccessive di fluoro durante la formazione dello smalto. 

 * Indice DEAN

  Indice I : macchie bianche, opache, gessose.

  Indice II : macchie bianche più estese con alcune macchie marrone chiaro. 

  Indice III : macchie marroni più estese con alcune macchie marroni aggiuntive.

  Indice IV : solo macchie marroni.

  Indice V : smalto completamente cariato che assume l’aspetto di una vera carie senza ammorbidimento della dentina.

*Indice FEINMAN 

  • Fluorosi semplice
  • Fluorosi opaca 
  • Fluorescenza con porosità

La schiaritura è indicata per forme semplici e opache.

*Discromie dovute a tetracicline 

 Le discromie sono dovute ad un fenomeno di chelazione tra l’antibiotico e il calcio dei cristalli di idrossiapatite, con conseguente formazione di un complesso tetraciclina-ortofosfato di calcio.

  • Classificazione di JORDAN E BOKSMAN (1984)

*Grado I: leggera colorazione gialla, marrone o grigia, che si estende uniformemente su tutta la chioma. 

*Grado II: più scuro o grigio, la colorazione è più estesa, ma uniforme e senza bande.   

*Grado III: colorazione grigio scuro o blu, generalmente con bande più pronunciate. 

*Grado IV: colorazione troppo intensa.

*Colorazioni intrinseche dovute a disordini emolitici nel neonato 

– Eritroblastosi fetale e ittero neonatale (colorazione giallo-verde)

-Porfiria eritropoietica congenita (colorazione rosa).

2-4-1-3- Colorazioni intrinseche post-eruttive 

 * Colorazione post-traumatica 

 *Degradazione dell’emoglobina 

Prodotti di degradazione dell’emoglobina   Rispettiva tinta 
Ferro (solfuro di ferro) Nero 
Metaemoglobina Rosso marrone 
Emina Blu nero 
Ematina Marrone scuro 
Ematoidina Rosso 

*Colorazioni patologiche e traumatiche 

– La mortificazione della polpa può causare una decolorazione che va dal grigio al nero.

  1. Sbiancamento dei denti
    1.  Definizione

   È una terapia che permette di eliminare e/o schiarire le colorazioni che con il tempo si depositano sui denti e le discromie intrinseche, preservandone il colore naturale.

3-2- Principi di azione dei prodotti schiarenti e meccanismi chimici della decolorazione 

Lo sbiancamento dei denti permanenti viene effettuato utilizzando agenti sbiancanti, ovvero sostanze clorurate o ossigenate che rilasciano ossigeno nascente.  

Questo ossigeno nascente si trova nello stato atomico O e non nello stato molecolare O2. In questo caso le sue proprietà ossidanti sono notevolmente più attive.

I processi di sbiancamento dei denti sfruttano i principi di una reazione chimica di ossidoriduzione tra la sostanza colorante (l’agente riducente) e la molecola sbiancante (l’agente ossidante).

L’ossigeno nascente deve poter penetrare nei tessuti dentali mineralizzati, senza alterarli, per liberare i pigmenti responsabili della colorazione. 

Si verifica una diffusione nella matrice organica smalto-dentina, una reazione con le molecole organiche, il rilascio e la dissociazione dei pigmenti e la modificazione delle lunghe catene molecolari colorate, frammentate in piccole molecole più leggere; la sostanza colorante insolubile si trasforma in una sostanza colorante solubile, capace di essere successivamente eliminata.

Discromie dentali e tecniche di sbiancamento

3.3. Diversi tipi di prodotti

Attualmente, gli agenti schiarenti più comunemente utilizzati sono:

3-3-1- Perossido di idrogeno o acqua ossigenata (H 2 O 2 )   

– È l’agente principale utilizzato nello sbiancamento dei denti.

  • Grazie al suo basso peso molecolare, diffonde attraverso la matrice organica dello smalto e i tubuli dentinali.
  • Agisce sulla sostanza organica liberando O2 nascente che si diffonde facilmente e può frammentare i componenti colorati.

