TERAPIE RESTAURATIVE ADESIVE
Introduzione :
L’obiettivo dell’odontoiatria restaurativa è ripristinare la forma, la funzione e l’estetica dell’organo dentale preservando il più possibile la vitalità e la salute della polpa.
Le chiavi sono una migliore conoscenza della biologia della polpa, tecniche adesive migliorate e lo sviluppo di biomateriali.
Dall’inizio degli anni ’60, la qualità delle tecniche e dei materiali adesivi è notevolmente migliorata e probabilmente nessun altro sistema di restauro è stato oggetto di una ricerca così intensa.
I/ Definizione di restauro:
Restaurare un dente significa rimetterlo in buone condizioni, restituendogli l’aspetto di un dente sano.
Immediatamente pensiamo al dente cariato o fratturato, e restaurare diventa ristabilire l’integrità del dente; si tratta di ricostituirla, di ricostruirla.
In generale, la definizione di restauro è la seguente:
Il restauro di un dente consiste nel ripristino, mediante qualsiasi materiale, della sua morfologia e fisiologia; In questo modo si crea quella che comunemente viene chiamata protesi.
II/ Gli obiettivi del restauro :
La questione deve essere posta su due livelli diversi, in superficie, in relazione alla fisiomorfologia dei denti e in profondità, in relazione alla struttura dei tessuti.
Ciò ha le seguenti conseguenze:
-la capacità masticatoria del dente è ridotta.
-la fisiologia masticatoria legata alla morfologia è alterata; diventa patologico:
• La perdita di un punto di contatto provoca ostruzioni da cibo e placca interdentale che portano alla distruzione della papilla e del setto, alla formazione di una tasca e all’insorgenza di carie sul dente adiacente.
• L’alterazione di una protuberanza cervicale favorisce la rottura dell’attacco epiteliale della gengiva.
L’aspetto estetico del dente risulta tanto più alterato quanto più il dente è anteriore e visibile.
-la perdita di sostanza può comportare bordi dello smalto fratturati e taglienti, con probabilità di danneggiare le parti molli.
Per tutti questi motivi è quindi necessario colmare la perdita di sostanza dei denti per ripristinarne la forma, il colore, il ruolo nella funzione masticatoria, ma anche per separare, come lo smalto, la dentina dall’ambiente orale e dai germi in essa contenuti e da tutte le aggressioni esterne.
Gli obiettivi attuali dei restauri sono orientati verso restauri funzionali ma soprattutto estetici, da qui l’avvento e l’evoluzione dell’odontoiatria estetica.
TERAPIE RESTAURATIVE ADESIVETERAPIE RESTAURATIVE ADESIVE
III/ Principi delle terapie restaurative adesive:
L’odontoiatria estetica moderna si configura oggi come un’architettura basata su fondamenti biologici, biomimetici ed estetici che garantiscono l’integrazione complessiva del restauro nel paziente.
1- Principi biologici : rappresentati da:
•Biocompatibilità e protezione della polpa:
L’attuale modello di odontoiatria restaurativa ha il triplice obiettivo di:
– padroneggiare le cause dell’aggressività prima di intervenire,
– salvare i tessuti mineralizzati e limitare i traumi operatori durante l’intervento chirurgico,
– per mantenere nel tempo i risultati ottenuti dopo l’otturazione mediante un restauro adesivo biocompatibile, biofunzionale e impermeabile.
Questo modello è reso possibile dai continui progressi compiuti nell’odontoiatria adesiva. L’economia tissutale che consente presenta un duplice interesse:
* in primo luogo a livello biomeccanico, attraverso la riduzione delle dimensioni delle cavità (resistenza delle strutture dentarie residue e loro rinforzo tramite bonding), a cui si accompagna essenzialmente la riduzione del numero dei tubuli aperti e quindi delle vie di comunicazione verso il parenchima pulpare, il che presenta un certo interesse biologico (Simon et al., 2008).
