Pianificazione implantare e progetto protesico

Pianificazione implantare e progetto protesico

Pianificazione implantare e progetto protesico

 Introduzione : 

La pianificazione implantare si riduce alla scelta della soluzione chirurgica in base alla soluzione protesica scelta (progetto protesico)

  1. Definizioni 

  1.1. Definizione di pianificazione implantare 

È un piano di trattamento che nasce dall’analisi di tutti gli elementi raccolti dal professionista durante  

      – L’interrogatorio

      – L’esame clinico

      – Simulazione protesica

      – Lo studio degli elementi radiologici

  1.2.  Definizione del progetto protesico  

Si tratta di un’anteprima del risultato futuro che prevede da un lato l’accordo del paziente, dall’altro il consenso del protesista alla progettazione della protesi e dall’altro la fattibilità del progetto per il professionista.

  1. Diverse fasi della pianificazione dell’impianto 

2.1. Anamnesi 

  •  Stato civile
  •  Motivo della consultazione
  •  Condizioni generali; storia personale e familiare 
  • Studi di fotografie (volto, profilo, ecc.).

2.2. Controindicazioni in implantologia

  • Controindicazioni assolute :
  • Pazienti a rischio di emorragia;
  • Patologie il cui trattamento prevede la somministrazione di bifosfonati per via endovenosa. 
  • Patologie cardiovascolari ad alto rischio di endocardite infettiva.
  • Pazienti gravemente immunodepressi.
  • Controindicazioni relative :
  • Diabete. 
  • Malattie cardiovascolari con rischio medio o basso di endocardite infettiva. 
  • Osteoporosi.
  • Tabacco. 
  • Alcolismo. 
  • Bifosfonati. 
  • Radioterapia. 
  • Chemioterapia. 
  • Malattia parodontale. 
  • Bruxismo. 

2.3. Esame orale exo 

  • Aspetto e colore dei tegumenti;
  • Palpazione dell’ATM;
  • Studio del profilo;
  • Studio del volto; 
  1. Esame del sorriso 

Di fronte alla perdita dei denti anteriori; Per ottenere i migliori risultati estetici viene eseguita un’analisi estetica dettagliata del sorriso.

  1. Esame endo-orale
  2. Controllo dentale 
  • Formula dentaria 
  • Indice CAD
  • Stato delle radici residue 
  • Qualità delle cure e realizzazioni protesiche 

2.5.2. La valutazione parodontale  

 Permette di valutare:  

      • igiene orale e infiammazioni gengivali,

      • Le condizioni dei tessuti di supporto dei denti residui,

      • Perdita di attaccamenti

      • L’importanza dell’alveolisi

   Secondo Rooset coll.; Gli individui predisposti alla parodontite sono maggiormente esposti alla distruzione perimplantare di origine infettiva. 

 Nota: il trattamento parodontale e il ripristino del cavo orale (detartrasi, estrazione delle radici residue, ecc.) sono prioritari prima di qualsiasi trattamento implantare.   

2.5.3. L’apertura della bocca

       Nel settore posteriore, l’intervento implantare richiede un’apertura normale di 4-6 cm;

Un’apertura inferiore a 4 cm rappresenta una controindicazione assoluta alla chirurgia guidata. (Dada et al, 2011).

2.5.4 . Esame occlusale

        La valutazione statica e dinamica evidenzia:

  • Classificazione degli angoli, 
  • Il piano occlusale, 
  • Movimenti laterali (funzione di gruppo o canina, contatti prematuri, ecc.)
  • Nel settore anteriore si misura la sovrapposizione, lo sbalzo e si deve valutare la propulsione. 

 2.6.  Esame radiologico           

  • Esami di prima linea: ( panoramiche dentali , immagini retroalveolari, ecc.)
Pianificazione implantare e progetto protesico

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 Obiettivi:

  • Eseguire una valutazione parodontale radiologica.
  • Cercare patologie ossee e cistiche.
  • Determinare la fattibilità dell’impianto (limiti anatomici e ostacoli).
  • Raggi X (scanner, fascio conico); permettono di ottenere i dati necessari alla diagnosi radiologica e di misurare le distanze in implantologia con un software .
Pianificazione implantare e progetto protesico
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 2.7. Identificazione degli ostacoli anatomici

La chirurgia implantare richiede una buona conoscenza dell’anatomia dei siti impiantabili e dei loro limiti (ostacoli anatomici).

2.7.1. Strutture atomiche da rispettare 

2.7.2. Rischi dovuti all’intervento di implantologia 

Renouard e Ranger (2008) classificano i rischi anatomici nella chirurgia implantare in:

  • Rischio di tipo I : danno a una struttura anatomica con una sola conseguenza: l’emorragia, che verrà arrestata al momento dell’inserimento dell’impianto.
  • Rischio di tipo II : rischio di mancata osteointegrazione dovuto alla presenza di una struttura lacunare.
  • Rischio di tipo III : creazione di una situazione di disagio temporaneo o permanente. Si tratta essenzialmente di una lesione del peduncolo infraorbitario durante il posizionamento degli impianti zigomatici.
  • Rischio di tipo IV: questi rischi corrispondono alla creazione di un trauma sproporzionato con l’inserimento di un impianto.

2.7.3 . Variazioni anatomiche dovute all’edentulia

Nella mascella il riassorbimento è centripeto, a differenza della mandibola; I rapporti mascellari e mandibolari possono quindi essere invertiti.