Il perossido di idrogeno si decompone alla luce e al calore, rilasciando ossigeno secondo la seguente reazione:

                        nH2O2 ——— nH2O + n/2O2

    L’ossigeno nascente trasforma la molecola del pigmento attraverso una reazione di ossidazione e quindi modifica il colore, o lo cambia.

3-3-2- Perossido di carbammide o perossido di urea CH 6 N 2 O 3

– Si presenta più spesso sotto forma di gel;

– In una soluzione acquosa, il perossido di carbammide al 10% si decompone lentamente in H2O2 e urea che a sua volta darà anidride carbonica e ammoniaca;

-Il perossido di carbammide al 10% si decompone in perossido di idrogeno al 3% e urea al 7%.

– Il principio attivo rimane il rilascio di radicali liberi dell’ossigeno.

– Le concentrazioni del 10-15% vengono utilizzate in ambito ambulatoriale mentre quelle del 35% sono riservate alle tecniche alla poltrona.

3-3-3- Perborato di sodio 

Il perborato di sodio è un potente ossidante che dona piena soddisfazione.

Inoltre, non provoca effetti negativi se entra in contatto con i tessuti molli.

Tuttavia, poiché si decompone facilmente in acqua, il perborato deve essere conservato in contenitori asciutti e ben chiusi.

Infatti, in presenza di acqua, si decompone formando un metaborato e perossido di idrogeno.

       BO3Na + H2O ————BO2Na + H2O2

Spasser utilizzava il perborato di sodio mescolato con acqua come tecnica ambulatoriale.

Nutting e Poe proposero in seguito l’uso di una miscela in pasta di perborato di sodio e perossido di idrogeno al 30% (un prodotto venduto negli Stati Uniti con il nome di superoxol).

Questa preparazione viene utilizzata per lo sbiancamento ambulatoriale mediante mascherina.  

3-4- Gli adiuvanti di un prodotto schiarente

  • Agente addensante (carbopol): mantiene il gel a contatto con la struttura dentale il più a lungo possibile.  
  • Urea: stabilizza l’H2O2 e aumenta il pH della soluzione;
  • Glicerina: Aumenta la viscosità del preparato e ne facilita la manipolazione;
  • Agente stabilizzante: aumenta la durata di conservazione dei prodotti schiarenti; 
  • Una tintura; Per apprezzare meglio il prodotto.
  • Agente desensibilizzante;
  • Agente conservante;
  • Soluzione profumata: 

Attivazione dei prodotti schiarenti

  • Termico. dispositivi di fonti di calore dotati di un inserto riscaldato alla temperatura desiderata, pestelli riscaldati o termocauteri
  • luminoso. Lampada a infrarossi ad alta tensione da 250 W, lampada ultravioletta
  • Catalizzatori chimici che potenziano la reazione influenzandone direttamente la velocità.
  • Laser: frequenza 30Hz, energia 60mj, distanza 1-1,5mm, durata 3sec.

3-5. INDICAZIONI:

  • Discromie ereditarie.
  • Scolorimenti dovuti all’invecchiamento, avvelenamento da piombo.
  • Discromia post-traumatica.
  • Discromia dovuta a fluorosi.
  • Scolorimenti dovuti all’assunzione di tetraciclina.
  • Scolorimenti dovuti a mortificazioni della polpa

3.6. CONTROINDICAZIONI:

  • Formale
  • Ipersensibilità dentinale.
  • Denudazione della dentina coronale e/o radicolare
  • Denti con gravi danni ai tessuti, fratture e crepe.
  • Durante il trattamento ortodontico.
  • Tutte le discromie indotte da pigmenti inorganici.
  • Parenti 
  • Donne incinte o che allattano.
  • Sensibilità note al principio attivo utilizzato.
  • Pazienti molto giovani.
  • Denti con restauri importanti.

3.6. Misure preoperatorie

Indipendentemente dalla tecnica utilizzata, è necessario effettuare delle misurazioni preoperatorie per evitare possibili insuccessi.

  • Esami clinici, radiologici e profilattici.
  • Rilevare situazioni cliniche controindicate.
  • Diagnosticare l’eziologia della discromia.
  • Decidere il metodo e la scelta del prodotto da utilizzare. 
  • Definizione degli obiettivi. 