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È inoltre fondamentale menzionare l’importanza della valutazione preventiva del terreno (stato iniziale dell’organo polpa-dentina), infatti molti insuccessi sono dovuti ad errori diagnostici.
• Ibridazione sistematica delle interfacce legate:
Per adesione totale si intende l’adesione a tutte le superfici del preparato, anche quelle molto vicine alla polpa. È questa nozione di “adesione totale” che ha sollevato la controversia sull’uso di basi protettive sotto i restauri adesivi (Ritter et al., 2003).
I nuovi sistemi adesivi sono in grado di garantire questa sigillatura in modo affidabile tramite un cosiddetto strato ibrido.
2 Principi biomimetici:
Nell’odontoiatria restaurativa, la biomimetica inizia con la comprensione della disposizione dei tessuti duri e della distribuzione relativa dello stress all’interno del dente intatto.
Grazie al miglioramento dei protocolli di adesione e allo sviluppo di materiali restaurativi, il comportamento del complesso smalto-dentina può essere parzialmente imitato.
In questo contesto, è ragionevole concludere che i nuovi approcci restaurativi (infrastrutture e sovrastrutture) non mirano a creare restauri più resistenti, ma piuttosto restauri compatibili con le proprietà meccaniche e biologiche dei tessuti dentali sottostanti: questa è la biomimetica.
3- Principi estetici:
Oggi le richieste dei pazienti non sono più incompatibili con i principi della pratica odontoiatrica. È possibile realizzare qualcosa di “bello” senza trasgredire gli imperativi funzionali e biologici.
Il dente (corona clinica e radice), la gengiva e il parodonto formano un’unità ottica. La luce si diffonde nei tessuti ed è importante non interrompere questo delicato sistema utilizzando restauri opachi inadeguati.
La scomparsa del metallo nelle infrastrutture (restauri ceramica-ceramica) e nelle sovrastrutture (evoluzione della tecnica di stratificazione e delle cappette in ceramica) e l’impiego di un metodo di assemblaggio invisibile (polimero adesivo traslucido) hanno permesso di offrire restauri dall’aspetto naturale, garantendo così un risultato estetico migliore.
IV/ Tecniche di restauro adesivo su denti vitali:
IV/ 1- Le diverse tecniche di restauro dei denti anteriori:
A seconda dell’entità della perdita di sostanza, della qualità delle strutture dentarie residue, delle risorse del paziente e dei mezzi a disposizione, si possono prendere in considerazione due tipi di restauro: diretto (applicazione diretta del materiale di restauro) e indiretto (mediante la fase di laboratorio).
Ogni tecnica, diretta o indiretta, deve essere ben conosciuta e ben praticata per ottimizzare al meglio il risultato funzionale ed estetico.
- Restauri diretti in resina composita: tecnica di stratificazione
I restauri diretti in composito sono tra i più popolari perché possono essere eseguiti in una sola seduta, sono affidabili nel medio termine grazie al continuo miglioramento dell’adesione smalto-dentina e sono accessibili economicamente alla maggior parte delle persone.
a- Indicazioni e controindicazioni per i restauri diretti in resina composita:
• otturazioni di cavità di classe III, IV e V
• traumi, cambiamenti nella forma dei denti, mascheramento di malformazioni e discromie localizzate.
Ciò controindica la generalizzazione della prescrizione di compositi in pazienti che non hanno tratto beneficio da una precedente igiene orale.
b- Tecnica di stratificazione:
Diversi autori (Vanini 1996, Dietshi 1995, Magne 1996) hanno cercato di standardizzare una metodologia di restauro riguardante le fasi di stratificazione per ottenere risultati riproducibili e prevedibili.
La stratificazione avviene in più fasi
1-Stabilire la mappa cromatica del dente : si tratta dell’osservazione attenta di tre zone:
• Regione cervicale: è la zona in cui viene determinato il colore della dentina.