Questi cambiamenti hanno numerose implicazioni per quanto riguarda la tecnica chirurgica, l’inclinazione e la scelta degli impianti.

3. Pianificazione protesica 

3.1. Modelli di studio e cere diagnostiche

L’analisi dei modelli di studio consente di analizzare:

-Occlusione

-Report inter-arcade

-Lo spazio protesico disponibile

-Interferenze e prematurità

-Patologie occlusali

La creazione di un modello di studio e di cere diagnostiche porterà alla realizzazione di un modello, quindi di una protesi provvisoria in resina e della guida radiologica. 

  • Cera diagnostica (Wax up)17991091_1499391720091261_5908092170482398634_n.jpg

È un assemblaggio di cera che rappresenta il futuro 

Protesi su impianto a livello del dente mancante; 

La validazione della protesi avverrà dopo:

– la vestibilità estetica; 

– Controllo forma, altezza e posizione 

  denti ideali;

– controllo dell’occlusione.

3.2. La guida radiologica 18118863_1499388870091546_6143348966987039305_n.jpg

 Realizzato in resina trasparente in cui foriamo

 e viene introdotto un materiale radiopaco 

 (guttaperca, cemento all’ossido di zinco, ecc.);

  viene eseguita una radiografia con la guida in bocca.

3.3. Analisi delle ossa

3.3.1. Valutazione della densità ossea 

La stabilità primaria è una funzione della densità ossea secondo la classificazione di

 LEKHOLM E ZARB (1985); Questa densità è classificata da D1 a D4 (D1 è la più densa e D4 la meno densa).

Bisogna tener conto perché ha un’influenza diretta sul piano di trattamento e sulle diverse sequenze di perforazione.

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3.3.2. Osteointegrazione

Nel 1977, (Branemark et al) definirono l’osteointegrazione come apposizione diretta dell’osso sulla superficie dell’impianto. L’osteointegrazione avviene in 2 fasi:

  • Stabilità primaria:

 Fase di ancoraggio meccanico dell’impianto nel sito preparato; Dipende da:

  • Qualità delle ossa
  • Volume osseo disponibile
  • Tecnica chirurgica
  • Morfologia dell’impianto
  • Stabilità secondaria:  

Caratterizzato dalla formazione di coesione biologica tra il tessuto osseo e l’impianto; 

Per aumentare le possibilità di successo è necessario: 

         – Ridurre al minimo le sollecitazioni esercitate sugli impianti

         – Aumentare il numero di impianti

         – Migliore distribuzione degli impianti

         – Mettere in occlusione

         – Utilizzare impianti con superfici ruvide

         – Dirigere le forze nell’asse dell’impianto

         – Solidificare gli impianti

3.3.3. Scelta degli impianti 

Distanze tra gli impianti  

Bisogna rispettare una distanza minima tra gli impianti che sarà di 3 mm per avere una sommità ossea crestata favorevole all’ottenimento di una papilla gengivale e di 2 mm tra un impianto e una radice.

Pianificazione implantare e progetto protesico

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  • Scelta dell’asse:

L’impianto verrà posizionato in posizione palatale o al centro della cresta per preservare la corteccia vestibolare, molto sensibile a riassorbimenti significativi. 

3.4. Software di pianificazione degli impianti

Il sistema di implantologia computer-assistita è considerato una catena che consente di posizionare gli impianti con un elevato livello di precisione.

Pianificazione implantare e progetto protesico

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Vantaggi:

  • Simulazione chirurgica dell’impianto. 
  • Misurazione della densità ossea nella zona di foratura e nella periferia. 
  • Localizzazione degli ostacoli anatomici. 
  • Stampa in dimensioni reali. 
  • Archiviazione. 
  • Teleradiografia. 
  • Strumento didattico.

3.5. la guida chirurgica

Ozan et al (2009) definiscono la guida chirurgica come la sintesi delle informazioni raccolte necessarie per il buon posizionamento dell’impianto per il concetto selezionato. 

Ti consente di:

       – Determina l’emergenza ossea, mucosa e protesica. 

       – Determinare con precisione il punto di impatto dell’impianto, la sua inclinazione e la sua profondità.

       – Stabilizza la posizione della punta del trapano durante la foratura, lasciandole pochissima libertà nella sua traiettoria e profondità.

• Esistono 3 tipologie di guide chirurgiche caratterizzate dalla base con cui sono a contatto:

  • Guida chirurgica supportata dall’osso:
  • Guida chirurgica con supporto mucoso;
  • Guida chirurgica supportata da dispositivi dentali. 
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5. Pianificazione dell’intervento di implantologia

  • La valutazione biologica (FNS. TP.TCK. Glicemia, ecc.)
  • Premedicazione (antibiotici, antinfiammatori, analgesici)
  • Determinare il protocollo chirurgico:
  • Tecnica di impianto immediato o differito,
  • Tecnica diretta o a flap,
  • Follow-up post-operatorio Ogni fase della pianificazione implantare è essenziale per garantire un risultato ottimale. 

Conclusione 

Ogni fase della pianificazione dell’impianto è essenziale per garantire un risultato ottimale. 

Anche una buona comunicazione con il paziente e la collaborazione interdisciplinare (odontoiatra, protesista) sono importanti per il successo di qualsiasi trattamento implantare.

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