3.7. Metodi di schiarimento

3.7.1. Sui denti vivi (esternamente)

-Nella poltrona

-Ambulatoriale

-Misto

3.7.1.1. Sbiancamento in poltrona (denti vitali) 

a) Principio 

La tecnica consiste nell’applicare perossido di idrogeno al 35% direttamente sui denti vitali, dopo aver protetto i tessuti gengivali e averli rinnovati periodicamente, a seconda della presenza o meno di attivatori chimici o tramite l’uso di fotopolimerizzazione. 

b) Stadio clinico 

– Sessione di preparazione e istruzione del paziente 

1- Fotografa tutti i denti.

2- Valutare la tonalità dei denti.                                      

3- Lucidare i denti con polvere di pomice + acqua, 

4- Installazione di un distanziatore. 

5- Applicare la vaselina sulla parte interna ed esterna delle labbra.

6- Applicare il gel protettivo seguendo la gengiva e polimerizzare con la lampada fotopolimerizzante, 

7- Inumidire i denti.

8- Applicazione del prodotto in uno strato spesso su tutti i denti da trattare: 

9- polimerizzazione

10- Pulizia delle superfici dentali

11- Riapplicazione del gel   2a e 3a volta

12- Rimuovere il gel e chiedere al paziente di risciacquare. È importante interrompere la procedura se si manifesta sensibilità. 

13- Rimuovere la diga 

La durata del trattamento per seduta varia dai 20 ai 30 minuti, a seconda del prodotto. Applicazione di un agente al fluoro per 5 minuti per ridurre la sensibilità 

c) Vantaggi della tecnica

  • Trattamento effettuato sotto la supervisione del medico curante
  • Osservazione immediata del risultato ottenuto
  • Buona protezione dei tessuti molli
  • Ingestione minima del prodotto
  • Riduzione dei tempi di elaborazione

D) Svantaggi

  • Prezzo di costo elevato
  • Ipersensibilità dentinale

3.7.1.2. Sbiancamento dei denti vitali su base ambulatoriale o sbiancamento domiciliare.

Discromie dentali e tecniche di sbiancamento

  a) Principio

Questo metodo consiste nel mantenere l’agente sbiancante “perossido di carbammide a basse concentrazioni (dal 10 al 16%)” a contatto con i denti per un lungo periodo, da 2 a 3 settimane, mediante mascherine flessibili termoformate in polivinile. 

Il paziente stesso posiziona la stecca, che indossa o solo di notte per 8 ore oppure due volte al giorno, rispettando un periodo di riposo di 4-5 ore. 

L’applicazione viene effettuata fino al raggiungimento dello schiarimento desiderato, sempre sotto la supervisione del chirurgo odontoiatra.  

b) Tecnica

Si basa sulla creazione di una grondaia termoformata con serbatoi vestibolari e adattata alla dentatura e all’allenamento del paziente.

*Prima sessione 

  • Clinico 

1- Misure preoperatorie “Detartrasi e lucidatura”

2- Prendere un’impronta digitale

  • Laboratorio 

Preparazione dei modelli; lo stampo viene fuso senza base e trattato per consentire la massima aspirazione durante la termoformatura le zone cervicali vengono pulite e leggermente segnate con un bisturi per un migliore adattamento  

Produzione di serbatoi distanziatori; devono essere tenuti a distanza sotto il bordo libero sul lato vestibolare depositare uno strato di resina di 0,5 mm i denti non trattati non hanno serbatoio 

3- Realizzazione di grondaie da 0,7 a 1 mm di spessore 

4- Termoformatura 

4- Taglio e regolazione delle grondaie dopo il completo raffreddamento per evitare deformazioni 

 *Seconda sessione

5- Provare la grondaia in bocca; massimo adattamento a livello marginale 

6- Mettere in bocca dopo averlo riempito con il prodotto sbiancante Eliminazione dell’eccesso

7- Tempo di applicazione da 6 a 8 ore a notte o 2 volte al giorno con intervallo di 5 ore e un’arcata alla volta  

*3a sessione 

8- Controllo e valutazione dei risultati. Dopo 24 ore per rilevare eventuali lesioni dei tessuti molli, sensibilità o problemi correlati all’uso della stecca

Durata del trattamento generalmente da 2 a 3 settimane/arcata 

c) Vantaggi della tecnica

  • Facilità di implementazione
  • Bassa concentrazione del prodotto utilizzato (perossido di carbammide dal 10 al 16%), quindi minor rischio: 
  • Prezzo di costo ridotto.