• Regione mediana (corpo del dente): determineremo il grado di saturazione della dentina nel suo insieme, sapendo che il colore medio si ottiene mediante una sovrapposizione di strati più o meno saturi.
La selezione delle masse di smalto avviene in questa regione in base al suo spessore.
• Terzo incisale: questa è l’area di maggiore animazione, dove diamo davvero vita al nostro restauro.
2-Analisi del dente : forma e geografia
Si tratta di un passaggio fondamentale perché determina l’integrazione del restauro nel sorriso. Particolare attenzione deve essere prestata alle condizioni della superficie del dente e alla sua organizzazione.
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La macrogeografia (anatomia del dente in senso verticale) è costituita dai lobi, dai solchi e dalle fossette presenti sulla superficie, residui della fusione embrionale dei lobi. La microgeografia (anatomia in direzione orizzontale) è rappresentata dalla tessitura superficiale del dente e dai resti delle striature di crescita.
3-Fasi cliniche preliminari:
La tecnica vera e propria è preceduta da diverse fasi cliniche (terapia parodontale iniziale, controllo dell’occlusione statica e dinamica, creazione di un campo operatorio impermeabile) per garantire l’integrazione funzionale e biologica del restauro.
Un importante passaggio preliminare alla stratificazione è la procedura di incollaggio che costituisce la base del restauro. (A seconda del sistema adesivo utilizzato, è necessario attenersi alle raccomandazioni del produttore).
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4-Stratificazione:
a/ Sviluppo della faccia palatale mediante guida in silicone: a livello della guida viene applicato uno strato sottile di composito di smalto selezionato, per ottenere una faccia palatale traslucida e funzionale.
b/ Creazione della faccia prossimale:
Questa cresta prossimale fissa le linee di transizione e regola gran parte dei fenomeni luminosi.
Per questo si utilizza una matrice in poliestere trasparente, posizionata in una culla a livello della superficie palatale, alla quale vanno associati dei cunei interdentali in plastica per ottenere una potente superficie di contatto.
Le masse utilizzate per questa zona sono masse smalto, oppure masse ad effetto opalescente, allo scopo di ricreare l’animazione cromatica del dente generalmente dominata dalla presenza di smalto in spessore significativo.
c/ Riproduzione dello strato ad alta diffusione: quest’ultimo mira a ricreare questo strato ricco di proteine che è la giunzione smalto-dentina. Viene riprodotto utilizzando una resina bianca debolmente carica, per garantire un supporto luminoso.
d/ Stratificazione propriamente detta della dentina: si inizia utilizzando masse dentinali ad alta saturazione a livello della regione più cervicale, poi progressivamente, man mano che ci si sposta nella direzione incisale, si utilizzano masse dentinali meno sature. È a livello dell’ultimo apporto di massa dentinale che si comincia a prefigurare il futuro rilievo del dente (macrogeografia).
e/ Caratterizzazione: Potremmo aver bisogno di utilizzare molti effetti speciali per personalizzare il restauro; interposizione di masse opalescenti bluastre tra i lobi dentinali o sul bordo, prossimalmente, applicazione di tinte bianche intense per riprodurre un’eventuale ipoplasia, essenzialmente a livello del terzo incisale.
f/ Posizionamento dello strato di smalto generico vestibolare: Alcuni denti possono avere un bordo incisale molto trasparente negli ultimi 2 millimetri; lo smalto generico si ferma quindi prima di questa zona, questa essendo riservata all’applicazione di una massa incisale specifica (diverse opalescenti).
5- Sgrossatura : il suo principio si basa su:
• sviluppo del rilievo primario: la maggior parte della macrogeografia viene creata durante la stratificazione interna per regolare la disposizione e lo spessore degli strati di dentina e smalto.
• Creazione della texture superficiale: microgeografia
6-Lucidatura e lucidatura del composito : i restauri diretti in composito possono essere integrati come soluzione estetica a breve e medio termine (da 4 a 7 anni), a condizione che vengano realizzati in buone condizioni e associati a controlli annuali regolari.
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Faccette vestibolari composite B-Direct ; Le faccette vestibolari composite dirette presentano limitazioni fisiche ed estetiche.
Vengono solitamente utilizzati quando il sottosquadro dello smalto è basso o quando le faccette vestibolari in ceramica sono controindicate.
Queste faccette sono particolarmente indicate nei bambini piccoli affetti da discromie, iperplasia e grave erosione vestibolare. Anche negli adulti presentano vantaggi decisivi: è necessaria una sola seduta alla poltrona e non ci sono costi di laboratorio.
La sequenza terapeutica : comprende:
1- Preparazione dello smalto : rimuovere parzialmente lo smalto; lasciando spazio sufficiente per ottenere i contorni corretti dell’otturazione.
2- preparazione prossimale : verrà formata una piccola cavità prossimale e cervicale per facilitare il posizionamento e la rifinitura del composito. Per garantire una rimozione uniforme dello smalto, la fresa diamantata deve essere tenuta parallela alla superficie del dente.
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Applicazione della soluzione di incisione (con acido fosforico), applicazione dell’adesivo legante e fotopolimerizzazione:
Bisogna fare attenzione che i denti non rimangano incollati tra loro dall’adesivo. Per fare questo, durante la polimerizzazione verranno inserite delle strisce tra i denti.
4- Assemblaggio della stratificazione composita : Lo strato più profondo può essere realizzato con una resina leggermente più opaca; A questo scopo risultano molto utili le resine a bassissima viscosità.
5-Modellazione dell’intarsio : l’installazione e la modellazione approssimativa del composito possono essere effettuate utilizzando una spatola.
6-Rifinitura dell’intarsio : dopo aver effettuato la rifinitura diretta dell’intarsio (l’eccesso sui bordi cervicali verrà rimosso con cura utilizzando una lama di bisturi), verrà posizionata sulla superficie del composito una resina a bassa viscosità
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Restauri in vetroionomero C-Direct ; Le applicazioni cliniche dei cementi vetroionomerici sono molteplici e per i restauri estetici vengono utilizzati soprattutto i cementi di tipo II.1.
Le ragioni principali per cui è opportuno utilizzare correttamente questi materiali restaurativi sono:
• La capacità di ottenere estetica e traslucenza sia con prodotti autopolimerizzanti che con materiali modificati con resina
Le proprietà fisiche sono sufficienti fintanto che il restauro è completamente supportato dalla struttura del dente circostante e non è soggetto a interferenze occlusali.
• L’adesione con la struttura dentale sottostante può essere ottenuta tramite un meccanismo di scambio ionico, eliminando così completamente i rischi di microinfiltrazione.
• Il materiale funge da riserva di fluoro.
Tecnica di implementazione:
1- Condizionamento della cavità: applicazione di acido poliacrilico al 20% con micropennello per
10 secondi (20 secondi se la concentrazione è del 10%).
Quindi risciacquare abbondantemente per 10 secondi e asciugare brevemente senza disidratare la superficie.
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2- Preparazione del cemento vetroionomerico:
Per i prodotti non predosati:
Utilizzare preferibilmente una spatola non assorbente e una spatola di plastica.
Agitare il flacone della polvere e quello del liquido prima dell’uso.
Rispettare la dose consigliata: 1 cucchiaio raso di polvere e 1 goccia di liquido.
Separare la polvere in due mucchi sul blocco spatola per facilitarne la miscelazione.
Richiudere i flaconi di polvere e liquido dopo l’uso per evitare l’evaporazione o l’assorbimento di acqua.
Il principio della spatolazione è quello di “bagnare” ogni particella di polvere con il liquido nel minor tempo possibile e su una superficie minima.
Il tempo di spatolazione non deve superare i 30 secondi.
Per semplificare, aggiungere la polvere al liquido in 2 volte. Prima dell’uso la miscela deve essere lucida, poi diventerà opaca.