Discromie dentali e tecniche di sbiancamento

d) Svantaggi:

  • Possibile irritazione dei tessuti molli
  • Disagio dovuto all’eccessiva ingestione di sostanze chimiche
  • Possibile disturbo dell’occlusione
  • I risultati non sono immediati, quindi c’è il rischio di un sovradosaggio.

3.7.1 .3. Il metodo combinato 

Consiste nel combinare i due per ottenere un risultato più rapido nel caso di colorazioni marcate. È possibile eseguire un trattamento alla poltrona per iniziare lo sbiancamento, che verrà poi proseguito con la tecnica ambulatoriale, oppure per accelerarlo durante ogni visita di controllo. 

3.7.1 .4. Effetti collaterali dello sbiancamento sui denti polposi:

3.7.1.4.1. Rischi locali.

  • Ipersensibilità dentinale

caratterizzato da dolore acuto provocato da stimoli termici, osmotici (zucchero) o tattili. Generalmente questa sensibilità scompare con l’interruzione del trattamento. La desensibilizzazione può essere accelerata mediante l’applicazione di prodotti al fluoro. 

  • Effetto dei prodotti sbiancanti sui tessuti dentali

È stata osservata una riduzione della durezza dello smalto e della dentina in seguito all’uso di perossido di idrogeno. Ciò è dovuto all’effetto decalcificante del preparato utilizzato, il cui pH è pari a 3. 

  • Effetti sulla forza di adesione delle resine composite ai tessuti duri dei denti

Dopo lo sbiancamento, l’adesione dei materiali da otturazione ai denti risulta ridotta, probabilmente a causa della presenza di bolle di ossigeno nello smalto.

  • Effetto dei prodotti sbiancanti sui tessuti molli orali

Sono state osservate alcune lesioni transitorie della gengiva, legate più allo scarso adattamento delle grondaie che all’uso del perossido di carbammide. Sono stati osservati altri effetti collaterali: a seguito della modificazione della flora orale, a volte si osserva ipertrofia delle papille linguali e superinfezioni da Candida albicans.

Discromie dentali e tecniche di sbiancamento

3.7.1.4.2. Rischi generali:

Durante la prima ora di utilizzo della stecca, circa il 50% del preparato viene ingerito dal paziente. Sono stati segnalati nausea, sensazione di secchezza delle fauci e desquamazione delle mucose. 

3.7.1.4.3. Rischio mutageno

Il rischio mutageno del perossido di idrogeno è stato sollevato sulla base di alcuni test in vitro. Tuttavia, sulla base di test in vivo, non sembrano esserci rischi mutageni quando vengono utilizzate concentrazioni clinicamente utili.

Discromie dentali e tecniche di sbiancamento

3.7.1.5. Come affrontare l’ipersensibilità

Il trattamento sintomatico si basa sull’applicazione di agenti desensibilizzanti che sono 

  • Agenti chimici caustici

L’azione caustica provoca la coagulazione della componente proteica dei processi odontoblastici e del fluido dentinale intratubulare. Questa coagulazione bloccherà i tubuli dentinali (glutaraldeide, formaldeide). 

  • Agenti chimici ad azione mineralizzante

Questi prodotti causano la demineralizzazione della struttura minerale della dentina, rilasciando ioni calcio. Questi interagiscono con gli anioni presenti in soluzione in questi prodotti, formando cristalli di sale all’interno dei tubuli.

Lo scopo di questa terapia è quello di ottenere una riduzione o addirittura la chiusura del canalicolo mediante sclerosi dentinale. Vengono proposti diversi prodotti ad azione mineralizzante:

(Composti fluorurati, soluzioni di ossalato, cloruro di stronzio, citrato di sodio).

Discromie dentali e tecniche di sbiancamento

  • Agenti chimici ad azione neutralizzante

1. Nitrato e cloruro di potassio 

L’azione neutralizzante mira a bloccare l’attivazione dei nervi e la trasmissione del dolore mediante l’applicazione di un prodotto chimico. Tra gli agenti neutralizzanti utilizzati per la desensibilizzazione delle fibre nervose, i più comunemente impiegati sono il nitrato di potassio e il cloruro di potassio. 

L’applicazione di nitrato di potassio sulla dentina determina un aumento della concentrazione di ioni K + all’interno dei tubuli dentinali. 

Questa concentrazione di ioni potassio extracellulari provoca la depolarizzazione delle fibre nervose e la loro intensa attivazione in un breve periodo di tempo; Successivamente, a questa fase di sovreccitazione segue una fase prolungata di disattivazione delle fibre nervose.

3.8.2. Tecniche per lo sbiancamento dei denti devitalizzati: 

Prerequisiti

1- Presenza di strutture dentarie coronali.

2- Otturazione tridimensionale impermeabile del canale. 

3.8.2.1. Tecnica ambulatoriale “Walking bleaching” 

-Internamente.

Modalità operativa.

  1. Garantire la buona qualità del trattamento canalare.
  2. Pulizia accurata della cavità. 
  3.  Preparazione della camera pulpare. 
  4.  Rimuovere i materiali di restauro che chiudono l’accesso alla cavità pulpare e ritoccarla.
  5. -Creazione di un accesso coronale-radicolare. 
  6. Creare un tappo a livello cervicale del canale utilizzando vetroionomero per mantenere la tenuta dell’otturazione del canale.
  7. Applicazione dell’agente sbiancante.
  8. La cavità viene quindi sigillata con fosfato di zinco o CVI
  9. L’agente schiarente verrà lasciato in posa per due o tre settimane. Ripetere la procedura fino ad ottenere un risultato soddisfacente.
  10.   Al termine dello schiarimento applicare una medicazione (idrossido di calcio + acqua distillata) per 15 giorni.

Tecnica di sbiancamento interno/esterno 

La tecnica di sbiancamento interno/esterno combina lo sbiancamento intracoronale e quello extracoronale, che il paziente può eseguire a casa. Questa tecnica è semplice ed efficace. 

Discromie dentali e tecniche di sbiancamento

Protocollo 

  1. Notare il colore iniziale del dente devitalizzato nella cartella del paziente.
  2. Pulire la cavità di accesso.
  3. Preparare una barriera intracoronarica.
  4. Fare una grondaia 
  5.  Dimettere il paziente con la cavità di accesso aperta seguendo le seguenti istruzioni:
  6. Rimuovere il batuffolo di cotone dalla cavità di accesso.
  7. Utilizzando una siringa, applicare l’agente sbiancante direttamente nella camera pulpare prima di inserire il vassoio.
  8. oppure applicare l’agente sbiancante su tutta la mascherina e in eccesso nella zona in cui si trova il dente devitalizzato.
  9. Dopo il periodo di sbiancamento, irrigare il dente devitalizzato con una siringa d’acqua e posizionare un nuovo batuffolo di cotone nella cavità.
  10.  Cambiare la soluzione sbiancante ogni due ore; per ottenere il colore desiderato potrebbero essere sufficienti da cinque a otto applicazioni.
  11.  Controllare il paziente dopo tre-sette giorni.
  12.  Sigillare la cavità di accesso con materiale di restauro temporaneo.

38.2.2. Tecnica della poltrona 

Tecnica termocatalitica 

Si tratta dell’impiego di perossido di idrogeno ad alta concentrazione, al 30 o 35%, nella camera pulpare, seguito dall’applicazione di calore tramite un dispositivo di riscaldamento elettrico o uno strumento riscaldato.

Protocollo 

1- Viene applicata una barriera protettiva in cemento di almeno 2 mm di spessore nel canale dentale. 

2 – Quindi, un batuffolo di cotone imbevuto di perossido di idrogeno viene inserito nella camera pulpare. 

3 -Attivazione dell’agente schiarente con uno strumento riscaldato.

4 – Togliere lo strumento riscaldante e poi il cotone.

5 – Questa sequenza verrà ripetuta da quattro a sei volte.