Per capsule predosate:
La capsula viene colpita per consentire all’acido e alla base di entrare in contatto. Viene poi inserito tra i morsetti del vibratore. Il tempo di frantumazione (8 secondi) è quello consigliato dal produttore.
La capsula viene infine inserita nella pistola: 2 o 3 pressioni sul pistone consentiranno al materiale di arrivare all’estremità dell’applicatore trasparente.
3- Collocazione del materiale, condensazione e scultura :
L’assunzione può essere effettuata in un’unica soluzione o in più riprese, a seconda della situazione clinica. A differenza del composito, non è necessario applicarlo in strati sottili successivi.
4- Sgrossatura del CVI : utilizzare frese diamantate con profili ogivali e fiammati per perfezionare l’anatomia. Interfacce di controllo
smalto composito (senza contorni sotto o sopra).
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5- Rifinitura e lucidatura del CVI :
Utilizzo di frese diamantate ad anello rosso (grana più fine).
Utilizzo di dischi lucidanti con grana sempre più fine (colori sempre più chiari).
Nei restauri prossimali (sito 2), lucidare la zona prossimale utilizzando una striscia abrasiva senza danneggiare il punto di contatto.
6- Applicazione della vernice protettiva : La vernice limita la dissoluzione causata dall’assorbimento d’acqua fino al completo indurimento del materiale, che richiede diverse ore.
D-Restauri diretti su compomeri :
Il ruolo dei compomeri nell’odontoiatria restaurativa resta incerto e richiede ulteriori studi clinici per identificarne le indicazioni e determinare le situazioni in cui possono produrre prestazioni migliori.
Il più basso rilascio di fluoro e la necessità di utilizzare un sistema adesivo prima di applicare il materiale da restauro. Pertanto, le indicazioni saranno più simili a quelle dei compositi microriempiti.
I compomeri sono indicati per lesioni erosive/abrasive in aree visibili. Tuttavia, in quest’ultima indicazione, i compomeri non hanno ancora dimostrato la loro superiorità clinica rispetto alle resine composite.
La tecnica operatoria:
Selezione di tonalità
Rimuove la placca dentale esterna o le macchie superficiali.
Bisellatura e stampaggio a matrice
Condizionamento dei denti/pretrattamento della dentina, applicazione dell’adesivo
Applicazione del materiale restaurativo Compomer predosato nelle punte Compules: caricare la pistola Compules Tip con le punte Compules predosate.
Adattare, modellare i contorni e dare forma con strumenti compositi appropriati.
Fotopolimerizzazione: fotopolimerizzare ogni area della superficie del restauro con una lampada a luce visibile.
Rifinitura e lucidatura.
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Tecniche E-Indirette : faccette vestibolari in ceramica
Queste faccette in ceramica presentano qualità estetiche e meccaniche ineguagliabili, soprattutto se si utilizzano adesivi di nuova generazione e materiali di legame ad alte prestazioni.
Hanno però lo svantaggio dell’irreversibilità, perché una volta fissata la faccetta, è impossibile qualsiasi correzione successiva; nonché il costo relativamente elevato della loro produzione.
Il protocollo operativo:
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a-Preparazione del dente : le fasi di questa preparazione sono:
Anestesia
Posa di un filo di retrazione
Preparazione di scanalature di guida profonde
Preparazione dello smalto di massimo 0,7 mm.
Il bordo libero verrà accorciato di circa 1 mm.
Preparazione del solco palatale periferico: facilita il posizionamento della ceramica.
Presa dell’impronta: per la presa dell’impronta verrà utilizzato preferibilmente un materiale elastico (polietere o silicone A).
Creazione di un restauro provvisorio: utilizzando una faccetta vestibolare composita diretta o una corona finita.
b-Tecnica di laboratorio : consiste nella realizzazione della faccetta rispettando gli obiettivi del trattamento, ovvero forma e colore.
c-Fissaggio adesivo
d-Lucidatura e finitura.