6 – Dopo aver rimosso la fonte di calore, lasciare riposare il dente per cinque minuti, quindi risciacquarlo con acqua tiepida per un minuto. 

 7- Successivamente bisogna asciugare il dente e realizzare un’otturazione provvisoria.

8- Il paziente verrà visitato e l’operazione verrà ripetuta fino a completa soddisfazione, dopodiché la cavità verrà chiusa definitivamente.

Tecnica “fotonica”

La preparazione è identica a quella descritta in precedenza.

– Il prodotto sbiancante è un gel introdotto nella cavità e applicato sulla superficie vestibolare del dente.

– Il catalizzatore è una luce.

Rischi dello sbiancamento sui denti non vitali

1-Friabilità: un importante effetto collaterale clinico è l’aumento della friabilità dei denti dopo un trattamento sbiancante. Il perossido di idrogeno al 30% ha effetti negativi sulle proprietà biomeccaniche della dentina, come le forze di trazione e di taglio. Tuttavia, la miscela di perborato di sodio e perossido di idrogeno al 30% ha effetti meno negativi su questo tipo di forze rispetto al solo perossido di idrogeno al 30%.

2- Frattura: quando uno strato di dentina viene rimosso da un dente (durante un trattamento di sbiancamento interno), il dente diventa più debole a causa della diminuzione della quantità di sostanza dentale. Pertanto, è prevedibile un rischio maggiore di frattura quando il dente è già indebolito dalla perdita di tessuto dentale. 

3- Riassorbimento cervicale esterno: il riassorbimento cervicale esterno che si verifica dopo una procedura di sbiancamento interno è una complicanza grave, ma piuttosto rara. Il riassorbimento radicolare è solitamente asintomatico e viene solitamente rilevato solo mediante radiografie di routine.

4- Riduzione della microdurezza.

5- Tossicità dell’agente sbiancante: il perossido di idrogeno avrebbe un potenziale di induzione cancerogena locale, perché i radicali liberi formati dal perossido di idrogeno sono in grado di attaccare il DNA.

  1. Microabrasione

3.1. Principio

-Questa tecnica ha lo scopo di eliminare colorazioni di origine estrinseca o intrinseca limitate agli strati superficiali dello smalto.

-Comporta l’uso di acido cloridrico e pomice.

-Attraverso un fenomeno di abrasione, il prodotto agirà sui denti rimuovendo uno spessore di smalto di circa 100 micron. 

3.2. Implementazione

1- Esame clinico e scatto delle fotografie iniziali. 

2- Pulizia profilattica.

3- Allestimento del campo operatorio.

4 – Applicazione della miscela acido-pomice.

5 – Risciacquare.

6 – Valutazione dell’efficacia dell’applicazione.

7 – Rimozione della diga. 

9- Risciacquo.

10 – Fluorizzazione.

11 – Controlli.

Discromie dentali e tecniche di sbiancamento

  1. Schiarimento attivato dal laser 

4.1. Protocollo

1- Decalcificazione e lucidatura accurate;

2- Protezione delle labbra; 

3- Installazione di una diga fotopolimerizzabile;

4- Applicazione di un gel di perossido di idrogeno di colore scuro;

5- Attivazione per 3 secondi; 

6- Attendere prima di rinnovare il gel e ripetere 4 o 5 volte secondo le raccomandazioni del produttore .

Conclusione

Lo sbiancamento dei denti è una terapia molto efficace. Rappresenta una vera alternativa ai trattamenti più invasivi e può eliminare le antiestetiche discromie.

È quindi necessario un esame preliminare approfondito, la formulazione di una diagnosi chiara e l’impostazione di un rigoroso piano di trattamento.

Discromie dentali e tecniche di sbiancamento

Le carie non curate possono danneggiare la polpa.
L’ortodonzia allinea denti e mascelle.
Gli impianti sostituiscono definitivamente i denti mancanti.
Il filo interdentale rimuove i detriti tra i denti.
Si consiglia di visitare il dentista ogni 6 mesi.
I ponti fissi sostituiscono uno o più denti mancanti.
 

Discromie dentali e tecniche di sbiancamento

Leave a Comment

Your email address will not be published. Required fields are marked *