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IV-2 – Le diverse tecniche di restauro dei denti posteriori :
A- Restauri compositi diretti :
Indicato per la perdita di denti di piccole e medie dimensioni nei premolari e molari permanenti: sito della lesione 1 e 2, stadi 2 e 3.
Le principali tecniche per il restauro diretto sui denti posteriori sono:
Tecnica a massa singola o a blocco
La tecnica della laminazione o composite-up
La cosiddetta tecnica del sandwich o del sostituto della dentina
Ed attualmente viene proposta una nuova tecnica: è la Tecnica Mista: in blocco e sostituto della dentina
A-1 Tecnica a massa singola o a blocco : semplice, ma provoca un restringimento incontrollato durante la polimerizzazione.
Per modellare la faccia occlusale, il professionista deve lavorare il composito più o meno per sottrazione, il che crea porosità ma soprattutto una morfologia difficile da ottenere.
La contrazione della presa è minima nei casi in cui il volume del composito è ridotto.
Nel caso di cavità di grandi dimensioni, la contrazione di presa può staccare il composito dalle pareti del dente, da qui la necessità di stabilire una tecnica che posizioni piccole quantità di composito in più strati (strati).
A-2 La tecnica della stratificazione o composite-up :
Il composito può essere posato in strati orizzontali (stratificazione orizzontale) o obliqui (stratificazione obliqua).
Viene introdotta una tecnica più precisa: la tecnica del composito up:
La tecnica prevede la costruzione sotto una diga e prevede 4 fasi:
1. Preparazione della cavità e ibridazione della dentina per proteggere efficacemente il complesso dentina-polpa.
2. Posizionamento di un cuneo interdentale e di una matrice metallica sottile e curva per facilitare la creazione di punti di contatto.
3. Dopo la ricostruzione delle facce prossimali, posizionamento di un composito fluido chemiopolimerizzabile sulla base della cavità (2/3 cervicale) al fine di accelerare la procedura di restauro e limitare i vincoli associati al ritiro della polimerizzazione.
4. Restauro della porzione occlusale : la tecnica prevede un metodo multistrato, ogni strato del quale viene fotopolimerizzato per 3 secondi. Una volta posizionata la parte occlusale, la superficie del restauro viene rifinita applicando e fotopolimerizzando (40 secondi) uno strato sottile di composito fluido per ridurre le microfratture.
A- 3 La tecnica del Sandwich :
La tecnica sandwich è una tecnica di restauro mista, che combina un sostituto della dentina (CVIMAR, compositi fluidi-auto, compositi duali o bulk o biodentina) con resine composite.
A-4 Tecnica mista : attualmente, con alcuni compositi modellabili in massa, i professionisti possono utilizzare una tecnica mista (in blocco e sostituto della dentina) con contributi limitati (in generale, 2 strati da 4 mm ciascuno), il che limita il tempo operativo con un singolo materiale che sale sulla superficie occlusale con un altro composito.
La superficie è modellata mediante strumenti compositi e per sottrazione.
B-Restauri compositi semidiretti :
Le tecniche semidirette sono quelle che consentono di realizzare un intarsio sulla poltrona in un’unica seduta, a differenza delle tecniche indirette che richiedono due sedute.
Le tecniche semidirette vengono eseguite intraoralmente o extraoralmente e richiedono impronte.
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B-1 Tecnica intraorale semidiretta (intarsi compositi diretti)
Questa tecnica è indicata per il restauro di uno o due denti al massimo contemporaneamente.
L’intarsio viene realizzato nella stessa seduta, senza passare attraverso fasi di laboratorio.
Dopo la modellazione e la fotopolimerizzazione del composito in bocca, l’intarsio viene rimosso e, se necessario, l’anatomia prossimale viene corretta e rifinita.
Dopo la cottura e la fotopolimerizzazione in un forno speciale, il restauro può essere incollato con cemento composito.
B-2 Tecnica extraorale semidiretta (intarsi compositi indiretti) :
Gli intarsi e gli onlay compositi possono essere eseguiti in studio , con il coinvolgimento di passaggi extraorali. Questo metodo è particolarmente indicato per il restauro di grandi cavità intracoronali (cavità occlusali e prossimali).
Questa tecnica si basa sulla preparazione del restauro composito su un modello in silicone ottenuto da un’impronta . A differenza della tecnica intraorale, le pareti devono avere una divergenza di soli 10°, consentendo un metodo più conservativo durante la preparazione della cavità .
Si prepara un modello in silicone e si separano i monconi con un bisturi.
L’intarsio viene realizzato sul modello: sul fondo della preparazione viene applicato un composito di dentina. Per costruire la parete prossimale si utilizza uno smalto composito, mentre uno strato di smalto composito viene posizionato occlusalmente.
Nella stessa seduta, l’intarsio viene inserito nella cavità per la prova in bocca.
Dopo la regolazione, l’intarsio viene fissato in modo permanente al dente.
C- Restauri indiretti : intarsi-onlay in composito o ceramica Il restauro indiretto è l’insieme delle ricostruzioni di perdite di sostanza che vengono realizzate all’esterno della cavità orale dopo aver preso le impronte e realizzato il pezzo protesico in laboratorio.
Questo tipo di restauro richiede fasi cliniche articolate in più sedute e fasi di laboratorio.
Indicazioni:
Larghezza della preparazione maggiore di 1/3 sia in senso trasversale che antero-posteriore (1/3 per i premolari, si può arrivare fino a ½ per i molari, dipenderà dall’altezza coronale e dalla forma del dente), importanza delle pareti residue.
Giunto cervicale adesivo se possibile sullo smalto (situazione migliore), nel peggiore dei casi sulla dentina e nel peggiore dei casi sul cemento.
Restauri multipli con più punti di contatto
Carie complesse difficilmente accessibili a causa di malposizioni dentali o disallineamenti vestibolo-linguali (in particolare 1° e 2° molare)
SiSta 1.3 / 1.4/ 2.3/ 2.4
Protocollo operativo : 2 fasi cliniche e 1 fase provvisoria.
Si parla di intarsi ma il più delle volte siamo portati a realizzare intarsi e onlay con copertura delle cuspidi quando abbiamo una parete residua molto sottile che rischia di rompersi se la manteniamo.
Cavità: forme e preparazione:
Massimo rispetto e conservazione dei tessuti dentali
Conservazione degli strapiombi
Cavità con morfologia facilmente gestibile in laboratorio
Per compensare i sottosquadri, creiamo un fondo piatto (non tagliando il tessuto sano, ma aggiungendo CVI o materiale composito ).
Persistenza di uno spessore sufficiente a livello di tutte le pareti (1,5 mm per il composito e 2 mm per la ceramica). È la morfologia della distruzione cariosa che guiderà la morfologia della cavità.
Bordi: smussatura ovale corta da 1 a 1,5 mm. Non si utilizzano mai frese cilindriche o cilindro-coniche, tutte le preparazioni vengono realizzate con bordi arrotondati a forma di filetto, senza angoli retti o spalle (questo per favorire la bagnabilità dei materiali impressi nella cavità e anche la bagnabilità della colla).
Presa dell’impronta (idroalginato, silicone con tecnica moderatamente compressiva perché non tocchiamo i tessuti molli, non abbiamo bisogno di spingere indietro la gengiva. Privilegiamo una tecnica a manipolazione singola come la doppia miscela, alginato, monofase e quindi nessuna tecnica di lavaggio a causa del problema di riposizionamento).
Rilevazione della tonalità (dentina, smalto, cervicale).
Realizzazione del provvisorio ( intarsio provvisorio fotopolimerizzante sigillato con cemento privo di eugenolo).
TERAPIE RESTAURATIVE ADESIVE
Procedura di laboratorio:
Calco dell’impronta in gesso: ottenimento di un MPU
Segnamo i limiti con la matita a cera
Isolante/separatore sul modello
Montaggio degli strati di dentina: si parte dagli strati centrali a livello del solco con tonalità sature da +1,5 a +2 rispetto alla tinta base, più si scende in superficie e meno gli strati saranno saturi e più ci si avvicinerà alla tinta scelta inizialmente.
Montaggio della tenda cervicale
Montaggio delle punte delle cuspidi
Controllo occlusale
Tinta smalto ed effetto superficie
Lucidatura, ruote in silicone, pasta lucidante
Polimerizzazione in un involucro luminoso convenzionale, o in un involucro luminoso sottoposto ad atmosfera di tipo Argon o CO2, o in un involucro contenente liquido e sotto temperatura.
Procedura di adesione dei tessuti dentali
Protocollo di incollaggio: sotto diga con mordenzatura e adesivo
A livello di intarsio: sabbiatura della superficie per tutti i tipi di intarsi, mordenzatura con acido fluoridrico per intarsi in ceramica, silanizzazione dell’intradosso per intarsi in composito e ceramica (per risolvere problemi di post-polimerizzazione).
La scelta della colla composita: indipendentemente dalla marca e dalla gamma, l’importante è rispettare rigorosamente il protocollo di incollaggio del produttore. E la scelta può essere personale, in relazione alla facilità di utilizzo di un marchio rispetto a un altro.
Rifinitura delle giunzioni
La qualità del giunto è molto importante nelle tecniche di incollaggio
Ritoccare il giunto il meno possibile con le tronchesi.
Lucidatura con ruote in silicone a spruzzo (mai a secco) e successiva lucidatura con paste lucidanti a grana decrescente (da 5-7 micro a 0,5-1 micro).
5) Restauri adesivi su denti non vitali
L’evoluzione delle tecniche adesive ha permesso l’emergere di nuovi principi nel trattamento dei denti devitalizzati.
La valutazione clinica e radiologica dei tessuti dentali residui dovrebbe consentire al medico di scegliere la tecnica più appropriata e meno iatrogena per il dente.
Nei casi di perdita di sostanza di piccolo volume (cavità di accesso) o moderata su denti con recente perdita di polpa, la nostra scelta dovrebbe ricadere su restauri adesivi compositi o sulla “tecnica sandwich” con vetroionomeri.
Il protocollo chirurgico rimane invariato, fatta eccezione per alcuni pareri che incriminano la disidratazione del dente devitalizzato, da cui l’assoluta necessità del wet bonding.
In caso di perdite di sostanza più significative: la conservazione dei tessuti dentali, ma anche i rischi insiti in ogni fase della realizzazione di un perno e della sua sigillatura, devono portare a valutare attentamente se il posizionamento di un perno radicolare sia realmente necessario per ricostruire un dente devitalizzato.
In effetti in alcuni casi; I denti senza ancoraggio radicolare sono considerati significativamente più resistenti.
Per questo, la tecnica chirurgica è la stessa utilizzata per i denti vivi; Il restauro adesivo è il trattamento di scelta, sfruttando anche la cavità di accesso per aumentare la ritenzione e la resistenza del restauro.
Se il dente è indebolito dalla presenza di numerose carie o da una significativa perdita di sostanza, bisogna prendere in considerazione l’installazione di un ancoraggio radicolare.
Conclusione
Lo studio dei denti naturali, la conoscenza e la comprensione dei fenomeni fisici che regolano la circolazione della luce hanno dato accesso a una dimensione moderna della medicina odontoiatrica conservativa: la biomimetica.
Questa disciplina non solo contribuisce allo sviluppo dei materiali stessi, ma mira anche a integrare i materiali esistenti in un approccio razionale che include biologia, biomeccanica ed estetica.
Lo stato attuale delle conoscenze orienta i protocolli di restauro verso la tecnologia adesiva, l’economia dei tessuti e la biointegrazione del materiale nel suo ambiente.